I MIEI VERSI
Scandit et,
instar avis, cantat super ilice Carmen.
Come un nido d’uccelletti
Sovra i gelsi o in cima ai
tetti
Van cantando i versi miei,
Belli no, come tu sei;
Freschi no, come sei tu.
Van cantando; ed uno vola
E consegna all’agil gola
L’allegria che chiude in cor.
Dentro i rami d’un cipresso
E con murmure sommesso
Dice all’ombra il suo martir.
Sulla barca i patrii carmi
Canta un quarto amori ed
armi
Sulla tenda del guerrier.
E nei lutti e nelle feste
Nè darebbe la sua veste
Per la porpora d’un re.
San le glorie dell’Egèo,
Sanno i riti del Pangèo,
Sanno il carme Sibillin.
Or le zuffe dei leoni
Or negli attici odeoni
D’Afrodite il bianco altar.
Con le faune dormon lieti
O coi silfi nei frutteti
Quando Cinzia arride in ciel.
Se una bianca margherita
Sulle sorti della vita
O se a Pasqua gioca al Verde
Essi trillano a chi perde
Dal mirteto una canzon.
Se le lepri a notte aperta
O la pallida lucerta
Questi miei pellegrinanti
E dai rami arcani canti
Si cominciano a sentir.
E poi van per la campagna
Van seguendo alla montagna
La cornetta del pastor.
Van nell’ombra delle valli
Raccontando i freschi balli
Delle naiadi sul mar.
E van sempre, araldi eterni,
Van dal cielo ai foschi
averni
E van sempre e sempre van.
O mal cauti, a tanto volo
Non fidatevi così:
Qui nell’atrio afflitto e
solo
Io v’attendo e notte e dì.
Non c’è guardia sui confini;
Procellosa è la stagion:
Uccelletti pellegrini,
Deh, tornate al mio balcon!