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Olindo Guerrini
Rime di Argia Sbolenfi

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FAVOLETTE MORALI

 

I

 

Il coccodrillo

Chiese al mandrillo:

"Perchè sei qui?"

Disse il mandrillo

Al coccodrillo:

"Perchè di si!"

 

Morale

 

Opra tranquillo

Come il mandrillo

La notte e il .

 

 

II

 

Un pollaio, di gennaio,

Nel solaio d'un notaio

Un porcaio diventò;

Ed un pollo non satollo,

Il suo collo mezzo frollo

Col midollo si mangiò!

 

 

 

Morale

 

Imparate, disgraziate

Non pigliate cantonate

Se bramate dei cocó!

 

III

 

La cicala avea cantato

Tutto luglio a perdifiato.

Quando il caldo fu sparito,

Si sentì molto appetito

Ed andò dalla formica

Domandandole una spica.

La formica le richiese:

"Che facesti l'altro mese?"

La cicala allor riprese:

"Ho cantato, o dolce amica!"

"Brava!"--disse la formica -

Tu facesti arci benone

Ed invece d'una spica,

Prendi, cara, ecco un zampone!"

 

Morale

 

Imitate in ogni cosa

La formica generosa.

 

 

 

IV

 

Una sciabola un po'sciocca

Col revolver litigò

E finì col dirgli: "tocca

Questa lama e tacerò!"

A costei che lo contrasta

Con sì stolta vanità,

Il revolver disse: "tasta

Queste palle, e zitto !"

 

Morale

 

Ragazze, non scherzate

Con l'armi caricate!

 

 

V

 

La pulce milanese

Che vive di stracchino,

Fuori del suo paese

La credono un pulcino.

 

Morale

 

Un uomo d'esperienza

Si fida all'apparenza.

 

 

 

VI

 

La farfalletta

Sopra la vetta

D'una polpetta

Si riposò.

Ma una civetta

Accorse in fretta

E, poveretta!

Se la mangiò.

 

Morale

 

Lettor, sta attento e vedi

Dove tu metti i piedi.

 

 

VII

 

La pispola diceva al pispolino:

"Bada di non sporcarti il gabannino!

Ma il pispolin la madre non paventa

E in umido finì con la polenta.

 

Morale

 

Ubbidisci alla madre ed al fratello,

O nell'umido andrai come l'uccello.

 

 

 

VIII

 

Un tonno innamorato

Lesse i Promessi Sposi

E tutto riscaldato

Da sensi religiosi,

Andò pianin pianino

A farsi cappuccino.

 

Morale

 

Fai bene se t'astieni

Dal legger libri osceni.

 

 

IX

 

Una foca in vaporino

Volle andar sino a Bazzano,

Ma le cadde il taccuino

Dalla tasca del gabbano

E se volle andarci mai

Dovè prendere il tramvai.

 

Morale

 

Toccherà sempre così

A chi viaggia in venerdì.

 

 

 

X

 

Un delfino al mare in ripa

Che fumava nella pipa,

Prese fuoco e si scottò;

Ma uno struzzo di passaggio

Lo guarì con del formaggio

Che sul buco ci applicò.

 

Morale

 

Questa favola mi pare

Che v'insegni a non fumare.

 

 

XI

 

Fece l'ovo un giovin gallo

Fuor del nido e lo covò,

Ma uno svizzero a cavallo

Non volendo lo schiacciò.

 

Morale

 

Di qui apprendi, o giovinetto,

A far l'ovo nel tuo letto.

 

 

 

XII

 

Il soldo ed il baiocco

Trovandosi in questione,

Portavano lo stocco

Nascosto nel bastone;

Ma tosto i deputati

Votarono un'inchiesta

E furon condannati

Al taglio della testa.

 

Morale

 

Chi tradisce l'amicizia

Cade in man della giustizia.

 

 

XIII

 

Il leon per fare il bagno

Punto fu dal pesce ragno,

Ma un dentista forestiere

Lo guarì con un clistere.

 

Morale

 

Chi vuol far l'altrui mestiere

Molte volte fa piacere.

 

 

 

XIV

 

Lo storione --in un cantone

Profittò dell'occasione,

Ma il leone --cappellone

Gl'intimò contravvenzione.

 

Morale

 

Son molti i guai --che ti risparmierai

Se a ritirarti a tempo imparerai.

 

 

 

XV

 

Tra la provvida formica

E il catarro di vescica

Fu contratta società.

Ma si sciolsero ben tosto,

Perchè ognuno ad ogni costo

Pretendeva la metà.

 

Morale

 

Non c'è gusto in un bel gioco

Quando dura troppo poco.

 

 

 

XVI

 

La pecora inferma

Tirando di scherma

In breve guarì.

Ma perse il tabarro

E prese un catarro

Del quale morì.

 

Morale

 

Questa piccola novella

Vi consiglia la flanella.

 

 

 

XVII

 

L'ippopotamo droghiere

E il merluzzo salumiere

Ragionavan con piacere

Ciaschedun del suo mestiere.

Ma un astuto alligatore,

Anche lui commendatore,

Disse: "Ah stupidi! il migliore

È il mestiere del signore."

 

Morale

 

Se le bestie parlan bene,

Frequentarle si conviene.

 

 

 

XVIII

 

Il re Tappella

Facea la guerra,

Ma dalla sella

Cascò per terra

E nel tracollo

Si ruppe il collo.

 

Morale

 

Per detto generale

Chi casca si fa male.

 

 

 

XIX

 

La lima ed il limone

Per causa dei giornali

Ebbero una questione

Davanti ai tribunali,

Ma proprio nel momento

Di farsi onor coll'arte,

Tiròforte il vento

Che portò via le carte.

 

Morale

 

Oh che gioia, oh che contento

Se tirasse solo il vento!

 

 

 

XX

 

Stava il corvo alla finestra

Aspettando la mammana

E teneva nella destra

Una forma parmigiana.

Una volpe ivi passò

Ed a lui così parlò:

"Deh, chi mai vide un uccello

Più piacevole e più bello?

Se il tuo canto è come il viso,

Sei l'uccel del Paradiso!..."

Ascoltando queste cose,

Tosto il corvo le rispose:

"Cara volpe, a chi mi loda

Dico: baciami la coda!"

 

Morale

 

Se qualcun vi loda spesso,

Rispondetegli lo stesso.

 

 

 

XXI

 

La tinca in una cassa

Piena di formentone

Si fece tanto grassa

Che diventò un tincone.

 

Morale

 

A molti il vizio

Fa quel servizio.

 

 

 

XXII

 

La sega ed il ditale

Sposi a dieci anni soli

Dal nodo coniugale

Non ebbero figliuoli,

Perciò, con atto egregio,

Fondarono un collegio.

 

Morale

 

Son sterili soventi

Le nozze tra parenti.

 

 

 

XXIII

 

Il bue disse alla vacca:

"Vuoi tonno o vuoi salacca?"

La vacca disse al bue:

"Dammeli tutti e due!"

 

Morale

 

Nelle giornate magre di quaresima

Son simile alla vacca anch'io medesima.

 

 

 

XXIV

 

Un somaro in Egitto per scommessa

Sposò una poetessa

E in barca la condusse al Cairo e a Menfi...

 

Morale

 

Sposate ARGIA SBOLENFI!!!

 

 

 




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