CAPITOLO
II.
L'osteria.
-
«Sicchè questo signore è un medico, papà?» disse Lucy, che era il semplice nome
di battesimo della figlia dell'altero Baronetto.
-
«Almeno si dà per tale, mia cara,» rispose sir John.
- «Che
buona sorte per me!» notò la signorina.
- «È
vero,» rispose sir John, «benchè per medico sia una molto strana figura!»
- «Sì,
in Inghilterra sarebbe tale» rispose Lucy; «ma fuori, sapete bene, badano meno
alle vesti; e in fin de' conti, c'è un non so che di gentile nella sua persona.
Avete osservate le sue mani, papà? Son sicura che son proprio quelle di un
gentiluomo.»
- «Può
essere, può essere!» disse sir John in aria di dubbio.
- «Non
mi maraviglierei che fosse Inglese, papà; parla benissimo inglese.»
- «Sì,
ma c'è una forte tinta da forestiero nel suo accento,» replicò il padre.
Lucy
si tacque; e appoggiando il capo sulla mano parve poco disposta a continuare il
discorso. Sir John così lasciato a sè stesso, tutto ad un tratto si rammentò
del postiglione, e col ricordo tornata l'ira dimenticata nella sua ansietà per
Lucy, l'ira si mutò in furia e traboccò. Cominciò a tempestare contro il povero
garzone in inglese veramente genuino, sparso qua e là di parole presunte
italiane: - «Guardate l'imperterrito furfante!» gridò sir John indicando
Prospero, rimasto tenendo meccanicamente in mano le briglie de' cavalli, e che
lo fissava balordamente, quasi non lo riguardasse quella tempesta di parole
romoreggiante intorno al suo orecchio. Quell'apatia non era però indifferenza,
callo fatto, e sangue freddo; al contrario era stupor disperato.
Quell'immobilità irritando ognor più sir John lo trasse a giurare di scrivere
al mastro di posta che lo licenziasse dall'impiego, non potendosi fermare
abbastanza per accusarlo al tribunale di deliberato intento di assassinio. Il
postiglione non fiatò mai. - No, avrebbe fatto meglio - avrebbe ricorso
all'ambasciatore inglese in Torino. Egli, sir John Davenne, era deliberato di
fare del miserabile un esempio per beneficio dei futuri viaggiatori e
postiglioni. Prospero seguitò a stare immobile, come fosse stato un pezzo dello
scoglio al quale stava accanto. Egli, sir John Davenne, non avrebbe posato mai,
no, mai, finchè quel furfante italiano, buono a nulla, non fosse stato
sommariamente punito; quand'anco avesse dovuto ricorrere al re di Sardegna
stesso. Il condannato Prospero sentiva il tono irato della voce del Baronetto,
ma essa neppure lo stornava dalla sgradevole contemplazione della vicina
probabile furia del mastro di posta, e dal timore presente di aver cagionato
qualche mortal danno alla bella signorina. Quello scoppio di collera
recò almeno un vantaggio; e fu una sorta di diversione, che aiutò sir John ad
aspettare il promesso ritorno del Dottore con più pazienza che non avrebbe
fatto altrimenti.
Miss
Davenne provò un sentimento di gratitudine quando rivide ancora una volta il
povero vecchio calessino. - «Or dunque,» disse il Dottore alacremente,
«dobbiamo renderci utili tutti. Ah! quest'ombrello qui m'impiccia; volete aver
la bontà, signore,» volgendosi a sir John, «di tenerlo voi stesso e riparar vostra
figlia dal sole? Scusatemi, ma farete molto meglio sedendole accanto così.» Ed
egli pose sir John presso al capo della figlia. - «Anche voi,» continuò
volgendosi ai servi, «sedetevi ai piedi della signorina, e state bene attenti a
quel che dico. Il mio posto è qui in mezzo;» e pose un ginocchio a terra
volgendo le spalle a sir John e alla paziente, in modo da impedire che
vedessero nulla di quanto era per fare.
- «Non
vi terrò molto, nè vi farò molto male.» aggiunse volgendo per un istante il
capo verso miss Davenne. E sciolti i fazzoletti, fece tenere il piede dalla
Hutchins.
Lucy
restò nelle sue mani quieta e passiva, con uno sguardo di fiducia splendente
ne' suoi occhi, quasi egli fosse stato il suo medico sin dalla infanzia, invece
di essere stato dal caso portato vicino a lei in una strada pubblica d'Italia
Davvero che tutti gli astanti, anche sir John, parevano subir l'incanto di
quell'assieme di semplicità e di forza che spirava dalla persona di lui.
