CAMPAGNUOLI SAPIENTI
Lavoriam, lavoriam,
dolci fratelli,
Sin che molle è la
terra, e i dì son belli.
Lavoriam, lavoriam;
quanto ci mostra
Di ricco il mondo, è
passeggiero spettro;
Il crin sudato è la
corona nostra,
Il piccone e la
marra il nostro scettro.
Qui si tradisce; là
s’affila il brando;
Dappertutto si
piange e si fa piangere;
Noi lavoriam cantando.
Lavoriam, lavoriam,
dolci fratelli,
Sin che molle è la
terra, e i dì son belli,
Qui tra il susurro
delle fonti e il verde,
Preghiam che lunge
stia l’arso e la bruma.
Chi possiede tesori
il sonno perde;
Chi possiede
intelletto il cor consuma:
Quanti mila infelici
errano in bando
Senza conforto! Tra
le spose e i pargoli
Noi lavoriam cantando.
Lavoriam, lavoriam;
l’ora che avanza
Di lavor sia tessuta
e di speranza.
Se questi ricchi,
che ci dan le glebe,
Qualche volta con
noi miti non sono,
Noi, dolorosa ma non
trista plebe,
Rispondiamo con
l’opra e col perdono.
E così, nel
silenzio, ammäestrando
L’umile cencio a
rispettar del povero,
Noi lavoriam cantando.
Lavoriam, lavoriam:
l’ora che avanza
Di lavor sia tessuta
e di speranza.
Volando e rivolando
s’affatica
Il suo nido a compor
la rondinella;
Sugge l’ape alla
rosa e la formica
Porta il cibo del
verno alla sua cella,
Nel codice di Dio
l’opra è comando.
Non per noi, ma pei
figli è l’edifizio
Su! lavoriam cantando.