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Olindo Guerrini Rime di Argia Sbolenfi IntraText CT - Lettura del testo |
LA BALLATA DEL CAVALIER DISCORTESE
I
Poi che il sol tramontò, poi che lontana
piange la mesta squilla il dì che muor,
da 'l solingo veron la castellana
canta così alle stelle il suo dolor:
"Qui presso, tra due monti, è rimpiattato
un castello che il sol mai non scaldò.
Il vento che vi spira è avvelenato,
Buco è il suo nome e se lo meritò.
Invece in faccia a 'l sol ride scoperto
questo palagio mio cinto di fior.
Ride tra i boschi, ospitalmente aperto
ad ogni dolce peregrin d'amor.
L'altra notte vegliai su 'l mio balcone
e vidi ne la valle un cavalier,
oh, come bello! e con l'aurato sprone
il cavallo spingea lungo il sentier.
Il cor mi palpitò quando lo scorsi,
l'aspetto suo mi vinse e mi rapì.
Tutta tremante da 'l balcon mi sporsi,
tesi le braccia e gli parlai così:
- Fermati cavalieri Deh, tante cose
vorrei dirti!.... Ove vai? Fermati quì!--"
Ma galoppando il cavalier rispose:
Signora, io vado a Buco...--"e poi sparì".
II
Vittima di se stesso e del destino
Ecco torna da Buco il cavalier;
Carogna tentennante, a capo chino,
Tra le gambe gli zoppica il destrier.
L'errore dell'andar, tornando, espia,
Poichè la strada pessima trovò
Ed il pantan della fetente via
Da capo a piedi lo contaminò.
Passa così sotto al veron fiorito
Dove la voce dell'amor sentì;
Passa e si duol d'avergli preferito
Il laido Buco dove imputridì.
"Deh, colline ridenti, ombroso bosco
Lieto d'acque perenni e di piacer
E voi, labbra di rosa, ora conosco
In che guai mi travolse un reo pensier!
Deh, affacciati al veron, tu che m'hai detto
- Cavalier, dove vai? Fermati qui! -
Ecco torno pentito, ecco nel petto
Col rimorso, l'amor mi rifiorì!"
Uscì la bionda castellana e china
Del memore balcone al davanzal,
Non vide un cavalier, ma una latrina,
Un lurido fantasma intestinal
E disse:--"Alfin la collera celeste,
Mossa dal mio pregar, ti castigò!
Scortese cavalier, quella è la peste.....
Lo spedale è più avanti!... "--E se ne andò.