Uno
sforzo - uno scricchiolìo come di ossa urtate fra loro - un represso strido. -
«Ecco fatto!» gridò il Dottore, scuotendo via con una scossa del capo le grosse
gocce di sudore che colavano sulla sua larga fronte. - «Sentite già meno
dolore, non è vero?» domandò chinandosi sopra Lucy. Povera fanciulla! era tanto
spaurita che appena potea dire come si sentisse. Il piede doveva esser legato,
operazione che esigeva gran cura, e portò via un po' di tempo. Finalmente fu
compita. Due pezzi fini e spianati di non so quale materia, che erano fra
gl'involti portati dal Dottore (due pezzi di legno, probabilmente coperti di
tela per nascondere agli astanti il suo vero essere), vennero fermati da ambi i
lati del piede sopra la fasciatura per assicurarla, e tener ogni cosa a suo
luogo: e tutto fu terminato.
Intanto
quattro contadine, forti, abbronzite dal sole, avevano portato una sorta di
lettiga primitiva con sopra materassi, e aspettavano a breve distanza dal
gruppo principale.
-
«Portate qui uno dei materassi,» gridò il Dottore, ordinando loro di metterlo
stretto al fianco di miss Davenne. Poi apri un lenzuolo, dicendole: «Vi faremo
scorrer sotto questo lenzuolo per sollevarvi pian piano e collocarvi sul
materasso, chè allora potremo alzarvi sulla lettiga senza paura di scuotere o
urtare il piede. Vi prego solo di rimanervene affatto passiva nelle nostre
mani; e di stare anche in guardia contro ogni involontario movimento diretto ad
aiutare voi stessa o noi altri.»
- «È
la seconda volta che mi date con tanto calore quest'avviso. Son dunque offesa
assai pericolosamente?» domandò la signorina un po' inquieta.
- «Per
niente affatto,» rispose l'Italiano, «non avete a spaventarvi delle precauzioni
che v'impongo.» E chinandosele nuovamente sopra, aggiunse sottovoce: «Potete
capire che ne posson nascere molte spiacevoli conseguenze, senza alcun rischio
di vita. Per esempio: la cura della vostra gamba, poichè, a parlar schietto, è
la vostra gamba che è offesa e non il piede, è cosa facilissima; che dipende
più dal tempo e dalla pazienza che da abilità chirurgica. Ma per esser certi
che dopo curata resti assolutamente così com'era prima, nemmeno d'una linea più
lunga o più corta (Lucy si mutò di colore in sentir ciò), è un affare molto
differente, e richiederà la massima cura e attenzione. Vedete dunque perchè io
vi prevenga del pericolo di disobbedire al vostro medico,» aggiunse con un
sorriso d'incoraggiamento. «Qualunque imprudenza o trascuratezza da parte
vostra, può rendere inutile tutta la sua attenzione.»
Conoscendo
dallo sguardo che rispose al suo di aver detto abbastanza per assicurarsi della
docilità della paziente, il Dottore, aiutato dalla Hutchins, passò il lenzuolo
sotto miss Davenne, poi, fatte avanzare tre delle donne, egli ed esse ne
presero ciascuno un angolo, e la sollevarono sospesa come in una branda; e posatala
prima sul materasso ch'era pronto al suo lato, la trasportarono poi con gran
cura alla lettiga. Egli la coprì con uno scialle, e le pose un cuscino sotto il
capo, e dette il segno della partenza. Ma la lettiga era stata appena messa in
movimento, quando ordinò alle portatrici di fermarsi, e girarla dall'altra
parte; cosicchè il capo della fanciulla, venendo rivoltato, potesse la poverina
veder suo padre che veniva un poco indietro. - «Sarà un conforto per la
signorina,» spiegò il Dottore alle donne che la portavano, «di poter vedere la
cara e ben nota faccia del padre suo.»
Chiunque
abbia un po' d'esperienza, può avere spesso notato e ammirato la rapida
dilicata intelligenza di molti poveri popolani, in fatto di ogni sorta di cose
connesse ad affezione. La forza delle relazioni sociali è più specialmente
sentita dai bruni e passionati figli d'Italia. Quelle quattro paia d'occhi
luccicavano di lacrime che la facea parer tanti tizzi di carbone; mentre le
robuste donne incominciavano con quella propria intonazione del loro paese,
tanto espressiva ed indescrivibile, la solita invocazione alla Vergine.
