RILLA
«Addio, notti serene! addio
beate
Coste, ricche di mirra e belgiuin.
Addio bei soli! Addio
splendide fate,
Dalla immortale gioventù del crin.
Impallidite ormai son le
ghirlande
Che il lucente Azraello un dì mi diè!…
Ecco la nube d’Arimàn si
spande
Sopra la fossa apparecchiata a me!
Tholmàr, la mia sorella ha
chioma bionda,
Occhio di stella e bocca di coral,
E qual d’un rivo sigillato
l’onda,
Move la voce lenta e verginal.
Bella è pur tanto! E non
un’ora ai lieti
Garzoni aperse il verecondo cor.
Serba fede d’amante a’ suoi
roseti,
E consumata morirà con lor.
L’altra mia suora Ircana ha
capel nero,
Che giù sul cinto in doppia lista vien;
Sguardo ha di foco; ma un
fatal mistero
Orrendamente le disfiora il sen.
Sovra una culla or
s’inginocchia e geme,
Or esce il mar da lungo ad esplorar.
Ma alla feroce angoscia che
la preme
Sorda è la culla, e senza vela il mar!
Povere entrambe! E fin
quella pietosa
Che le vostre venìa pene a blandir,
Oggi al sepolcro dà la man
di sposa,
Chiede un guancial di pietra, e vuol dormir.
Cosvelto! Arabo mio! Dal
cielo aperto,
Tre dì ti chiesi, e dall’immenso pian:
Ho varcato le sabbie del
deserto
Tre lunghissime notti… e sempre invan!
Impallidite ormai son le
ghirlande,
Che il lucente Azraello un dì mi diè…
Ecco la nube d’Arimàn si
spande
Sopra la fossa apparecchiata a me.
Orsù, Jago! ti sveglia!» —
Un moro sorso
Dal nudo suol: guatolla: indi abbassò
Gli occhi infiammati:
fieramente morse
Le dure labbra… e a Rilla s’accostò.
— Con bianca fede
m’obbedisti, o Moro,
Sino a quest’ora. Per la tua virtù
Io ricchezze non ho. Ma,
invece d’oro,
Guarda la terra! Libero sei tu.
Sol da te chieggo una pietà
suprema.
Jago! Tempo è di morte. O mio fedel
Qui batte il core… A te la
man non trema…
Or via. Mandami in braccio ai mio Cosvel! —
Così vela la fronte, e
immobilmente
Aspetta il colpo che le tronchi i dì…
Ma il foco in vece d’una
bocca ardente
Sul casto petto, e un gemito sentì! —
Si volse. Ahi vista!… Fino
all’elsa ascoso
Il pugnal disperato
ei s’ha nel cor.
Preme una man sul varco
sanguinoso
E un fil di vita vi
rattiene ancor.
— T’amai, Rilla, t’amai!… di
tale un senso,
Che mai nol capirà
petto mortal;
Fier come il sol, come
l’oceano immenso,
E, vedi! occulto
come il mio pugnal.
Ma… Cosvello… è sotterra! —
E appena il disse
Si svelse il ferro e
l’anima esalò.
Rilla, curva sul Moro, i
guardi affisse…
E in un riso
frenetico scoppiò.
— T’ho trovato, t’ho
trovato,
O di Rilla disertor!
Quasi, o caro, s’è spezzato
Pel gran piangere il mio
cor!
O Cosvello, della guerra
Più non correre al fragor
Vivi e morti una egual
terra,
Tutti e due ci debbe accôr!
Ma il crepuscolo è già presso:
Vieni meco, o mio tesor!
Questa notte in un amplesso,
Scorderemo ogni dolor.
Che fai tu che guardi il
mare?…
Che fai tu, che baci i
fior?…
Su, venitelo a mirare
Come è splendido d’amor!
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Rilla così da quell’istante
orrendo
Corre il deserto. E
quando s’affacciò
Alle pallide suore, una
gemendo
Svelse i roseti, e
l’altra il mar lasciò!
E la baciano e piangono al
suo fianco!
Ella sorride. E
fiuta ad or ad or
Lieve una macchia sul suo
velo bianco.
È schietto sangue…
ma la crede un fior.