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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA SECONDA

 

Tito e poi Annio

 

 

TITO

No, così scellerato

Il mio Sesto non credo. Io l’ho veduto

Non sol fido ed amico,

Ma tenero per me. Tanto cambiarsi

Un’alma non potrebbe. Annio, che rechi?

L’innocenza di Sesto,

Come la tua, di’, si svelò? Che dice?

Consolami.

ANN.

Ah! signor, pietà per lui

Io vengo ad implorar.

TITO

Pietà! Ma dunque

Sicuramente è reo?

ANN.

Quel manto, ond’io

Parvi infedele, egli mi diè. Da lui

Sai che seppesi il cambio. A Sesto in faccia,

Esser da lui sedotto

Lentulo afferma, e l’accusato tace.

Che sperar si può mai?

TITO

Speriamo, amico,

Speriamo ancora. Agl’infelici è spesso

Colpa la sorte; e quel che vero appare,

Sempre vero non è. Tu ne hai le prove:

Con la divisa infame

Mi vieni innanzi; ognun t’accusa: io chiedo

Degl’indizi ragion; tu non rispondi,

Palpiti, ti confondi... A tutti vera

Non parea la tua colpa? E pur non era.

Chi sa? Di Sesto a danno

Può il caso unir le circostanze istesse,

O somiglianti a quelle.

ANN.

Il Ciel volesse!

Ma se poi fosse reo?

TITO

Ma, se poi fosse reo, dopo sì grandi

Prove dell’amor mio; se poi di tanta

Enorme ingratitudine è capace,

Saprò scordarmi appieno

Anch’io... Ma non sarà: lo spero almeno.

 

 

 




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