Lucy
non ebbe bisogno di spiegazioni per capire il motivo del cambiamento di
posizione ordinato; e con un lieve chinar del capo, o piuttosto degli occhi
accompagnato da un sorriso, fece conoscere al Dottore che l'aveva inteso. Lo
sguardo e il sorriso fecero piacevole impressione nel cuore e nella faccia del
Medico; il quale incidente stabilì una simpatica comunicazione, una specie di
corrente magnetica, per adoperare la frase di moda, fra i due giovani: che il
Dottore era disotto ai trenta. - Che squisita cortesia di uomo, pensò Lucy. -
Cuor gentile e grato, pensò il Dottore. Così ciascuno scrutò in un istante il
naturale dell'altro.
L'Italiano
camminava lentamente dietro la lettiga, quando il Baronetto, venendogli a lato,
disse un po' ex-abrupto:
-
«Credo mio debito di presentarmivi, signore. Io sono sir John Davenne, di
Davenne Hall... shire.»
Il
giovine Dottore così riscosso dalle sue riflessioni, si cavò il cappello, e con
un inchino grazioso abbastanza, rispose:
- «Ed
io, signore, sono il Dottore Antonio, medico condotto di Bordighera.» E
increspò le palpebre, come nella risposta ci fosse alcunchè di suo pieno gusto.
Sir
John arricciò il naso, rilevò la bocca, proprio con quel movimento di muscoli
che uno farebbe sentendo un cattivo odore: smorfia abituale del Baronetto
provocato o dispiacente.
-
«Poss'io domandarvi,» continuò volgendosi al suo interlocutore, ma in un modo
troppo provocantemente complimentoso, per non far intravedere la profonda
stizza causatagli dal non essere stato consultato in tutto quanto erasi fatto
alla sua figlia; «poss'io chiedervi ove andiamo?»
-
«Scusatemi, caro signore (Dio confonda la sua imprudenza, disse fra sè sir
Jonh), nella mia fretta e ansietà per la signorina ho dimenticato dirvelo. Noi
andiamo giù in quella casa rossa, mezzo nascosta dagli alberi;» rispose il
Dottore indicando un povero fabbricato a due piani, mezzo smantellato in
apparenza, posto sulla sinistra della via, a mezza strada circa dal luogo ove
essi erano, e dal piccolo promontorio verdeggiante di già menzionato. - «È una
mera osteria di strada,» continuò, «tenuta da gente povera, ma cortese e
onesta. Vi troverete, mi dispiace il dirlo, pochi comodi, ma tutta la cura e
attenzione conveniente;» e aggiunse in tuon marcato: «la cosa in questo momento
la più importante, un letto per la vostra figlia.»
A
giudicarne dal giuoco dei muscoli intorno al naso, sir John avrebbe fatto molto
volontieri a meno di buona parte di quella vantata cura e attenzione, per aver
un po' più di comodi personali: ma non ne disse nulla. E rispose:
-
«Bene, bene, i comodi poco importano; perchè come abbia mia figlia preso un po'
di riposo, ci rimetteremo in viaggio per Nizza.»
-
«Certo non parlate sul serio!» esclamò l'Italiano fermandosi maravigliato. Ma
ricomponendosi immediatamente, in tono quieto e conciliatorio aggiunse: «Io
temo, anzi son sicuro, che miss Davenne non potrà riprendere il viaggio prima
di alcune... - (e qui una pausa di esitazione).
-
«Ore,» suggerì il Baronetto.
-
«Giorni, forse settimane!» conchiuse gentilmente il Dottore.
-
«Settimane!» sospirò ansiosamente sir John fermandosi alla sua volta.
«Settimane!» brontolò sommessamente scoppiando d'indignazione. «Impossibile! Ho
impegni che non posso ritardare. Debbo trovarmi in Londra fra dieci giorni.»
- «Per
vostra figlia, mi dispiace il dirlo, questo è affatto fuor di questione.»
-
«Fuor di questione! fuor di questione!» ripetè sir John. «Perchè fuor di
questione?»
Il
tono di questa domanda era stato tanto perentorio e reciso, che il Dottore
cominciava a irritarsi.
-
«Perchè,» dìss'egli con calore, «giacchè lo esigete, il caso di vostra figlia -
non desidero mettervi in agitazione - il caso di vostra figlia non è...,» stava
per aggiungere «quale io vi ho detto poc'anzi,» con Dio sa che cos'altro. Ma
alla vista dell'aspetto ansioso del padre di già inquieto, il giovine medico
non ebbe cuore di proseguire, e se la scappò invece con dire: «non è tale da
prendersi leggiermente.»
