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Olindo Guerrini Rime di Argia Sbolenfi IntraText CT - Lettura del testo |
O Messia profetato ai sofferenti,
Pietoso un dì consolator del mondo,
Inutilmente ormai torni alle genti,
Non è più il tempo in cui l'amor potea
Illuminar le menti e incender l'alme,
In cui per te Gerusalemme avea
O dilettose al cor notti stellate
De' colli galilei sui dolci clivi,
Tra il canto delle donne innamorate,
Sotto gli ulivi;
O susurranti al sol gaie fontane,
Di solinghi riposi allettatrici,
Cui sale la canzon delle lontane
O vigne d'Israel che i dolci frutti
Maturaste all'umil schiera seguace,
Voi non l'udrete più chieder per tutti
E tu, benigno, che a cercar scendevi
L'agnel che si smarrì nella campagna
Sulla montagna,
Guarda! Un'idolatria cauta e discreta
Agli Apostoli tuoi cresce l'entrate.
Pietro che ti negò, batte moneta;
Il sangue che grondò dalla tua croce
Oggi feconda l'odio e non l'amore.
Presso al complice altar veglia feroce
L'inquisitore.
L'astuta ipocrisia dell'egoismo
Che la ragione all'util suo sommette,
Distilla le bugie del catechismo
Nelle scolette
E nella Chiesa che chiamar non sdegna
Santo l'inganno e la menzogna pia,
Angelico Dottor, Barabba insegna
Perchè tornar se alla novella pena
Oggi trarresti inutilmente il fianco?
Più balsami non ha la Maddalena
Non si ricorda più d'averti amato,
Ma, isterica romea, col bacio scende
Al laido piè che, del tuo nome ornato,
E colei che chiamar madre ti piacque
E nel sepolcro il corpo tuo compose,
Or vezzeggia i clienti e vende l'acque
Fuggì, foggi da noi, bambino biondo:
Torna piangendo dal presépe al cielo.
Il Sillabo di Pio cacciò dal mondo
Il tuo Vangelo.
Dall'avarizia vinta e dal peccato
La tua fede morì povera e nuda.
Oggi nel nome tuo regna Pilato,