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Olindo Guerrini
Rime di Argia Sbolenfi

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A VENERE GENITRICE

 

INNO

 

In lectulo meo per noctes quaesivi

quem diligit anima mea: quaesivi

illum et non inveni,

CANT. CANTICOR. III. I.

 

"Guarda, mortal, le fiamme

De' larghi occhi lucenti

E le chiome fluenti

Sulle superbe mamme.

Guarda! L'estremo lembo

Gittai che ti copriva

La pubertà giuliva

Che mi fiorisce in grembo.

 

Vieni e sui fior ti giaci

E me sui fior ricevi;

Tra le mie labbra bevi

Il dolce miel de' baci,

I lombi miei circonda

Con le possenti braccia,

Stringimi al sen la faccia

E l'amor mio feconda." -

 

Così parlò e sorrise

La Dea porgendo il fianco

Soavemente bianco

Al giovinetto Anchise

Poi volse le parole

In gemiti sommessi

E dei divini amplessi

Fu testimonio il sole.

 

Vittima anch'io d'Amore

Omai dispero aita

Poi che la sua ferita

Mi sanguina nel core,

lacrimar mi vale

maledir, costretta

A spasimar soletta

Sul vergine guanciale.

 

Che se fugaci istanti

Di pace al sonno chiedo,

Mille fantasmi vedo

Pel glauco ciel vaganti.

Passa sul campo arato

Caldo di nozze il vento

E in se recar lo sento

La febbre del peccato.

 

Desta così all'ebbrezza

Del germinar, la terra

Le viscere disserra

Del sole alla carezza

E con le carni e il core

Arsi da fiamme arcane,

Urlan le genti umane

"Amore, amore, amore!"

 

Tra l'ombre e gli spaventi

Delle materne selve

Si stringono le belve

In ciechi accoppiamenti

E dalle fulve arene

Che il mar commosso esclude

Perfidamente ignude

Mi chiaman le sirene,

 

Mentre di Bromio stanche,

Roche per gli ebbri canti,

Le lubriche Baccanti

Gittan le vesti bianche

E sui compressi fiori

Curvan le rosee forme

Sotto l'impulso enorme

Dei Fauni assalitori.

 

E allor mi desto sola

Sul letto immacolato

Coll'urlo disperato

Del mio martirio in gola....

Deh, morrei pur gioiosa

Se fossi in quel momento

Segnata dal cruento

Stigma di nuova sposa,

 

Se nella gonfia mole

Dell'utero fecondo

Balzar sentissi il pondo

Della concetta prole,

Se alfin delle mie pene

Lieta chiudessi il ciglio

Addormentando un figlio

Tra le mammelle piene!

 

O Dea, Madre, Signora

Dei vivi e della vita,

Dal mar di Cipro uscita

Al bacio dell'aurora,

Che il premio a noi concedi

Nella tenzon gentile

Ed al vigor maschile

Il fior del sangue chiedi,

 

Se di perenni rose

T'ornino ancor l'altare

Le verginelle ignare

E le conscienti spose,

Se l'atra onda Letea

Il biondo Adon ti renda,

Pietà di me ti prenda

Madre, Signora, Dea!

 

 

 




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