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Olindo Guerrini
Rime di Argia Sbolenfi

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SONETTI MITOLOGICI

 

I

 

ATTEONE

 

(Dipinto ad olio)

 

 

Guardate! Atteone

Osserva il prospetto

Ignudo e perfetto

Che Trivia gli espone.

 

La Dea, che suppone

Gli perda il rispetto,

Le corna e l'aspetto

Di cervo gl'impone.

 

Fuggita è lontana

Dal tempo presente

La bella Diana,

 

Ma sono cresciuti

In modo indecente

Le corna e i cornuti.

 

 

 

II

 

LEDA

 

Giove, padre degli Dei,

Vide Leda e innamorato

Ebbe il gusto depravato

Di volerne gl'imenei

 

E l'aggiunse ai suoi trofei

Con l'astuzia e con l'agguato,

Poi che in cigno tramutato

Si calò nel grembo a lei.

 

Donna Leda gli diè il covo,

Ma con questo bel lavoro

Fu gallata e fece l'ovo.

 

Già l'effetto è sempre quello

Quando ruzzano fra loro

Una donna ed un uccello.

 

 

 

III

 

DANAE

 

Acceso il Tonante

Per Danae d'affetto

Ottenne l'effetto

Mutando sembiante

 

E, splendido amante,

Le cadde nel letto

Prendendo l'aspetto

Dell'oro sonante.

 

Da noi, siamo schietti,

Ne andava in possesso

Cambiato in biglietti;

 

Che in oro o in argento

Ci avrebbe rimesso

Il 5 p. %.

 

 

 

IV

 

ATALANTA

 

Atalanta giovinetta

Alla corsa ognun sfidava

E sì forte galoppava

Che pareva in bicicletta.

 

Per passarla, una burletta

Ippomène imaginava

E, correndo, le gettava

D'oro in palle una cassetta.

 

Adocchiandolegialle,

Per volerle raccattare

Ella uscìa dal ritto calle;

 

Il che serve per provare

Che le donne per le palle

Si farebbero pelare.

 

 

 

V

 

PAN

 

Pane, cornuto Iddio

Benchè non abbia moglie,

Sul margine d'un rio

S'appiatta in fra le foglie.

 

Assalta di scancìo

Le Ninfe e poi le coglie,

Facendone sciupìo

Secondo le sue voglie.

 

Però fissa e solinga

Ebbe una fiamma in core

Per la gentil Siringa:

 

Dal che dedur conviene

Che il povero signore

Non orinasse bene.

 

 

 

VI

 

IO

 

Io, diventata vacca

Per volontà di Giove,

Fessa, dolente e stracca,

Così diceva al bove:

 

"Come mi sento fiacca

E rotta in ogni dove!

Non valgo una patacca

In queste forme nuove:

 

Il fieno m'è indigesto

E i visceri m'annoda

In modo disonesto.

 

L'utile sol ch'io goda

Nel mutamento, è questo:

Che guadagnai la coda."

 

 

 




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