Qui,
pensò sir John, riprendendo padronanza di sè e adirato come prima, vedo bene
cos'è: costui cerca spaventarmi per cavar più che può da un buon affare; -
riflessione poco atta a mitigare il suo animo.
-
«Bene, bene,» dìss'egli impazientemente, «io so, e tutti sanno che sia una
slogatura. Strana pretesa di tenerci prigionieri per un indefinito periodo di
tempo, a motivo di una slogatura!»
-
«Pretesa di tenervi prigionieri!» esclamò l'Italiano con una prodigiosa
contrazione delle tempie, «nessuno vi tiene prigioniero, caro signor mio.» -
Questo secondo caro signor mio, tradotto letteralmente in inglese da un
modo comune di favellare in italiano affatto cortese, e per nulla famigliare,
reagì su tutte le fibre aristocratiche di sir John, come il raspar di una lima
sul marmo reagisce sui nervi di persona sensibilissima. «Voi non vi trovate fra
pirati moreschi; vi sono altri medici nelle vicinanze, che potrete consultare;
vi sono a Nizza medici inglesi, dei quali potete chiedere il parere.»
- «Io
non vo' chiedere il parere di nessuno,» ripetè il Baronetto ostinato; «non ne
ho punto bisogno. Quanto mi abbisogna, è di andarmene, e me ne andrò.»
-
«Farete quel che vi pare,» soggiunse l'Italiano; «io ho da compier solo un mio
dovere, e voglio e debbo compierlo. Miss Davenne, vel dichiaro
solennissimamente, non può esser rimossa con sicurezza per quaranta giorni
almeno.» E ciò detto, il giovine tirò innanzi lasciando l'interlocutore in
preda ai suoi pensieri.
-
«Quaranta giorni!» brontolò sir John fatto di sasso; «quaranta giorni!» e
questa volta mutò la sua aria smarrita in una risata. «Questo è uno scherzo
bello e buono!» e tornando risolutamente indietro, fe' segno a John che stava
aspettando presso la carrozza, e gli ordinò di portarla immediatamente alla
casa rossa, e di investigar bene il guasto recatole. Poi il Baronetto seguitò
la piccola carovana con passo lento e di mala voglia.
La
processione non tardò molto ad arrivare al suo destino.
-
«Eccoci giunti,» disse il Dottore avvicinandosi a miss Davenne. Nel punto che
voltavano, lasciando la strada maestra, giù per una larga traversa in direzione
della spiaggia, e passavano un porta a sinistra su cui stava attaccato un ramo
di pino, erano entrati in un giardino nel quale stava la casa color mattone. La
lettiga portata su per una scala esterna, e per una sala larga ed una piccola,
entrava poi in una cameruccia ove Lucy e le materasse erano deposte sopra un
letto.
Il
Dottore, licenziate le quattro donne, e volgendosi alla malata, il cui aspetto
era pallido e patito, le disse:
-
«Benchè qui ogni cosa sia veramente casalinga, potete star tranquilla che letto
e lenzuoli sono di bucato. Li ho guardati prima che fossero messi su.»
- «Voi
siete molto gentile,» disse Lucy sottovoce.
- «Le
nude mura e la mancanza di mobili vi fanno cattiva impressione, lo vedo,»
seguitò il Dottore; «cercheremo presto di render la camera un po' più
appariscente. Volete che vi presenti Rosa, la padrona di casa, e sua figlia
Speranza? Bei nomi, n'è vero?» aggiunse osservando un sorriso in volto a Lucy.
«Sono di buon augurio. Ambedue desiderano rendersi utili, e le farete
contentissime accettandone i servigi.»
Lucy fece
cenno del capo alle donne a lei indicate, che stavano alla porta; donna
avanzata l'una, l'altra pallida giovinetta dagli occhi neri. Vennero innanzi ad
un segno del dottor Antonio, e baciarono la mano alla bella signorina, con un
misto di affettuosa tenerezza e di rispetto. La bella carnagione, gli occhi
azzurri e gli aurei capelli, facevano agli occhi loro parer Lucy più simile ad
un angelo che ad una fanciulla della loro stessa specie.
Il
Dottore, contento della buona relazione stabilita fra l'ospite e le due
ostesse, disse a Lucy: - «Debbo dirvi le disposizioni che ho potuto prendere
per voi, il meglio possibile. Le quattro camere che formano questo piano, le
sole decenti della casa, sono tutte prese a vostro uso; questa per voi,
l'attigua per la vostra cameriera; e dall'altro lato della sala d'ingresso, o
anticamera, per la quale venimmo, una camera da letto per vostro padre. Il
vostro servo avrà una camera disotto.
