Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giovanni Prati
Poesie scelte

IntraText CT - Lettura del testo

  • IL POETA E I SUOI PENSIERI
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

IL POETA E I SUOI PENSIERI

L’anima, che s’abbraccia col mondo fisico

e coll’immateriale, va alla sua meta.

 

       Per la tua bassa ténebra

Non move un’aura blanda;

È senza stelle, o povera

Notte, la tua ghirlanda;

Non una dolce tibia

Di solitario amante

Lungo le verdi piante

Lieve ascoltar si fa.

       Ma pur da me s’espandono

Suoni di fresco amore;

Più che le stelle e l’etere,

Grandi linguaggi ha il core:

Pensoso accetta il giubilo,

Lieto il dolor riceve,

E risonante e lieve,

Dov’è chiamato ei va.

       Come chi parte a compiere

Pellegrinando un voto,

Tiene, piangendo, agli ultimi

Tetti lo sguardo immoto;

Poi nel trovar non cognite

Siepi e solingo piano,

Torna cogli occhi invano

Ai campi che lasciò;

       Tolto così da un fulgido

Sentier di sogni, anch’io,

Movendo in solitudine

Chiedo i ritorni a Dio;

Ma un imperante spirito

Su’ passi miei cammina,

E l’alma pellegrina

Più ritornar non può.

       Dunque provato ai triboli,

Rinverginato al pianto,

Come i ruscelli al murmure,

Dio mi destina al canto?

Vieni, o mia lira, abbracciami,

Giacché per fede antica

Forte e modesta amica

Dio ti congiunse a me.

       Detti superbi o pavidi

Tu sul mio labbro attuta;

Quel che non sente l’anima,

Di modular rifiuta;

Non abborrir del povero

Per vil pudor le stanze,

Per misere speranze

Non inchinarti al re.

       Vieni. Onoriam di lagrime

L’umanità che è mesta.

Sul nudo suol degli esuli

Santa rugiada è questa.

Con la speranza accostati

Ai tribolati ingegni,

Vinci gl’iniqui sdegni

Col doloroso amor.

       Ma non però del candido

Riso fuggiam la luce,

Che a solitari palpiti

Le fantasie conduce,

Perchè del riso i balsami

Sul cor ce li diffuse

La stessa man, che schiuse

Le fonti del dolor.

       Ella che pose ai turbini

L’ale e distese i cieli,

Die’ pur la vita all’alighe

E incolorò gli steli;

Tutto, dal serpe all’angelo,

Mi leva intorno un coro;

Tutto egualmente adoro,

Dal filo d’erba al sol.

       Sotto l’ombrìa dei platani

Molli del novo incenso,

Assorto il cor nell’estasi

D’un viso amato, io penso

Subitamente al profugo

Se un uccellino io miro,

Che mova mesto in giro

Per rami ignoti il vol.

       Con voi, fanciulle, i facili

Poggi odorosi ascendo

Lieto nell’alma, e reduce

Ripenso a voi piangendo;

Ma non così ch’io tolgavi

In quelle dolci feste

Un vezzo da la veste

O un gaio fior dal crin.

       Ben saprò dir le provide

Speranze a la tradita,

Che i tenebrosi assalgono

Spaventi de la vita:

Io mi porrò degli umili

Sotto le verdi tende,

Dove più forte splende

La fede al pellegrin.

       E tu, mia man, le nobili

Voci del cor tu scrivi,

Del cor che abbraccia i tumuli,

Che vagola coi rivi,

Che di sorrisi illumina

Le sue mestizie arcane,

Che le allegrezze umane

Circonda di sospir.

       Più che per altri il fervido

Tumulto del convito,

A me fia caro un vergine

Pane cibar romito:

Poi, qual fuggente rondine,

Verso la patria vera,

Coll’anima che spera,

Recarmi all’avvenir.

       E tu, mia lira, insegnami

Come svagato io corsi,

E, col pensier, dell’opera

Si scontino i rimorsi.

Spandi così tra gli uomini

L’aura del tuo perdono,

Se non udito il suono

Da le tue corde uscì.

       Come per l’alto un zefiro,

Si passerà dal mondo,

Ma lasceremo un cantico

Non vilinverecondo:

E i sorvolanti effluvi,

Forse nei rovi ascosa,

Riveleran la rosa,

Che nel dolor fiorì.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License