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Olindo Guerrini
Rime di Argia Sbolenfi

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A

SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA

MONSIGNOR VESCOVO

TITOLARE DELLA CHIESA CATTEDRALE

DI SEBOIM

NELLE PARTI DEGLI INFEDELI

QUESTO NUOVO LAVORO

DI MANO AMICA SE NON ESPERTA

ACCRESCA IL PIACERE DELLA ESALTAZIONE

 

Ut ambules in via bona.

PROV. II, 20.

 

Signor, poi che una Diocesi

Dall'Augusto Vegliardo hai conseguito

E l'anello di Vescovo

Come novello sposo hai messo in dito,

 

Tra il fumo dei turiboli,

Tra il plauso della folla intorno accolta,

Mite Pastor di Seboim,

Porgi l'orecchio e la mia voce ascolta.

 

Deh, quando sul tuo popolo

Benedicendo stenderai la mano

E la lieta Pentapoli

A piè del trono avrai come un Sovrano,

 

Serbati buono e i miseri

Intorno a te raccogli e li consola;

Ricorda Cristo e predica

Più con l'esempio e men con la parola.

 

Non insegnare ai chierici

Che il Pontefice solo aprir può il cielo;

Non insegnare il Sillabo,

Ma lo scordato ormai vecchio Vangelo.

 

Trafficator non renderti

Di Giubilei, Congressi e pellegrini,

Ma proibisci l'Obolo

E l'altre furberie per far quattrini.

 

Nell'ira tua scomunica

Chi va col collo torto e il viso basso;

Lascia che di Quaresima

I Diocesani tuoi mangin di grasso;

 

Non annoiare i pargoli

Col Catechismo, i Salmi e la Scrittura;

lor le chicche e mandali

A scuola od a saltar lungo le mura,

 

Lascia ballare i giovani,

Lasciali far l'amor quando han ballato

E se poi si confessano

Ridi e dichiara: "quel ch'è stato è stato!"

 

Non ributtar la femina

Che degli affetti suoi non fu padrona;

Pensa a Maria di Magdalo:

I peccati d'amor Dio li perdona.

 

Non tormentare i parroci

Per le chiacchere intorno alla servetta;

lor che i Sacri Canoni

Non vietano d'andare in biciclétta.

 

Così facendo, i popoli

Tutti t'obbediran come d'incanto

E nei venturi secoli

Avrai solenne culto e sarai santo.

 

O benedetta, o nobile

Alma, sottratta alla terrestre lue,

Allor vedrai le monache

Baciar devote le reliquie tue.

 

Sotto quel bacio fervido

Si rizzeranno alla virtù natìa,

Rinnovando i miracoli

Che, vivo, hai fatto per la dolce Argia.

 

 

 




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