-
«Andrà benissimo,» disse la povera Lucy cercando di parer lieta: «spero che
papà ne sarà contento come me.» L'Italiano non arrischiò risposta a questa
singolare speranza, ma chiese: «Avete appetito? Desiderate mangiar qualche
cosa?»
- «No,
grazie, non ho punto appetito.»
-
«Tanto meglio. Non vi consiglierei a prendere alcun nutrimento solido per ora.
Adesso vi lascerò, e spero potrete addormentarvi. In ogni caso state quieta, nè
tentate affatto di muovervi, ricordatevene. Vi manderò una pozione, della
quale, avendo sete, potrete prendere di tratto in tratto un cucchiaio.»
- «Ma
vi rivedrò presto?» domandò Lucy piuttosto inquieta nel sentire che il suo
nuovo amico se ne andava.
- «Fra
un'ora o due,» rispose il Dottore, «e allora vedremo cosa si possa fare per
rendere un po' più agiata questa camera. Naturalmente parlo solo di agi
relativi. In questo mondo tutto è relativo, non è vero?»
E
parve un sospiro si mescesse al sorriso, col quale la domanda era stata fatta.
-
«Adoprate liberamente le forbici nello spogliare la vostra padroncina,» disse
indi alla Hutchins lasciando la camera.
-
«Miss Davenne non si deve muovere, non si deve - intendete?» E quindi
ripetè lo stesso avviso in italiano a Rosa e a Speranza.
Come
egli usciva dalla camera, incontrò sulla soglia sir John, trattenutosi alquanto
disotto per vedere se la carrozza veniva. Il Baronetto, non mostrando per alcun
atto o parola desiderio di parlargli, il dottor Antonio passò oltre in
silenzio. Riflettendo tuttavia che il Baronetto potrebbe avere veduta la
figlia, ed avere alcuna cosa a dirgli, si trattenne pochi minuti
nell'anticamera (così chiameremo la stanza d'ingresso d'ora innanzi). Ma
l'Inglese venne fuori, e condotto dalla giovine Speranza traversò quella stanza
andando verso la sua, senza badar nemmeno alla presenza dell'Italiano, il
quale, vedendo che non si aveva bisogno di lui, lasciò la casa.
Sir
John, appena entrato nella camera destinatagli, si gettò sulla sedia
bruscamente, e girò intorno lo sguardo adirato: - «Bel sito, veramente bello,
da passarci dentro quaranta giorni!» disse in tono di scherno il Baronetto.
«Perchè non sei mesi?» e fece una grossa risata. La camera, a dir vero,
pienamente corrispondeva alla descrizione dell'albergo, data dal Dottore, se
pur non lo sorpassava. Le mura una volta bianche, or divenute gialle dagli
anni, senza nemmanco una serie di misere stampe della via crucis, o un misero
pezzo di specchio per interrompere la lor nuda uniformità; la finestre senza
cortine, la vecchia tavola d'abete, le sedie - due di numero, rozzamente
impagliate; la lunga cassapanca, a mo' di feretro, a piè del letto senza
cortine, facean parere la stanza meglio una cella di anacoreta, che una camera
da letto di un Baronetto protestante.
- «Ad
ogni costo dobbiamo tirarci fuori da questa buca,» mormorò sir John levandosi e
passeggiando frettolosamente su e giù; finchè il suono di passi avvicinantisi
lo fece fermare. Era John che veniva, secondo l'ordine, a riferire i danni.
John portò buone nuove.
Eccetto
i cristalli stritolati, e alcuni sfregi negli sportelli, non v'era altro
disordine nella carrozza che impedisse l'andata a Nizza.
-
«Benissimo,» disse sir John, «fate rimettere immediatamente i cristalli.» Per
mala sorte era impossibile rimetterli. John aveva di già prese informazioni a
questo oggetto, e sapeva che cristalli della grandezza richiesta non si
trovavano nella vicina città. Sir John a questa notizia, in tuon di spregio
amarissimo, dichiarò che infatti si sarebbe maravigliato assai se fosse stato
altrimenti. John seguitò poi a riferire, come non avesse potuto portar la
carrozza alla porta di casa, a causa della porta del giardino troppo stretta
per darle passaggio. «E poi non c'era scuderia in casa,» aggiunse John. «Che si
doveva fare?»
