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Giovanni Prati
Poesie scelte

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  • VOCI
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VOCI

Arcana interdum fert murmura cerulus aether

Et mare purpureum.

A rallegrarmi l’ore

Che passano veloci,

Misterïose voci

Mi scendono nel core;

E sotto il vecchio saio

E’ tanto mi si affina,

Che torna fresco e gaio,

Com’acqua a le sue foci.

N’è vero, Azzarelina?

Dicon le stelle: «Oh! guarda

Come siam glauche e belle».

Ed io rispondo:  O stelle!

La mia pupilla è tarda,

Ma sempre vi ritrova

Nell’aria cilestrina,

Dove nuotar vi giova,

Lucenti navicelle.

N’è vero, Azzarelina?

Dicono i venti: «Schiudi

L’orecchio: o non ci senti

Ed io rispondo:  O venti!

Melodiosi o rudi,

I vostri suoni ascolto

Al monte e alla marina,

E spesso ho da voi tolto

Le collere e i lamenti.

N’è vero, Azzarelina?

Dicon le rose: «Oh! bevi

Le nostre aure odorose».

Ed io rispondo:  O rose!

Comunque incerte e lievi,

Quando più l’ora imbruna

V’ho cêrche a la collina,

E il raggio della luna

A me vi disascose

N’è vero, Azzarelina?

Dice la fonte: «Irroro

Io le tue labbra al monte».

Ed io rispondo:  O fonte!

Pur io, pur io t’infioro

Di libere canzoni

Nell’ora mattutina,

Quando su’ tuoi burroni

Mi batte il sol la fronte.

N’è vero, Azzarelina?

E tutto con me suona,

Ed io del par con tutto:

L’astro, la rosa, il flutto,

Il vento in me ragiona:

E qual da un’arpa immensa,

La melodia divina

Esce, favella e pensa,

E ciò d’un sogno è il frutto.

N’è vero, Azzarelina?

Dunque sogniam. Crudeli

Son gli uomini e le sorti:

Son solamente i morti

Benevoli e fedeli:

E, dopo lor, la maga

Natura, che incammina

Quest’errabonda e vaga

Nostra barchetta ai porti.

N’è vero, Azzarelina?

Sogniam. Di noi sorride

Chi numera e chi pesa,

Ma la villana offesa

È scorpio che s’uccide.

Di dal nostro verno

Quest’anima indovina

L’aiuola e il fiore eterno,

Che ai più non s’appalesa.

N’è vero, Azzarelina?

I più son erbe uscite

Da margine selvaggio:

Scabre, villose, al raggio

Del sole inavvertite:

E il mandrïan non falla;

Le falcia e le destina

Ai capri della stalla:

E questo è il lor passaggio.

N’è vero, Azzarelina?

Ed or ch’io ti commisi

Il mio fedel pensiero,

Le anella del crin nero

Ti vesto a fiordalisi,

E nel romito speco

Su morbida cortina,

M’è dolce il sognar teco,

Come tu fai. N’è vero?

N’è vero, Azzarelina?

 




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