A LUIGI
NAPOLEONE
Hai vinto. Or ben, qual
premio
Dalla vittoria
attendi?
Sali. E l’antica
porpora
Di Clodoveo ti
prendi.
Ma la Fortuna, o
Principe,
Ha infami giochi. E
bada
Che può fallir la
strada
Pur di chi vince al
piè.
Se col vorace e barbaro
Settentrion
t’annodi,
Perduto sei. La
gloria
Ti mancherà de’
prodi,
E un’ignea palla, un
vindice
Pugnal senza perdono
Rovescerà dal trono
Il parricida e il
re.
Nè fra le morte tenebre
Fia che dormir tu
possa;
Chè il civil sangue
a vortici
Ti bagnerà la fossa,
E da ogni vacuo
talamo,
Da ogni disfatto
lido
Udrai levarsi un
grido
Di fremebondi al
ciel.
Bada. Chi ingiuria semina,
Miete furor. Chi
incesta
Colla viltate, in
triboli
Posa l’infame testa.
E al fulminato
tumulo
Quando d’accanto
passa,
Fin la Pietade
abbassa
Sugli occhi irati un
vel.
Bada che fai. L’attonita
Terra, che dubbia or
pende,
Con un immenso
palpito
La tua parola
attende.
Bada che fai. Da
Satana
Oppur da Dio sei
messo?
Vuoi tu levar
l’oppresso?
Farti oppressor vuoi
tu?
Guarda le plaghe e i popoli
Dell’Occidente. È
bello
Questo da sofi e
màrtiri
Glorificato ostello.
Tutti, dall’alpe a
Cadice,
Tutti siam tuoi, se
il chiedi.
L’ora, che ha l’ale
ai piedi
Sai che non torna
più.
E l’ora è questa.
Affrettati,
Se tu sei l’uom.
Signore
Di due frementi
eserciti,
Osa, se hai grande
il core.
Destin del tuo più
splendido
Non ebbe il mondo. E
il tieni
Oggi in tua man. Far
pieni
Puoi d’ogni gloria i
dì.
L’Ungaro, il Belga, l’Italo,
Il Lusitan, l’Ibero,
L’Anglo, e del novo
Atlantico
Il liberal
nocchiero,
Tutto è con te, se
l’anima
Al suo destin non
mente,
Se gridi
all’Occidente:
«Un uom volesti: è
qui.»
Come de’ bruni arcangeli
Alle tremende
squille
Ogni umil fossa,
aprendosi,
Darà i suoi morti a
mille,
Tal tu vedrai.
Sull’aride
Ossa il gran soffio
spandi,
E a selve a selve i
brandi
Il suol partorirà.
Cinto è di sdegni il solio,
Cinto è l’altar di
lutto.
Tutto è crollante.
Ed unico
Tu rinnovar puoi
tutto.
Col cor di Scipio e
Cesare
Manda sull’orbe
spento
Un redentore accento
Di gloria e libertà.
Fiero contendi ai despoti
Le mal rapite glebe.
Strappa possente ai
cupidi
Suoi traditor la
plebe.
Tu Gedeon sul Tempio
Alza di Dio
l’insegna,
Vendica il Mondo; e
regna
Come nessun regnò.
Vasta è la via. Puoi vincere
Il sangue onde sei
nato.
Guai se tu manchi
all’opera
Per cui t’ha Dio
mandato!
O infame o grande.
Il tacito
Mondo ti guarda, e
spera:
Altro a chi vince e
impera
Vaticinar non so.
Sol, pei materni visceri,
Ti prego a giunte
mani,
Non obliar, nel
turbine
Del tuo fatal
dimani,
Questa obliata
Italia
Dal sangue tuo;
quest’Eva,
Che a te le braccia
leva
Consunte di dolor.
Mille de’ suoi, che dormono
Là tra le scizie
nevi,
Per chi tu ’l sai,
fantasimi
Tetri, placar tu
devi.
Pensa alla madre, al
cenere
Dell’Alighier.
Nefando
Di Bonaparte è il
brando,
S’egli altri numi ha
in cor.