Sir
John non rispose, ma scese alla porta del giardino; e dopo una breve ispezione
del luogo, una guardata alla carrozza, una al cielo, e ancora un altro po'
d'incertezza, ordinò a John facesse rimuovere la carrozza alquanto da un lato,
affinchè potesse restarci la notte, se pur fosse necessario. - «Perchè,»
esclamò sir John con dolente sospiro, «le notti sono ancor fredde: e non partiamo
fra un'ora o due, il che non è sicuro, questi maledetti cristalli ci
tratterranno tutta la notte. Ma domani,» continuò il Baronetto risolutamente,
«domani, cristalli o non cristalli, saremo in via per Nizza.»
- «Di
grazia, signore,» osservò John esitando, «si potrà lasciar qui tutta la notte
sulla strada, carrozza e bagaglio con sicurezza?»
- «No
di certo,» rispose il padrone. «Lasciatemi vedere: - in caso che ci abbia a
rimanero, sarà meglio che vegliate nella carrozza con un paio di pistole.»
Avendo
così accomodato la faccenda, se con grande soddisfazione personale di John noi
non possiamo dire, sir John salì gli scalini di pietra che menavano al secondo
piano, sua attual residenza, e si avviò alla camera di Lucy. Ma a mezza strada
s'incontrò colla Hutchins; la quale, in punta di piedi, veniva a dirgli che la
padroncina si sentiva invero debolissima, e aveva proprio allora chiuso gli
occhi per cercar di dormire. Sir John, molto scontento della notizia, che
confermava troppo bene il timore di essere trattenuto la notte, in quella
dimora, si ritirò alla sua stanza. Tuttavia non s'era ancor fermato d'un quarto
d'ora, che di nuovo uscì, scese le scale, e cominciò a passeggiare su e giù
innanzi la casa, spingendosi di tratto in tratto fino alla porta esterna per
gittare uno sguardo melanconico sulla carrozza. Un secondo tentativo per veder
la figlia, essendo per le stesse circostanze mancato, l'infelice Baronetto fece
una dozzina di giri su e giù per l'anticamera: e ritiratosi di nuovo alla sua
camera, si lasciò andare sopra una sedia; e osservando l'orologio, esclamò:
«Come mai? l'ore non corrono in questo maledetto paese?»
Eppure
il tempo era corso, e aveva portato seco una fresca giunta alla provvista di
malumore e d'incomodi di questo povero gentiluomo. Miserie della fragile
umanità, anche di quella dell'uomo più altero d'Inghilterra! Sir John aveva
fame, veramente fame; e se ne vergognava, se ne adirava, ed era spaventato
dall'orribile necessità - necessità che si faceva ognor più sentire - di dover
domandare da mangiare. Domandare da mangiare in quella casa! - assidersi
a tavola sotto quel tetto! Era lo stesso che deporre le armi in faccia
al nemico: era un rinunziare d'un sol tratto all'eroismo della sua situazione.
Immaginatevi Attilio Regolo, appena di ritorno a Cartagine, prima d'ogni altra
cosa ordinare un beef-steak! Sir John ebbe in mente tutte queste idee.
Dopo aver combattuto da bravo per un po' di tempo, sir John alla fine si
arrese. Macchinalmente stese la mano al campanello, strumento di comando di cui
ivi non era traccia; e con sua gran mortificazione fu costretto di andare a
capo le scale, e chiamar John. «Va a veder cosa c'è in dispensa,» disse sir
John languidamente; «supposto che vi sia alcun che somigliante a dispensa in
questo - in questo luogo. Comunque, vedi se si può trovar qualcosa da
mangiare.»
Consumato
così il gran sacrifizio, sir John passò a vedere la figlia. Povera Lucy! Ella
esercitava tutto il suo eroismo. Ella soffriva dolori acutissimi. - «Dove,
figlia mia?» - «Oh, papà, dappertutto. Mi sento tutta rotta. Mi sento al piede
una sensazione così strana e spiacevole, quasi mi fossi mutata in una massa di
sughero.»
- «Ma,
mia cara, tu sai che questa è un'immaginazione. Provati a dormire.
- «Mio
caro papà, ho provato e non posso.» Poverina! veniva meno dalla stanchezza, e
non poteva chiuder occhio. Sir John fece il meglio che potè per consolarla; e
mentre affettuosamente le spartiva gli sciolti ricci cadenti sulle sue arse
gote, le prometteva che l'indomani sarebbe andata a Nizza, e vi avrebbe trovato
ogni agio, se mai fosse stata costretta a rimanere. Ma queste parole non
produssero l'effetto desiderato. Lucy non si sentiva coraggio per avviarsi a
Nizza l'indomani. Ella non si curava punto de' comodi appartamenti, che il
corriere, come assicurava suo padre, avrebbe facilmente trovato per essi in una
città tanto frequentata da Inglesi; - «e da medici inglesi di prima classe,
figlia mia, egli aggiunse, quasi come la migliore speranza.
