Guardia dei santi
oracoli,
Re del più nobil
soglio,
Posto a seder dai
secoli
Sull’angolar tuo
scoglio,
Del superato inferno
Visibil segno
eterno,
Propagator dei
Golgota
Per quanti ha lidi
il mar;
Uno tra quei che
pregano
Nella magion di Dio,
Padre a: tutti i
popoli,
Un de’ tuoi figli
anch’io,
Pei crismi e per la
fede
Giustificato erede,
Poste le man sui
codici
Del tuo perpetuo
altar;
Confesso il Dio che
predichi
Dal duro Trace al
Moro,
Credo alle sue
vittorie,
I suoi potenti
adoro;
Soavemente doma
Dalla ragion di
Roma,
Figlia de suoi
segnacoli
La mia ragion si fa.
E reverente e
supplice
Della tua gloria al
trono,
Chieggo le fresche e
vivide
Acque del tuo
perdono.
Ribenedici il
figlio,
Che dall’incerto
esiglio
Torna alle fonti e
ai margini
Della immortal
città.
Quel mite Iddio, che
l’umile
Cor dei credenti
affida,
Nell’incorrotto e
mistico
Tempio, che è tuo,
mi guida:
Ma con un’altra
speme
Che favellar non
teme,
Padre di quei che
piangono,
Io m’inginocchio a
te.
V’è tra te genti
un’Inclita
D’ogni miseria al
fondo,
Le cui frementi
lacrime
Toccan d’affanno il
mondo;
Porta di gemme e
spine
Un duro fregio al
crine,
E sul regal suo
lastrico
Trae catenata il
piè!
Madre di tanti
martiri,
Nido di tanti eroi,
Casa dei gran
Pontefici
Data per patria a
noi,
Su tutti i campi e i
mari
Fe’ balenar gli
acciari,
Croce e parola al
barbaro
Figlia di Dio portò.
Ma Dio che versa il
giubilo
In chi da lui
s’appella,
Con egual destra il
calice
Versò dell’ira; ed
Ella
Dove l’acciar
portava
Sentì ’l cordon di
schiava,
Usa a vestir le
porpore
Carca di cenci andò.
Così, dannata a
scendere
Coi barbari mariti,
Giacque tremante
adultera
Sui talami abortiti;
E ier piangea
peranco
Stesa sull’egro
fianco,
Rimemorando i
floridi
Tempi che Dio le
diè,
Quando sui vasti
oceani
Fe’ navigar le
prore,
E all’orba Terra
inospita
Rese la mente e il
core,
Rese le tele e i
marmi,
Gl’inni, le leggi e
l’armi
Confederata ed
arbitra
D’una legion di re.
Ahi, nell’amaro
incorrere
Delle memorie, il
cielo
Guatò fremendo e al
pallido
Viso fe’ il pianto
un velo!
Ma nella Donna,
offesa,
Qual nova forza è
scesa?…
Dal Tebro
insuperabile
Che novo grido
uscì?…
Sui quattro fiumi ei
valica,
Dai quattro venti
suona;
L’ode ogni lingua;
inchinasi
Ogni europea corona;
Dall’afre selve ai
poli,
Dove ha pur Dio
figliuoli,
Quel nuovo grido
inaugura
Più benedetti dì.
Pio, ti nomasti. E
il memore
Pallio regal s’è messa
La eterna
primogenita
Del tuo gran tempio
anch’essa:
Sulla disparsa prole
Oggi è risorto il
sole,
Oggi il promesso
arcangelo
Dato è all’Italia in
cor.
Pio, che la casa
incardini
Dove ruggiano i
flutti,
Nave del mondo ed
ancora
Della speranza a tutti
Il cor deh! poni in
Questa,
Che i tuoi sigilli
attesta:
Pensa ch’è il fior
più splendido
Degli orti del
Signor.
Da lei Tu nato, e
principe
Vero, tu regni in
lei,
L’opre tue sante
annunciano
Chi ti mandò, chi
sei.
Dove fremea lo
sdegno
L’augusta pace ha
regno,
Cantan letizia i
pargoli
Col mite ulivo al
crin.
Padre, più assai che
giudice
Pensando a Cui
somigli,
Sceso il perdon
sugli esuli
Tu li nomasti figli:
Dal Tevere alle
genti
Getti le strade
ardenti,
Perchè più presto
arrivino
Nel tuo gran tempio
alfin.
Ma tu, che all’ira,
e all’odio
Mite pastor fai
guerra,
Che annodi i prenci
ai sudditi,
Sappi che in questa
terra,
Nella fedel tua
vigna,
Un seme d’odio
alligna,
Che la contrista e
macera,
Ma ch’estirpar non
può.
Padre, ella piange,
o supplica
Le tue ginocchia
sante:
Tu che possiedi i
folgori
Della parola amante,
Che col segnal che
porti
Puoi favellar coi
forti
Nel nome o nella
imagine
Del Dio che ti
mandò;
Pensa che questa
Vittima,
Tesor della tua
Chiesa,
Snidò l’infausto
pungolo
Che l’ha tant’anni
offesa;
Pace del lungo
scempio,
Pace ella chiede al
tempio.
Stringere i brandi
abbomina
Non benedetti in
ciel.
Padre, chi sangue
semina
Messe di sangue
coglie.
Pace vogliam.
Presentati
Sulle tue sacre
soglie;
E al possessor
straniero,
Che ha già sì largo
impero,
Prega che cetre e
Solima
Ridoni ad Israel.
Pensa che un altro
apostolo
De’ fregi tuoi s’è
cinto,
Servi tra i servi; e
il barbaro
Flagel di Dio fu
vinto.
Di quel Lione eletto
Tanto fra noi s’è
detto;
E ne diranno i
posteri,
Fin ch’abbia lume il
sol.
Prostrato sui
vestiboli
Della tua casa o
Santo,
Come il sentii con
l’anima
Posi alle labbra il
canto:
Ma s’io dicendo
errai,
Opra tu sol, che
sai,
Più della rea mia
polvere,
Quel che da Dio si
vuol.