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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA SESTA

 

Vitellia e poi Sesto

 

VIT.

Chi per pietà m’addita

Sesto dov’è? Misera me! Per tutto

Ne chiedo in vano, in van lo cerco. Almeno

Tito trovar potessi!

SES.

(senza veder Vitellia) Ove m’ascondo!

Dove fuggo, infelice!

VIT.

Ah, Sesto! ah, senti!

SES.

Crudel, sarai contenta. Ecco adempito

Il tuo fiero comando.

VIT.

Aimè! che dici?

SES.

Già Tito... oh Dio! già dal trafitto seno

Versa l’anima grande.

VIT.

Ah, che facesti!

SES.

No, nol fec’io, ché, dell’error pentito,

A salvarlo correa; ma giunsi appunto

Che un traditor del congiurato stuolo

Da tergo lo feria. ‘Ferma!’ gridai;

Ma il colpo era vibrato. Il ferro indegno

Lascia colui nella ferita e fugge.

A ritrarlo io m’affretto;

Ma con l’acciaro il sangue

N’esce, il manto m’asperge, e Tito, oh Dio!

Manca, vacilla e cade.

VIT.

Ah! ch’io mi sento

Morir con lui.

SES.

Pietà, furor mi sprona

L’uccisore a punir; ma il cerco in vano;

Già da me dileguossi. Ah! principessa,

Che fia di me? come avrò mai più pace?

Quanto, ahi quanto mi costa

Il desio di piacerti!

VIT.

Anima rea,

Piacermi! Orror mi fai. Dove si trova

Mostro peggior di te? quando s’intese

Colpo più scellerato? Hai tolto al mondo

Quanto avea di più caro; hai tolto a Roma

Quanto avea di più grande. E chi ti fece

Arbitro de’ suoi giorni?

Di’: qual colpa, inumano!

Punisti in lui? L’averti amato? È vero:

Questo è l’error di Tito;

Ma punir nol dovea chi l’ha punito.

SES.

Onnipotenti dèi! son io? Mi parla

Così Vitellia? E tu non fosti...

VIT.

Ah! taci,

Barbaro, e del tuo fallo

Non volermi accusar. Dove apprendesti

A secondar le furie

D’un’amante sdegnata?

Qual anima insensata

Un delirio d’amor nel mio trasporto

Compreso non avrebbe? Ah! tu nascesti

Per mia sventura. Odio non v’è che offenda

Al par dell’amor tuo. Nel mondo intero

Sarei la più felice,

Empio! se tu non eri. Oggi di Tito

La destra stringerei; leggi alla terra

Darei dal Campidoglio; ancor vantarmi

Innocente potrei. Per tua cagione

Son rea, perdo l’impero,

Non spero più conforto;

E Tito, ah, scellerato! e Tito è morto.

 

Come potesti, oh Dio!

Perfido traditor!...

Ah, che la rea son io!

Sento gelarmi il cor,

Mancar mi sento.

Pria di tradir la fé,

Perché, crudel! perché...

Ah! che del fallo mio

Tardi mi pento. (parte)

 

 

 




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