-
«Quanto a questo,» disse Lucy, «io sono pienamente soddisfatta di questo medico
italiano; è più cortese e premuroso di qualunque medico io abbia avuto; - e voi
sapete, papà, che ne ho avuti di molti.» Sir John arricciò il naso, e non
rispose. - «Non la pensate così, papà?» chiese Lucy coll'ostinazione di un
fanciullo avvezzo a vincerle tutte.
-
«Invero, Lucy, io non saprei; ho veduto sì poca cosa di questo signore; nè
soglio attaccarmi ad alcuno sì presto.» Ne seguì silenzio da ambe le parti,
perchè la graziosa Lucy non amava di sentirsi risponder così.
Di lì
a una mezz'ora bussarono alla porta, e la voce di John annunziò formalmente che
il pranzo era in tavola, «Dovete procurar di mangiar qualche cosa,» le disse
suo padre alzandosi; «vi manderò un'ala di pollo o un uovo, - questo almeno qui
si può ritrovare. Vi farà bene e vi darà animo.»
- «No,
papà,» disse Lucy con notevole risolutezza; «il Dottore ha detto che non devo
mangiare.»
-
«Bene, mia cara, seguite le sue ordinazioni per quest'oggi,» replicò sir John
ostinato quanto la giovinetta nel suo pensiero. «Domani, io spero, avrete
migliori norme da seguire.» Così dicendo lasciò la camera.
La
mensa era stata apparecchiata nell'anticamera. Il pranzo, a gran sorpresa di
sir John, e un po' a suo dispetto, benchè semplicissimo, fu eccellente. Pesce, pollo,
arrosto, erbe, frittata, cacio, conserve di frutti, aranci, e una bottiglia di
vin del paese, da non essere sprezzata nemmeno dal più difficile palato di un
conoscitore. Sir John mangiò e brontolò; e benchè brontolasse, mangiò pure di
buon appetito. John, con un largo cerotto nero attraverso il naso, una
salvietta, non di damasco fiammingo, ma di buona tela casalinga sotto il
braccio; John in cravatta bianca e abito nero, serviva il suo padrone dritto e
solenne, come in un giorno di gala a Davenne.
Il
Baronetto stava dispettosamente gustando il suo secondo arancio, colto fresco
fresco dal ramo, quando il dottore Antonio apparì a capo la scala con un grosso
involto sottobraccio. Il Dottore, fatto un inchino a sir John, passò innanzi a
sinistra - la camera di sir John stava dalla parte opposta; e fu introdotto
dalla Hutchins nella camera di miss Davenne.
« -
Quanto avete tardato!» disse Lucy, appena lo vide, con tutta l'impazienza di un
malato.
- «Ho
piacere di sentirvi dir così,» rispose egli; «buon segno quando il malato
desidera la presenza del medico: ciò suppone fiducia in lui, ed è mezza
battaglia vinta. Sono stato trattenuto mio malgrado. Ma, ditemi, come vi
sentite?» Il dottor Antonio ascoltò il racconto della sua malata con
quell'attenzione, che da tanto sollievo a chiunque soffre; poi disse: «Vorrei
potere alleviare le vostre sofferenze; ma confesso che, per ora almeno, non
credo poterlo fare. Avete sostenuta molta agitazione e molto dolore, e la
natura così disturbata esige un po' di tempo per riacquistare il suo
equilibrio. Tutto quanto noi dottori possiamo fare è di aiutar la natura, ma
non forzarla. Bevete pur della pozione che vi ho mandato, che forse vi farà
dormire un poco.»
Lucy
scosse il capo, come fosse certissima che non avrebbe più dormito. Ma disse
solo: «Che avete lì dentro?» indicando l'involto.
-
«Alcune cortine per la vostra finestra. Tutte queste camere sono a mezzogiorno;
e dobbiamo cercar d'impedire che vi si introduca il nostro sole d'Italia.» Cosi
dicendo, e seguendo le parole coll'atto, salì su una sedia, e cominciò a metter
nel muro alcuni chiodi quanto più adagio potè.
-
«S'impara un po' di tutto in questi piccoli paesi di provincia,» diss'egli
guardandola dalla sua altezza non troppo eroica, e con una delle cortine
sottobraccio. «Noi siamo differentissimi da voi abitanti di grandi città: siamo
povera gente che non possiamo allettare i mercanti a venire a stabilirsi fra
noi. Qui ognuno è per sè giardiniere, falegname, tappezziere, come vedete me in
questo momento. Infatti, spessissimo, per risparmiare il piccolo compenso, uno
fa da medico per sè.
