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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Galleria terrena adornata di statue, corrispondente a’ giardini.
Tito e Servilia
TITO
Contro me si congiura! Onde il sapesti?
SERV.
Un de’ complici venne
Tutto a scoprirmi, acciò da te gl’implori
Perdono al fallo.
TITO
E Lentulo è infedele?
SERV.
Lentulo è della trama
Lo scellerato autor. Sperò di Roma
Involarti l’impero, unì seguaci,
Dispose i segni, il Campidoglio accese
Per destare un tumulto; e già correa,
Cinto del manto augusto,
A sorprender l’indegno! ed a sedurre
Il Popolo confuso.
Ma, giustizia dei Ciel! le istesse vesti,
Ch’ei cinse per tradirti,
Fur tua difesa e sua ruina. Un empio,
Fra i sedotti da lui, corse, ingannato
Dalle auguste divise,
E, per uccider te, Lentulo uccise.
TITO
Dunque morì nel colpo?
SERV.
Almen, se vive,
Egli nol sa.
TITO
Come l’indegna tela
Tanto poté restarmi occulta?
SERV.
E pure
Fra’ tuoi custodi istessi
De’ complici vi son. Cesare, è questo
Lo scellerato segno onde fra loro
Si conoscono i rei. Porta ciascuno
Pari a questo, signor, nastro vermiglio,
Che su l’omero destro il manto annoda:
Osservalo e ti guarda.
TITO
Or di’, Servilia:
Che ti sembra un impero? Al bene altrui
Chi può sagrificarsi
Più di quello ch’io feci? E pur non giunsi
A farmi amar; pur v’è chi m’odia e tenta
Questo sudato alloro
Svellermi dalla chioma,
E ritrova seguaci, e dove? in Roma.
Tito, l’odio di Roma! Eterni dèi!
Io, che spesi per lei
Tutti i miei dì, che per la sua grandezza
Sudor, sangue versai,
E or sul Nilo, or su l’Istro arsi e gelai!
Io, che ad altro, se veglio,
Fuor che alla gloria sua pensar non oso;
Che, in mezzo al mio riposo,
Non sogno che il suo ben; che, a me crudele,
Per compiacere a lei,
Sveno gli affetti miei, m’opprimo in seno
L’unica del mio cor fiamma adorata!
Oh patria! oh sconoscenza! oh Roma ingrata!