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Antonio Ghislanzoni L'arte di far debiti IntraText CT - Lettura del testo |
ATTO TERZO.
SCENA I.
Cortile di albergo come nell'atto primo.
Tommaso, Cavillo.
(entrando dalla destra).
TOMM. - E voi sareste tanto scortese da intentarmi un processo?
CAV. - Ve l'ho detto e ve lo ripeto.
TOMM. - Sarebbe un vero ricatto.
CAV. - Sarebbe la cosa più giusta del mondo, ovverosia la più legale, giuridicamente parlando. Che diamine, signor Tommaso? non era io forse il procuratore generale di quella buon'anima di vostro fratello... che Dio l'abbia in gloria?... Ora, le carte che sono ancora in mia mano parlano chiaro... Il signor Marco possedeva all'epoca della sua morte un capitale di L. 10000 in contanti, un albergo bene avviato, e il valore nominale di L. 13500 in poderi censiti or sono due anni. Nel suo testamento egli dichiarò erede universale il figlio Giacinto. Quel pazzo ha preferito buttarsi alla vita di avventuriere anzichè restarsene tranquillamente a casa sua a mangiare un pane sicuro... Voi avete profittato dell'assenza del nipote per prendere le redini dell'albergo, e si vuole che abbiate ipotecati varii poderi... che appartengono all'assente di ignota dimora... Voi comprenderete che la coscienza, il sentimento della giustizia e della onestà mi impongono di agire....
TOMM. - Voi volete perdermi?....
CAV. - Al contrario... Se le mie intenzioni fossero ostili, a quest'ora il processo sarebbe già incoato, e il vostro nome, la vostra riputazione di onest'uomo avrebbero già subito qualche scalfitura. - Ho creduto bene di prevenirvi... di mettervi in guardia, e ho sempre atteso come attendo in questo punto, una vostra parola per gettare alle fiamme i miei scartafacci, e per ridonarvi, con una buona stretta di mano, la mia stima e la mia amicizia.
TOMM. - Ah! la vostra stima! la vostra amicizia! E chi vi ha detto, signor Cavillo, che io ci tenga molto alla vostra stima ed alla vostra amicizia?
CAV. - Signor Tommaso... cogli avvocati non si scherza!....
TOMM. - Signor arruffacause, mi si tolga dai piedi...!
CAV. - Se questa è la vostra ultima parola, a rivederci in tribunale!....
(fa per andarsene).
TOMM. (fra sè) È inutile!... Non c'è che una via per uscirne!... (richiamandolo) Signor Cavillo!....
CAV. (ritornando) M'avete chiamato?....
TOMM. - Perdonate!... Ho un maledetto carattere....
CAV. - Il mio, all'incontro, è il carattere più dolce, più elastico che si possa ideare.
TOMM. - Vediamo di intenderci, se è possibile....
CAV. (da sè) L'ha capita! (a Tommaso) Sempre dispostissimo alle transazioni...!
TOMM. - Alle corte!... Se io deponessi fiduciariamente nelle vostre mani qualche cosa... come a dire... cinquecento franchi... a patto di procrastinare....
CAV. - Voi parlate d'oro... Se aveste cominciato su questo tono, a quest'ora saressimo d'accordo....
TOMM. - Allora... siamo intesi... Contate sulla mia parola....
CAV. - Preferirei contare le monete.
TOMM. - Fra mezz'ora... verrò io stesso al vostro studio col denaro. E voi... desisterete da ogni querela...?
CAV. - Vivere e lasciar vivere - ecco la mia divisa. Comunque avvenga, non farò un passo prima di avervi prevenuto.
TOMM. (da sè) Un'altra stoccata! (forte) Obbligatissimo!....
CAV. - Servo umilissimo! Per vostra norma, io rimarrò nel mio studio fin verso le quattro.
(esce).
TOMM. - Son ladri... questi avvocati!....
(entra nell'osteria).