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Giovanni Prati
Poesie scelte

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  • GALOPPO NOTTURNO
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GALOPPO NOTTURNO

Ruello, Ruello, divora la via;

Portateci a volo, bufere del ciel.

È presso alla morte la vergine mia;

Galoppa galoppa galoppa, Ruel.

Se a forza di sprone li fianchi t’ho aperti,

Coi lunghi nitriti non dirmi crudel;

Son molte a varcarsi pianure e deserti,

Galoppa galoppa galoppa, Ruel.

Non senti nell’aria che perfido riso?

Non senti che fischi d’orrendo flagel?

L’odor dei sepolti mi soffia nel viso,

Galoppa galoppa galoppa, Ruel.

Ah! questa, ch’io sento, sarebbe la voce

Del coro, che mesto la porta all’avel?

Dio santo!.. che veggo!.. la bara e la croce!..

Galoppa galoppa galoppa, Ruel.

T’arresti, Ruello?… Coraggio e speranza!

Per Dio, vuoi tradirmi, cavallo infedel?..

Laggiù la tempesta ruggendo s’avanza;

Galoppa galoppa galoppa, Ruel.

Galoppa, Ruello; più forte, più forte;

Dio santo, che foco! Dio santo, che gel!..

Ormai sulle ciglia mi pesa la morte:

GaloppagaloppagaloppaRuel.

E qui cadde orribilmente

Fulminato sul sentiero;

E il cavallo, che non sente

Più lo spron del cavaliero,

E che ha libera la groppa,

Vola vola e non galoppa.

Scossa al vento la criniera,

Va più sempre inferocito.

Animata è l’ombra nera

Da una pesta e da un nitrito,

Egli ha libera la groppa,

Vola vola e non galoppa.

Sbuffa ansante. Il fumo s’alza

Della febbre e del sudore;

Polve e ghiaia in alto sbalza

Sotto i piè del corridore,

Egli ha libera la groppa,

Vola vola e non galoppa.

Dal dirupo alla boscaglia

Cento leghe ha divorato.

Finalmente a una muraglia

Batte i fianchi il disperato

Sta la morte sulla groppa,

E il caval più non galoppa!..

E frattanto sulle pallide

Scarne guance alla morente,

Che sussurra un dolce nome,

L’agil tinta ricompar;

E levata in sulla coltrice

La persona amabilmente,

Le bellissime sue chiome

Ricomincia a inanellar.

«Madre mia! sì forte l’anima

Tu non sai chi mi riscosse,

Oh! dell’abito più bello

Io mi voglio rivestir!

Questa notte per le tenebre,

Non so dir come ciò fosse,

Ma la pesta di Ruello

M’è sembrato di sentir.

Guarda, o madre, tra quegli alberi

Dove accenna la mia mano!…

Non ti par che un picciol punto

Si avvicini?… Osserva ancor.

Ah!… non vedi quella polvere

Che s’innalza di lontano?…

Non conosci?… È giunto! è giunto!

Madre mia… mi fugge il cor

Poveretta! in giro i languidi

Occhi aperse un’altra volta;

Cercò il sole; e uscì di guerra

Nominando il suo fedel.

Poveretta! ai casti talami

Lo aspettava… e fu sepolta.

Oh speranze della terra!

Voi finite in un avel.

 




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