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Olindo Guerrini Rime di Argia Sbolenfi IntraText CT - Lettura del testo |
DOPO IL PLICO
Meglio, Trento, per te se dalle mura
Sante aspettasti invano
Il vessillo che i patti e la paura
Respinsero lontano.
Meglio, Trieste, indarno a queste sponde
Tener l'anima fissa;
Meglio indarno aspettar che lavin l'onde
La vergogna di Lissa.
Deh, non cercate della madre il petto,
Figlie aspettanti ancora,
Poichè il fracido cancro ond'egli è infetto
O uccide o disonora.
La madre, del vessillo a tre colori
S'è fatta un origliere
Per fornicar co' suoi commendatori
Scappati alle galere.
Vende l'onore de' suoi figli morti,
Gioca le glorie avite
E fa copia di se negli angiporti
Delle banche fallite.
Questa, questa è colei per cui sperate
Cessar le vostre pene
Ed essa per paura ha patteggiate
Fin le vostre catene;
Ed essa, in Roma, penitente adora
La fraude vaticana
Baciando la rea man che gronda ancora
Del sangue di Mentana....
Ah, no, questo di vizi ampio carcame
Che al bacio vil si prostra,
Ah, no per Dio, questa bagascia infame
Non è la madre nostra.
Mentì chi l' disse! O voi, dai fortunati
Sepolcri ove dormite,
Martiri nostri ormai dimenticati,
Levatevi e venite!
Voi che gridaste Italia e il piombo intanto
Vi rompea la parola,
Voi che ne confessaste il nome santo
Col capestro alla gola,
Smascheratela voi la svergognata
Che adultera col prete;
Dite a questa carogna incoronata
Che non la conoscete.
Altra è la sacra Italia, amor dei forti
Che un dì fu vostra cura.
Oh, destatela voi, poveri morti,
Se i vivi hanno paura!
Fate che torni e nella destra rechi
Una spada infocata
Contro questi ladroni obliqui e biechi
Che l'han vituperata.
Arda col foco suo fin che bisogna
Questa stalla d'Augìa,
Tagli col ferro la civil vergogna
E la giustizia sia!