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Giovanni Prati
Poesie scelte

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  • IL 2 DICEMBRE
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IL 2 DICEMBRE

A LUIGI NAPOLEONE

Hai vinto. Or ben, qual premio

Dalla vittoria attendi?

Sali. E l’antica porpora

Di Clodoveo ti prendi.

Ma la Fortuna, o Principe,

Ha infami giochi. E bada

Che può fallir la strada

Pur di chi vince al piè.

Se col vorace e barbaro

Settentrion t’annodi,

Perduto sei. La gloria

Ti mancherà de’ prodi,

E un’ignea palla, un vindice

Pugnal senza perdono

Rovescerà dal trono

Il parricida e il re.

fra le morte tenebre

Fia che dormir tu possa;

Chè il civil sangue a vortici

Ti bagnerà la fossa,

E da ogni vacuo talamo,

Da ogni disfatto lido

Udrai levarsi un grido

Di fremebondi al ciel.

Bada. Chi ingiuria semina,

Miete furor. Chi incesta

Colla viltate, in triboli

Posa l’infame testa.

E al fulminato tumulo

Quando d’accanto passa,

Fin la Pietade abbassa

Sugli occhi irati un vel.

Bada che fai. L’attonita

Terra, che dubbia or pende,

Con un immenso palpito

La tua parola attende.

Bada che fai. Da Satana

Oppur da Dio sei messo?

Vuoi tu levar l’oppresso?

Farti oppressor vuoi tu?

Guarda le plaghe e i popoli

Dell’Occidente. È bello

Questo da sofi e màrtiri

Glorificato ostello.

Tutti, dall’alpe a Cadice,

Tutti siam tuoi, se il chiedi.

L’ora, che ha l’ale ai piedi

Sai che non torna più.

E l’ora è questa. Affrettati,

Se tu sei l’uom. Signore

Di due frementi eserciti,

Osa, se hai grande il core.

Destin del tuo più splendido

Non ebbe il mondo. E il tieni

Oggi in tua man. Far pieni

Puoi d’ogni gloria i .

L’Ungaro, il Belga, l’Italo,

Il Lusitan, l’Ibero,

L’Anglo, e del novo Atlantico

Il liberal nocchiero,

Tutto è con te, se l’anima

Al suo destin non mente,

Se gridi all’Occidente:

«Un uom volesti: è qui.»

Come de’ bruni arcangeli

Alle tremende squille

Ogni umil fossa, aprendosi,

Darà i suoi morti a mille,

Tal tu vedrai. Sull’aride

Ossa il gran soffio spandi,

E a selve a selve i brandi

Il suol partorirà.

Cinto è di sdegni il solio,

Cinto è l’altar di lutto.

Tutto è crollante. Ed unico

Tu rinnovar puoi tutto.

Col cor di Scipio e Cesare

Manda sull’orbe spento

Un redentore accento

Di gloria e libertà.

Fiero contendi ai despoti

Le mal rapite glebe.

Strappa possente ai cupidi

Suoi traditor la plebe.

Tu Gedeon sul Tempio

Alza di Dio l’insegna,

Vendica il Mondo; e regna

Come nessun regnò.

Vasta è la via. Puoi vincere

Il sangue onde sei nato.

Guai se tu manchi all’opera

Per cui t’ha Dio mandato!

O infame o grande. Il tacito

Mondo ti guarda, e spera:

Altro a chi vince e impera

Vaticinar non so.

Sol, pei materni visceri,

Ti prego a giunte mani,

Non obliar, nel turbine

Del tuo fatal dimani,

Questa obliata Italia

Dal sangue tuo; quest’Eva,

Che a te le braccia leva

Consunte di dolor.

Mille de’ suoi, che dormono

tra le scizie nevi,

Per chi tu ’l sai, fantasimi

Tetri, placar tu devi.

Pensa alla madre, al cenere

Dell’Alighier. Nefando

Di Bonaparte è il brando,

S’egli altri numi ha in cor.

 




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