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Olindo Guerrini
Rime di Argia Sbolenfi

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MORBUS

 

Chi, quando il giorno muore,

Ode, seguendo il Gange,

La tortora che piange

Sotto i roseti in fiore

E, lungo l'acque stanche

Specchio alle palme nere,

Vede passar le schiere

Delle pagode bianche,

 

Lento discerne ancora

Fumar dal tardo fiume

Il denso putridume

Che in faccia al sol vapora,

E galleggiar sull'onde

Carogne omai disfatte

Che l'acqua gialla sbatte

Sulle fangose sponde.

 

Lungo i giuncheti pigri,

Nido di serpi immani,

Piangono i caimani

E ruggono le tigri,

Mentre nell'aria bassa

Del crepuscolo torvo

Gracchia sinistro il corvo

Sazio di carne grassa.

 

Allor nel plumbeo cielo

S'erge dall'acqua oscura

D'un angiol la figura

Chiusa da un fosco velo,

E sale a poco a poco

Sul livido orizzonte,

Gocciando dalla fronte

Sangue, veleno e fuoco.

 

Sale gigante e solo

Dell'universo in faccia,

Tende le negre braccia,

Apre l'immenso volo....

Ah, invan chiudi le porte,

Trista progenie d'Eva;

Ecco, su te si leva

L'angelo della morte!

 

E passa infaticato

Sulle città fastose,

Sovra le ville ascose,

Sovra il castel merlato,

Sul casolar che ride

Di sue virtù contento....

Passa solenne e lento

E dove passa, uccide.

 

Sul suo cammin, segnato

Dai morti e dai morenti,

Alto le umane genti

Mandano un ululato.

L'orror dell'ecatombe

Fin la speranza scaccia

E mancano le braccia

Per iscavar le tombe...

 

Del cor premendo i moti,

Sbarrando gli occhi tardi,

Inchiodano i vegliardi

Le bare dei nipoti;

Col pianto sulle gote

Le madri moribonde

Piegan le teste bionde

Sopra le culle vote.

 

Dubita l'uom che venga

Il mondo all'ore estreme

E guata in alto e teme

Che il sole in ciel si spenga,

Mentre gli grida il prete:

"Guai nel gran giorno all'empio!

Portate l'oro al tempio,

Poichè doman morrete!"

 

Sul sacro limitare

Cadono allor gli oranti,

Lordan gli agonizzanti

Le pietre dell'altare

E pur la turba stolta

Che ciecamente adora,

Inginocchiata implora

Iddio, che non l'ascolta.

 

Turba, che il vacuo gelo

Della tua fede or tocchi,

Muori, volgendo gli occhi

Inutilmente al cielo.

Alle pupille offese

Il vero or si disserra:

Non ti mentì la terra

Quando per lei ti chiese,

 

Non ti giurò promesse

D'un avvenir mal certo,

Ma dal suo fianco aperto

Ti germogliò la messe.

Giovin, dell'odio invece,

L'amor ti accese in seno,

E per un giorno almeno

Miglior di Dio ti fece.

 

 

 




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