Croci, isolette e monti
Bacia, cadendo, il sol;
Radon canali e ponti
Le rondinelle a vol.
Sfiora il battel gli estremi
Flutti d’un’ombra al par:
Vedete! han l’ale i remi
E son già persi in mar.
Da voi, superba Annina,
Fugge, chè offeso ei fu,
E Antonio da Messina
Non tornerà mai più.
Antonio, che sui canti
Del suo romito ostel,
Quando colora i santi,
Fa maraviglia al ciel.
Perchè, mentr’ei dal seno
L’occulto amor svelò,
Pia gentilezza almeno
Tacer non v’insegnò?
Forse placato avreste
Col timido pudor
I fochi e le tempeste
Di quel potente cor.
Ma la parola irata
Fu troppo lesta a uscir:
«Pensa da chi son nata,
E bada a rinsavir!»
Di dogi e dogaresse
Voi siete figlia, è ver;
A voi ghirlande intesse
Di Candia ogni guerrier.
Chi vien da la Castiglia
Seco pensando va:
«Un fior la mia Siviglia
Pari a costei non ha.»
Sul Cassero sospira
Ogni bendato Alì:
«Non ha, non ha Casmira
Più glorïosa Urì.»
Chi vien di Francia in rada
Dice co’ suoi: «Qual re
Non pon corona e spada
Di questa dama al piè?»
Tutto v’arride, è vero;
Ma del pittor sul crin
Verdeggia un lauro altero,
Che non avrà mai fin.
Dite, superba, o dite:
Quale dei due preval,
Quando son posti in lite
La gloria ed il natal?
Egli a mestier villani
Le man fanciulle usò;
Ma quelle scabre mani
Un dio trasfigurò.
E un mondo a lui sfavilla,
Che di portenti è pien:
Un mondo che non brilla
A niun de’ vostri in sen.
Come alle sacre note
Scende dal ciel quaggiù
Nell’ostia al sacerdote
La spoglia di Gesù;
La più segreta parte
Lasciò del ciel così
L’arcana dea dell’arte,
E disse a lui: «Son qui.
I trepidi ginocchi
Perchè non reclinar,
Quando v’apparve agli occhi
Quel nume e quell’altar?
Chi potea darvi un riso
Di più beato april,
Mostrarvi un paradiso
Più grande e più gentil?
So ben, negarlo è vano,
Che a voi pur oggi in cor
Vive il fanciul Sicano
Come un celeste fior;
Ma dall’incauta Annina
Troppo spregiato ei fu,
E Antonio da Messina
Non tornerà mai più.
Però, tra queste liete
Piagge e di là dal mar
Voi ricordata andrete
Del gran fanciullo al par.
Nè già per nascimenti,
Per oro o per beltà,
Ma il mondo de le genti
Di voi si sovverrà.
Perchè un fuggiasco insonne
L’ombra de’ chiostri amò;
E ne le sue Madonne
Soltanto a voi pensò.