Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giovanni Prati
Poesie scelte

IntraText CT - Lettura del testo

  • SOGNI D’AMORE
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

SOGNI D’AMORE

       Canto di Rodolfo.

 

Poiché le stelle, o incognita

Amica, lor più bella,

A visitar ti vengono

Nella magion novella,

Non senti un malinconico

Spirto vagar tra i fiori,

E i suoi notturni amori

Gemer, pensando a te?

Odilo: ei canta. Un esule

Dal ciel son io. Nessuna

Gioia m’allegra. Ai pallidi

Riflessi della luna

Erro solingo; e memore

Che il mio destino è questo,

Vo modulando il mesto

Canto che Dio mi diè.

Oh, potess’io d’un zeffiro

Lene vestir le tempre!

Il molle crin baciandoti,

Con te vivrei pur sempre.

E per terror d’intendere

Qualche crudel richiamo,

Non ti direi che t’amo.

Ma gemerei d’amor.

Fossi una rosa, un umile

Bruno giacinto almeno!

E si affrettasse a portelo

Anche un amante in seno,

Purché suggessi gli atomi

Dei mio romito incenso,

Lieto del dono immenso

Ti languirei sul cor.

Nel d’un’agil rondine

Mutassi i giorni miei!

Sempre dall’alba al vespero

Sul tuo balcon sarei,

E respirando l’aere

Della tua dolce stanza,

Di pena e di speranza

bramerei morir.

Ma tutto indarno. Un esule

Spinto dal ciel son io,

Che di dolenti musiche

Rivesto il pensier mio.

La ingrata solitudine,

L’ira, il dolor sostenni:

Come nel mondo venni

Dovrò dal mondo uscir.

Ah! se nel grembo a un’isola,

O in un remoto speco

Chi die’ la vita agli angeli

Ti facea nascer meco!

Stati sarien partecipi,

In quelle verdi chiostre,

Delle allegrezze nostre

Il mare immenso e il ciel.

Noi passeggiando il pelago

Lunghesso i fior del lito,

Ebri di gioie insolite

Avremmo sempre udito

Tutto d’amor sorriderci,

D’amor parlarci tutto,

La luna errante, il flutto,

La barca e il venticel.

Quando alle dubbie tenebre

Chiuso tu avessi gli occhi,

T’avrei raccolto, angelica

Donna, su’ miei ginocchi,

Rasciutto avrei le roride

Stille dei tuo sudore,

T’avria battuto il core

Sotto una conscia man.

T’avrei chiamata in lacrime;

E tu, gentil, da tanto

Sonno d’amor svegliandoti,

Terso m’avresti il pianto.

E le tue labbra, indocili

E per pudor tenaci,

Dai prorompenti baci

Sarian fuggite invan.

Terribil Dio, rispondimi;

Perchè a crearmi questi

Vani fantasmi un lucido

Strano poter mi desti?

Ah, le gioconde imagini

Hanno un balen di vita,

E l’anima assopita

Ritorna a lacrimar.

Addio, fanciulla. In tramiti

Contrari il ciel ne pose.

Spine sul mio germoglino:

Sul tuo fioriscan rose.

La gondoletta i placidi

Seni attraversi ancora,

La fulminata prora

Nuoti in balìa del mar.

Addio, fanciulla. Un intimo

Di me pensier ti resti.

Lontani ancor ricordati

Che son fratelli i mesti.

Altri pur sua ti nomini

«Ne’ tuoi felici giorni,

«Purché tu mia ritorni,

Quando il dolor verrà.

Oh! se dispersi fossimo

Anche alle plaghe estreme,

L’orme affrettiamo e i palpiti,

Per ricercarci insieme.

Questa, tremando, è l’ultima

Ch’io t’oso dir parola,

Questo pensier consola

La mia raminga età.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License