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Antonio Ghislanzoni
L'arte di far debiti

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SCENA XIV.

 

Armellina, un commissario di polizia in abito borghese, e detti.

 

ARM. - Entri pure signor comissario!... Ella troverà qui una società elettissima.

DEIAN. (vedendo il comiss.) Che è stato?....

TUTTI. - Un comissario di polizia!....

COMISSARIO. (avanzandosi e sbottonando il soprabito per mostrare le insegne della sua carica) Signori... e signore... non si incomodino... ciascuno rimanga al suo posto... Dispiacentissimo di dover disturbare per un istante una sì bella ed elegante società, adempirò al mio mandato con quella discrezione e quella prudenza che sono tradizionali negli alti impiegati della polizia francese.

SIGN. - Entrare in una casa di oneste persone.

ALTRI. - Dopo mezza notte...!

ALTRO. - In casa di una signora!... di una dama per ogni titolo rispettabile...!

ALTRO. - Ciò è inaudito!

COMISS. - Loro signori comprendono benissimo che io non sono che una mano... un braccio... un istrumento qualunque dell'autorità. - Orbene: l'autorità venne poco dianzi informata che nella festa da ballo dell'illustre baronessa De-Cristen (si inchina a Deianira), questa sera, profittando della confusione e degli equivoci mai sempre occasionati dalla troppa affluenza, verranno ad intrudersi, e probabilmente già si sono intrusi, due ladri e barattieri della peggior specie, che infino ad ora sfuggirono alle nostre ricerche, I conotati fisici di questi due pregiudicati sono abbastanza impressi nella mia mente, perchè il compito di riconoscerli mi riesca assai facile. - Le porte sono guardate dai miei uomini di fiducia, onde non è a supporre che qualcuno tenti di evadere prima che la perquisizione sia esaurita....

FRONT. - Questa è una indignità!

DEIAN. (sottovoce) Imprudente...!

COMISS. (sottovoce) Ecco uno dei due...!

DEIAN. (al comissario) lo comprendo, o rispettabile esecutore della legge, che ogni atto di opposizione tornerebbe vano... A suo tempo presenterò le mie proteste al Ministero; al momento, chino il capo all'integro rappresentante dell'ordine pubblico. Fermamente convinta che questa. violazione del mio domicilio sia occasionata da un equivoco, e che nessuno de' miei invitati sia persona sulla cui onestà e dignità morale possa cadere alcun dubbio, io mi presterò di buon grado ad agevolare il vostro compito onde si abbrevii per noi tutti una situazione oltremodo penosa e starei per dire umiliante. Solamente ardisco sperare che la signoria vostra, prima di procedere alle misure che le pajono indispensabili, vorrà permettere (accennando a Roberto, che con faccia compunta e le braccie conserte al petto si tiene in disparte); vorrà, permettere a questo santo ministro di Dio, di compiere la sua opera di carità, terminando di raccogliere le oblazioni di queste dame e di questi signori a benefizio dei poveri bimbi lattanti....

COMISS. (con rispetto) Monsignore... sarebbe dunque...?

ROB. - Uno dei più grandi peccatori ai cospetto di Dio, a cui queste pie e devote persone hanno voluto affidare i tesori della loro carità perchè sieno versati come rugiada benefica sugli orfanelli affidati alla mia custodia (scuotendo il bossolo e facendo suonare le monete). La voce che esce da questo bossolo è il gemito, la preghiera, la benedizione di mille cuori innocenti... Se qualcun altro - se lei, egregio signore - vorrà aggiungere il suo obolo... alla copiosa messe qui raccolta....

COMISS. (deponendo una moneta nel bossolo) Prendete... e perdonate... se nella mia qualità di impiegato governativo non posso offrire di più.

