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Olindo Guerrini
Rime di Argia Sbolenfi

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SERMONE DI NATALE

 

O Messia profetato ai sofferenti,

Pietoso un consolator del mondo,

Inutilmente ormai torni alle genti,

Bambino biondo!

 

Non è più il tempo in cui l'amor potea

Illuminar le menti e incender l'alme,

In cui per te Gerusalemme avea

Osanna e palme.

 

O dilettose al cor notti stellate

De' colli galilei sui dolci clivi,

Tra il canto delle donne innamorate,

Sotto gli ulivi;

 

O susurranti al sol gaie fontane,

Di solinghi riposi allettatrici,

Cui sale la canzon delle lontane

Spigolatrici;

 

O vigne d'Israel che i dolci frutti

Maturaste all'umil schiera seguace,

Voi non l'udrete più chieder per tutti

Giustizia e pace!

 

E tu, benigno, che a cercar scendevi

L'agnel che si smarrì nella campagna

E l'Evangelo dell'amor dicevi

Sulla montagna,

 

Guarda! Un'idolatria cauta e discreta

Agli Apostoli tuoi cresce l'entrate.

Pietro che ti negò, batte moneta;

Tommaso è frate.

 

Il sangue che grondò dalla tua croce

Oggi feconda l'odio e non l'amore.

Presso al complice altar veglia feroce

L'inquisitore.

 

L'astuta ipocrisia dell'egoismo

Che la ragione all'util suo sommette,

Distilla le bugie del catechismo

Nelle scolette

 

E nella Chiesa che chiamar non sdegna

Santo l'inganno e la menzogna pia,

Angelico Dottor, Barabba insegna

Teologia.

 

Perchè tornar se alla novella pena

Oggi trarresti inutilmente il fianco?

Più balsami non ha la Maddalena

Pel rabbi stanco.

 

Non si ricorda più d'averti amato,

Ma, isterica romea, col bacio scende

Al laido piè che, del tuo nome ornato,

Caifa le stende:

 

E colei che chiamar madre ti piacque

E nel sepolcro il corpo tuo compose,

Or vezzeggia i clienti e vende l'acque

Miracolose.

 

Fuggì, foggi da noi, bambino biondo:

Torna piangendo dal presépe al cielo.

Il Sillabo di Pio cacciò dal mondo

Il tuo Vangelo.

 

Dall'avarizia vinta e dal peccato

La tua fede morì povera e nuda.

Oggi nel nome tuo regna Pilato,

Governa Giuda.

 

 

 




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