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Olindo Guerrini Rime di Argia Sbolenfi IntraText CT - Lettura del testo |
Denso, nero e sterminato,
Come un piano formidabile
Di sciroppo concentrato.
Io, per far con meno incomodo
Di quel mar la traversata,
Vale a dir FARMACOPEA,
E l'aveva per dietro.
Grossi e ritti erano gli alberi
Verniciate di decotto;
E la nave fabbricata
Era tutta incatramata
Molti giovani assistenti
Lassative od astringenti,
Le supposte, i vescicanti
E gli empiastri da enfiagione
Un po' il fuoco che facevano,
In quel tanfo farmaceutico
Per cui, visto un recipiente,
E, vedendo un assistente,
Chiamai forte --Ehi, giovinotto! -
Che comanda?--chiese il giovane -
Vuol copaive in mucilaggine?
Preferisce una iniezione? -
--Non son quella che credete!
Non ho il male che avrà lei;
Sete?--disse --Il male è piccolo
Mi dirà come la vuole.
Forestiera o del paese?
Vuol Tettuccio o Castrocaro?
O un bicchier di sale amaro? -
Voglio solo acqua purissima! -
Ma in che modo gliela servo?
Con un gesto pittoresco
Un affare gigantesco,
E mentr'io gridava:--Ehi, sente...
Lei m'ha preso per isbaglio! -
Quel birbone d'assistente
Se non era che voltandomi
Torsi il fianco un poco a destra,
Ma, insistendo l'animale,
Tutto il brodo andò per terra.
Ch'egli prese dietro a corrermi
Io già stavo per soccombere
Da quest'empio farmacista! -
E ad un tratto, e fu un enigma,
Che pareva un borborigma....