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Antonio Ghislanzoni
L'arte di far debiti

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AVVERTIMENTO DELL'AUTORE.

 

A nessun capocomico (giova sperarlo) verrà mai l'audace pensiero di far rappresentare in teatro la presente commedia. Sarebbe un fiasco da far inorridire l'Europa.

Per impedire un simile attentato, ho moltiplicato i personaggi, e interrompendo lo svolgimento drammatico con monologhi e dialoghi ad arte prolissi ho profittato di parecchi episodii superflui per sbizzarirmi nella dimostrazione di una tesi che i più indulgenti chiameranno nefanda.

Tutti Ladri!!! - Ma tu parli da burla? domanderà qualche amico. - Mille volte perdono! io parlo del miglior senno - Tutti ladri.

- Nella tua commedia, vorrai dire

- Nella grande commedia della società umana - rispondo io, senza punto esitare. E tu, mio ottimo amico, dovrai naturalmente soggiungere: lapidiamolo!

- Lapidiamolo! - ecco signori capocomici, quale sarebbe il verdetto del pubblico, se mai dovesse, per un vostro esiziale abberramento, rappresentarsi la mia commedia davanti e quel consesso di ipocriti che chiamasi il pubblico.

Che volete? la parola mi è sfuggita, nè mi indurrei per tutto l'oro del mondo a cancellarla.

- Il pubblico sarà davvero, come suoi chiamarsi un ente rispettabilissimo e moralissimo; ma esso, mi ebbe sempre l'aria di un don Basilio, o per dirla più schietta, d'un gesuita, anzichè di un libero pensatore e di uno schietto galantuomo.

Ciò si deve in buona parte alla pessima educazione che egli ricevette pel corso di più secoli dagli autori drammatici e dai critici dell'arte.

Allorquando, anni sono fu data a Trieste l'opera Gli Avventurieri (e la presente commedia è in parte desunta da un mio libretto che porta un tal titolo), i giornalisti di colà, fedelissimi interpreti della pubblica opinione, levarono sì alte grida per la immoralità della catastrofe, che io feci giuramento di non recarmi giammai in quella città per paura di esservi arrestato come un manutengolo di ladri. - Quale orrore! - Un libretto d'opera, dove il protagonista, dopo aver commesso parecchi furti, riesce ad imbarcarsi sur un legno mercantile colla probabilità di approdare in Africa sano e salvo col suo grosso bottino! Ciò è contrario a tutte le leggi della morale: non è vero? - Ed ecco il delitto del librettista.

In teatro ci vuol ben altro. - In teatro, le duecento signore che a lato dei becchi mariti assistono alla commedia, vogliono che l'adulterio sia punito dalla separazione, dall'infamia, o meglio, da una palla di piombo. - I duecento o trecento ladri arricchiti che assisi nei palchi e nelle sedie fisse si arricciano i mustacchi col guanto, impietrirebbero di raccapriccio se un meschino tagliaborse del palco scenico non cadesse regolarmente all'ultimo atto nelle mani della regia Procura. Si vuole ad ogni costo che nel mondo della luna (parlo del palco scenico) avvenga il contrario di ciò che ordinariamente si verifica nel mondo reale.

Tiriamo dunque innanzi....

Tiriamo innanzi? - signori no? - Per mio conto, ne arrossirei. Il teatro appartiene ai mistificatori - chi vuol fare della ipocrisia, sa dove trovare degli ipocriti sempre disposti ad applaudire.

Se qualcuno venisse a dirmi: opera il bene e rifuggi dal male, perocchè o tosto o tardi la virtù trionfa e il vizio è punito; gli risponderei a bruciapelo: tu sei un impudente che mentisci sapendo di mentire. Orbene: questa gaglioffa e codarda menzogna la si vuol ripetuta ogni sera dal proscenio, sotto comminatoria, per chi ardisce emanciparsi, di sentirsi fischiato e insultato come un pervertitore del pubblico.

Pensi ognuno come vuole; quanto a me, sono e sarò sempre d'opinione che il vero, il solo vero è morale; e fermo in questa massima, non vorrò mai prestarmi alla sporca e ridicola ciurmeria che da secoli si vien perpetrando sulle scene teatrali.

La presente commedia è dunque un atto di ribellione contro il sistema. Tutti i miei ladri (ne prevengo la questura) qui passeggeranno impuniti, e la sola azione veramente onesta che vedrem compiersi nel corso dei tre atti, sarà premiata... colla prigionia.

Fischieranno i lettori, come indubbiamente fischierebbe la massa dei ladri se vedesse riprodursi in teatro questo intreccio di ruberie? - È ciò ch'io probabilmente non saprò mai. Ma se alcuno avesse la sfrontatezza di venirmi a dire sulla faccia: la tua tesi è una menzogna e la tua commedia è uno scandalo; mi terrei certo di non coglier in fallo rispondendogli: e tu sei uno di quelli che han letto il mio volume senza pagarlo, e m'hai rubato una lira.

 

A. G.


 




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