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Olindo Guerrini Rime di Argia Sbolenfi IntraText CT - Lettura del testo |
ΚΛΥΣΟ
Su'l reo lito che Pasife
contaminò con l'esecrando fallo
forse l'industre Dedalo
torse in cavo cilindro il tuo metallo,
Ei lavorò ne l'ebano
la mobil elsa e, con la man divina,
su la sudata incudine
per consiglio d'Igea temprò la spina.
I suoi possenti farmachi
Esculapio di poi t'ascose in seno
ed a i dolenti podici
consolator t'offrì turgido e pieno.
Oh, qual grido di giubilo
il tuo primo apparir ne 'l mondo accolse!
Come le terga subito
la constipata umanità ti volse!
e tu, buono, e sollecito
più de l'altrui che de la tua fortuna,
a le ribelli viscere
pronto volasti ad esplorar la cruna;
nè ti commosse il torbido
occhio che a l'opra tua natura oppose,
nè d'atre bocche l'alito
cui tolse il fato d'emular le rose;
ma la compressa canula
un tepido zampillo alto sospinse
che, su l'esempio d'Ercole,
Caco ne l'antro suo sorprese e vinse.
Corsero allor le lubriche
linfe la cieca via che a l'Orco immette
e strani indi scoppiarono,
da l'opposto emisfer, venti e saette.
Indi a i redenti visceri
un po' di pepe e sal non parve ostile
ed i mal sani fegati
riser, purgati da la densa bile.....
A voi, ventri purissimi,
che di mal digerirmi avete il vanto,
a voi consacro e dedico
l'opportuno rimedio e questo canto.