ROB. - Grazie! permettete che io esclami coll'Evangelista; Et nunc dimitte servum tuum in pace, quia mirabilia fecit Dominus! - Signore... signori... la mia missione è compiuta...! Se ho ben compreso (accennando al commissario) questo integerrimo non meno che caritatevole rappresentante dell'autorità secolare deve compiere in questa sala una delicata ma forse necessaria formalità. Persuaso che la mia presenza potrebbe incagliare il regolare andamento della procedura, io bramarei, col buon permesso dell'egregio signor comissario, di ritirarmi e tornare ai miei uffici.

COMISS. - Mi farò un onore di accompagnarla io stesso fino all'anticamera....

ROB. - Troppe grazie!... obbligatissimo! (volgendosi ai circostanti) Benedictio Dei patris... (sottovoce a Deianina) Prudenza e discrezione! (forte) super vos et super filios vestros per omnia sæcula sæculorum! (esce col comissario).

UN SIGN. (al vicino) Qui c'è del bujo....

DEIAN. (sottovoce a Frontino) In ogni caso, non comprometterci...!

FRONT. - Se potessi svignarmela...!

COMISS. (tornando in scena con due guardie e indirizzandosi a Frontino) Signore, voi siete in arresto!....

FRONT. - Ma... io!... qui certo vi è un equivoco!

COMISS. - Meno ciarle! (ad una guardia) Assicuratevi di lui! (volgendosi ai circostanti) La signora baronessa vorrà bene introdurmi ne' suoi appartamenti, onde io veda se per avventura vi si nasconda qualche persona sospetta. Quanto agli altri la consegna è levata; chi vuol uscire è padrone.

(Deianira e il comissario escono dalla porta a sinistra. Frontino rimane nel fondo della scena, custodito da una guardia di polizia).

GIAC. (da ) Non so... se a me convenga seguirla....

UN SIGN. (ad una signora) Dammi il braccio, Fifina...! Usciamo prima che avvenga di peggio. (esce colla signora).

UN ALTRO - Sarebbe imprudenza il rimanere più a lungo... Nella confusione, spero pescare un cappello nuovo che quadri alla mia testa.

(Tutti escono. - Alcuni si inchinano a Giacinto incaricandolo di porgere i loro saluti e ringraziamenti alla baronessa. - Altri se ne vanno senza dir parola. - Mentre Giacinto si avvia per entrare nelle stanze di Deianira, due domestici si incontrano nel fondo della sala. L'uno porta una guantiera con parecchi bicchieri colmi di vino).

UN DOMESTICO (arrestando quegli che porta la guantiera) Permetti che io mi inumidisca le labbra!

(beve due bicchieri).

L'ALTRO (consegnando all'altro la guantiera e bevendo a sua volta) Da buoni colleghi!

(si allontanano).

COMISS. (uscendo dagli appartamenti di Deianira) Tutti partiti!... Quale risveglio di coscienza dinanzi alla mia ciarpa tricolore! (a Giacinto) Il di lei nome?

GIAC. - Giacinto Dubois... per servirla....

COMISS. (che avrà scritto il nome sovra il suo portafoglio) Domani, prima di mezzogiorno, ella avrà la compiacenza di presentarsi all'uffizio di polizia del primo circondario per subire un interrogatorio. Credo dovere di gentiluomo l'avvertirla, che la signora baronessa è caduta in deliquio nelle sue stanze... (a Frontino) Ed ella, signor Frontino Grossac, favorisca di seguirci!

(Frontino esce atterrito fra le guardie. Il comissario lo segue).

GIAC. - Che razza di scene in questa Parigi...! Ma la baronessa è caduta in deliquio... Corriamo a soccorrerla... Purchè duri lo svenimento, avrò forse il coraggio di dirle... di tentare....

DEIAN. (presentandosi) Il comissario?....

GIAC. - Tutti partiti. - Ma voi?... Mi avevano detto... avevo quasi sperato....

DEIAN. (cadendo nelle braccia di Giacinto) Ah!...

GIAC. - Un altro svenimento!... Quale fortuna!....

(fa sedere Deianira sovra una seggiola e cade alle sue ginocchio).

 

FINE DELL'ATTO SECONDO.

 

 

 





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