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Giovanni Prati
Poesie scelte

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  • L’UOMO
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L’UOMO

       Terra, dall’ime viscere

Manda di gioia un grido;

Svegliati, e leva un fremito.

Mar dall’immenso lido;

Angelica coorte,

Inneggia e ti prosterna;

Sulle celesti porte

Brilla ineffabil dì;

L’uom dalla mano eterna

Colmo di vita uscì.

       Più arcano delle tenebre,

Più delle belve truce

Più libero del turbine

Più bello della luce,

Nel portentoso istante

Al Crëator converso;

Di gloria sfolgorante

Egli già move il piè…

O suddito Universo,

T’apri davanti al re.

       Figlio di Dio, recandosi

L’alta promessa ei viene:

«Di nati avrà miriadi,

Come astri e come arene!

A un cenno di quel fonte

Sarà l’oceano aperto;

Quasi lapillo, il monte

A’ piedi suoi cadrà;

La tigre del deserto

Sul dorso il porterà!»

       E già gagliardo e nomade

Corre la giovin terra;

Ode i ruggiti, e indomito

Sfida le belve in guerra;

Per mezzo alle foreste

Fiero la tenda inalza;

Cinge l’orribil veste

Dei pardo e del lïon;

Sui geli della balza

Suona la sua canzon.

       Ma da quei geli un’intima

Voce soave il chiama:

Scende fratello incognito,

Trova i fratelli… ed ama!

Oh santo il primo amplesso,

Che rannodò i mortali!

Non gemito d’oppresso,

Non ira d’oppressor:

Ma liberi ed eguali.

Con un sei patto in cor!

       Ecco una fiamma eterea

In mille spirti è giunta;

L’occhio di mille in candida

Pietra angolar s’appunta.

Curvo sostien le braccia

L’uom verso l’alto immote;

Gli scende sulla faccia

Misterïoso un vel…

È nato il sacerdote,

Stretta è la terra al ciel!

       Muto si prostra il popolo

A lui, che vaticina;

Ode i proferti oracoli

Dalla fatal cortina;

E adora un dio; de’ campi

Nella virtù feconda,

Dei päurosi lampi

Nell’infiammato vol,

Nel fremito dell’onda,

Nella beltà del Sol!

       Allor le destre in memori

Patti la Fè compose,

I genii del connubio

Si cinsero di rose,

L’uom tra le monde mani

Tolse l’occulto lare,

Negli aditi più arcani

Tremando il collocò,

E a quell’ignoto altare

Questa parola alzò:

       «È mia la casa: i pargoli

Sangue del sangue mio!

Noi coronò di talami

Casti e felici Iddio!

Qui fu la nostra cuna,

Qui sorge il nostro avello,

Ciascun di noi per Una

Sentir qui debba amor…

Oh! non m’è più fratello

Chi non m’intende ancor!

       «Pera chi tenta volgerti

In giorni bassi e rei,

O patria del mio cantico,

Terra de’ figli miei;

Sin le verginee voci

Daran tremendi suoni,

E contro alle feroci

Idre converse in te

Vigileran leoni

Delle tua mura al piè».

       Oh come bello e splendido

Fu l’uom serrato in arme!

Si sollevò dall’orrida

Siepe de’ brandi un carme.

Si scossero i gagliardi,

Come rumor di venti,

La pugna dei codardi

Un breve lampo fu…

Sostarono i fuggenti,

E già non eran più

       Inni al trionfo! Ei reduce

Pien di beltà guerriera

Sul petto con un fremito

Stringe l’ostil bandiera;

L’elmo, l’acciar la maglia

Fiammeggiano di gloria,

Il Dio della battaglia

A lui d’accanto sta…

— Incurvati, o vittoria,

Tolto lo scettro ei t’ha!

       Santa è la pace! — Ai teneri

Nati il vestir festivo

Componi, o madre, e intrecciane

Il biondo crin d’ulivo!

O veglio, a’ tuoi racconti

Riedi sereno ancora;

Soldato, i patrii monti

Ritorna a salutar;

Sali, o nocchier, la prora,

E t’abbandona al mar!

       Non più gli avversi spiriti

Suon d’oricalchi preme;

Santa è la pace! albergano

Gli agni e le tigri insieme.

L’uom non obblìa l’antica

Virtù; ma giace ascoso

L’elmetto e la lorica,

La lancia ed il corsier…

— È un altro il luminoso

Volo del suo pensier.

       Fremente al par dell’aquila

Cui la bass’aria duole,

Egli s’avventa a togliere

Una favilla al sole!

Entra d’intatti regni

Nell’intime latèbre,

Misterïosi segni

Gli schiudono il cammin;

Ei rompe le tenèbre,

E interroga il destin!

       «Di me che fia?… del fragile

Ente, che pensa e muore?…

Come s’incende l’aëre,

Come si pinge il fiore?…

Perchè senz’urto posa

Questa materia inerte?

Che è mai la forza ascosa

Che tutto volve al suol?

Di poche piume aperte

Come si libra il vol?

       «Qual è virtù, che il vortice

Ferocemente desta,

Che annegra e muta il nugolo

In ira di tempesta?…

Della tua luce adorno

Non mi. mandasti, o Dio?

Dell’universo un giorno

Fatto non m’hai signor?

Dunque allo sguardo mio

Perchè lo celi ancor?….

       Questo dolor, quest’impeto

L’uom sitibondo ardeva.

Era il poter dell’angelo,

Nella fralezza d’Eva!

E non tremò. Nei veli

Si spinse del mistero;

Schiuder le porte ai cieli,

Tentar l’abisso ardì…

— E incoronato il Vero

Dalla sua tomba uscì!

       Tripudia, o forte! — Al sonito

Della tua voce ei venne;

Or lo suggella in pagina,

Che debba star perenne;

A lacerarti il seno

Gli stolti. sorgeranno;

Tu, martire sereno,

Esulta e va a morir!

Impero essi non hanno

Sui dì dell’avvenir!

       Entro i non nati secoli,

Del gran giudicio è l’ora!

Per te venuta i posteri

Confesseran l’aurora;

Redimeranno i vati

Le non colpabili ossa;

E l’onta, che i passati

Sul marmo ti stâmpar,

Verrà nella sua possa

La gloria a cancellar!

       Ma per qualunque tramite

Muover tu pensi l’orma,

Dimmi, qual mai ti seguita

Cara, celeste forma,

Che ti carezza il viso,

Che mormora il tuo nome,

Che di un fraterno riso

Consola il tuo cammin,

Che intreccia alle tue chiome

Le rose del suo crin?….

       Oh! le ti prostra; e venera

Dio nelle sue sembianze!…

Spargile in sen le lagrime,

Le gioie e le speranze!…

E quando ogni altro amore

T’avranno tolto i fati,

Stringiti allor sul core

Quest’angiol di pietà:

— Tesori inaspettati,

La tua miseria avrà!

 




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