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Antonio Ghislanzoni L'arte di far debiti IntraText CT - Lettura del testo |
Per intenderci senza spreco di parole, innanzi tutto convien adottare un vocabolo pel quale si rappresenti con esattezza matematica quel personaggio singolarmente favorito dalla natura e completato dalla scienza e dalla pratica sociale, che si propone di passare lietamente la vita a spese del credito pubblico e privato.
Il mio cognome può servire a tal uopo. L'uomo che intende vivere per il debito, che si sente chiamato a questa sublime missione di rigenerare l'umanità col sistema delle imposte involontarie, si chiami dunque puffista. Accordando il nome di puffisti a questa grande e nobile specialità della razza umana che fra poco avrà cessato di essere una specialità per divenire una imponente maggioranza, io sono certo di raccomandare me stesso ad una fama imperitura!
Ho emesso, senza avvedermene, un grandioso concetto, che esige una pronta spiegazione per farsi comprendere agli intelletti meno arguti. Ho detto che il puffista è chiamato a rigenerare l'umanità col sistema delle imposte involontarie.
Non è mestieri che io vi faccia notare quanto sia orribile, assurda, contraria agli intendimenti della natura quella legge che obbliga l'uomo a pagare il diritto dell'esistenza coi più vili metalli, coll'oro, coll'argento, col rame coniato.
L'uomo!.... questo re del creato, questa nobile personificazione della intelligenza, fatto ad immagine e similitudine del creatore - questo padrone di tutta la natura animata ed inanimata - questo Dio della terra e dell'Oceano - eccolo ridotto, per una vicenda di false ed abusate teorie, a doversi privare di tutte le cose più necessarie alla esistenza, a dover perire dal freddo e dall'inedia per mancanza di pochi baiocchi! - La società è oggimai organizzata di tal guisa che al libero abitatore del globo non è più permesso di staccare un pomo da un albero, di cogliere una spica di frumento, di succhiare un grappolo d'uva se prima non abbia trovato qualche spicciolo in fondo del suo portamonete! - A tale noi siamo giunti - povera razza umana! - che nel centro più popoloso del globo, a Londra, a Parigi, laddove concorrono tutti i prodotti dell'universo, laddove fanno mostra dalle vetrine tutte le squisitezze e le ghiottornie della sapienza culinaria, un uomo - un re della creazione che non abbia due soldi nel taschino del gilet, è costretto a morir di fame... o a rischiare la galera - rubando!
Morire... o rubare! Tale è l'orribile dilemma che la esosa politica della società impone inesorabilmente a questo animale fatto ad imagine e similitudine di Dio, ridotto a non avere moneta spicciola!
Morire o rubare! - No, perdio! - abbiamo gridato noi. - Giuraddio! mi rispondete voi col fremito di una coscienza indignata: - Nè morire, nè rubare! - Un temperamento ci deve essere - se non c'è, bisogna trovarlo - chè in verità, se non ci fosse modo di eludere il tremendo dilemma, sarebbe ad invocarsi il diluvio universale o la pioggia sulfurea per cui ebbero a perire Sodoma e Gomorra.
Via! respiri la umanità desolata!... Non provochiamo la collera di Dio colle bestemmie della disperazione! Il temperamento fu trovato - fu trovato da secoli - e questa provvidenziale invenzione noi la dobbiamo ai... puffisti.
Io non voglio morire - io non voglio rubare - ha detto il primo puffista - io ho diritto di vivere - e le leggi non hanno diritto di condannarmi perchè io mi prevalgo del mio diritto. - Dunque?...
Dunque... si viva col debito! - od anche col credito - che è lo stesso.[1]
Ma i puffisti si ingannarono! mi grida qualcuno - perocchè tutti sappiamo che le leggi condannano i debitori, nè più nè meno dei ladri; chè se il debito può prolungare di qualche tempo l'impunità, non riesce però a sottrarci completamente agli inumani rigori della legge![2]
Questa osservazione non può partire - scusatemi! - che da un puffista di terza classe - da un puffista esordiente - da un puffista che non ha ancora studiato la grand'arte. - Un vero puffista vi risponde che queste pene del Codice detto civile non rappresentano che uno spauracchio od un pericolo più immaginario che reale pei poveri pesciolini di acqua dolce. Noi grossi pesci di alto mare, noi sfidiamo la gracile reticella ordita di rattoppi, noi squarciamo le maglie e passiamo oltre... puffando!
Ritenete questa massima: in prigione per debiti non vanno che pochi imbecilli i quali si posero in carriera senza conoscere i primi rudimenti dell'arte.
Ma di ciò sarà discorso più tardi e non ci mancheranno, a sostegno delle nostre teorie, esempli notevolissimi.