- «Voi
dite noi parlando di questo vicinato,» osservò miss Davenne; «non
intendete già dire che apparteniate realmente a questo luogo?»
- «E
qual cosa vi fa supporre che io non ci appartenga?» domandò il Dottore
divertito da questa osservazione.
- «Non
so esattamente,» rispose la signorina; «ma c'è in voi qualche cosa che mi fa
pensare non abbiate passato qui tutta la vita.»
- A
dirla chiara, intendete dire che non v'ho l'aria sì grossolana quale vi sareste
aspettato in un medico di campagna. Siete una fina osservatrice, per la vostra
età, signorina.»
- «E
quanti anni credete ch'io m'abbia?» domandò Lucy divertendosi anch'essa.
-
«Sedici o diciassette al più.»
-
«Molto più avanti, ne ho quasi venti.»
- «Ah!
davvero? allora mostrate meno anni di quelli che avete. Bene, io devo rendere
omaggio alla vostra penetrazione; e confesso che avete ragione in congetturare
che io non sia della Riviera. Sono siciliano, e nacqui in Catania.»
- «Mi
perdonerete la curiosità: non avete mai dimorato in Inghilterra?»
- «No,
non ci sono stato mai,» rispose il Dottore. «Il mio inglese vi fa meraviglia,
n'è vero? Vi dirò subito come l'ho imparato. La sorella maggiore di mia madre
sposò, nel 1810, un uffiziale inglese di uno de' reggimenti in quei tempi
stanziati in Sicilia. I figli di mia zia furono educati sotto ogni rispetto
come inglesini; e avendo balie inglesi, parlavano inglese fin dalla culla. Ora,
siccome fui educato co' miei cugini, naturalmente anch'io ne imparai la lingua,
che mi divenne famigliare quasi quanto quella del mio paese.»
Così,
alternativamente discorrendo e menando di martello, l'affaccendato Dottore
tratteneva la giovane malata, e cercava di metter su le cortine. Contemplò un
momento, e con aria di grande soddisfazione, quello che i suoi talenti
nell'arte del tappezziere erano riusciti a compiere. Poi, girando lo sguardo
intorno alla camera: «Ah, ecco altro lavoro per me! Vedo una fessura in quella
porta dietro il vostro letto. Non v'ha nulla di peggio di una fessura; e la più
piccola, la peggiore.» E il Dottore uscì e tornò con una lunga striscia di
carta in mano, e un guscio d'uovo nell'altra.
-
«Avete veduto mai un modo più economico, o più pronto di far colla?» chiese
mostrando a Lucy il pizzico di farina e il gocciolo d'acqua contenuto in quel
guscio.
Rise
ella, e fece le meraviglie della sua attività ingegnosa. In fondo, non si
poteva non essere colpito dalla nobile semplicità con cui eseguiva cose credute
indegne di loro dalle persone gentili; e mettendosi anche in positura da render
ridicolo più d'uno. Senza mai però perdere quella cortese virilità di
apparenza, che lo avrebbe fatto notare anche in mezzo alla folla.
Sir
John arrivò proprio nel mentre Antonio stava curvo per terra ad incollare la
carta sulla fessura. Il Baronetto seguì tutti i movimenti del Dottore; dapprima
con aria d'inquietudine, perchè sospettava che fosse un matto; e poi accortosi
della natura dell'occupazione dello straniero, il viso di sir John si spianò in
un sogghigno esprimente il più intenso disgusto e disprezzo. Per sir John il bello
ideale di un gentiluomo era egli stesso. Ora, neppure per impedire che
minasse il mondo, sarebbe sir John disceso ad atto da lui reputato basso, e
l'uomo che avesse incollato carta sopra una fessura nella porta, fatto il
lavoro di un falegname e tappezziere, fosse anche per un Davenne, aveva
perduto, nel suo modo di vedere, ogni diritto al rispetto e alta stima altrui.
Mentre
sir John sprecava una gran quantità de' suoi pensieri sul Dottore, che pensava
niente affatto a lui, Speranza, la figlia della padrona di casa, portò un
grosso mazzo di fiori, per la maggior parte selvatici, e lo dette al dottor
Antonio: il quale, soddisfatto in apparenza del suo successo tanto di attaccar carta,
come in appender cortine, cominciò immediatamente a esaminarli e ad accomodarne
un mazzolino. Lucy osservando che metteva in un vaso soltanto alcuni de' fiori,
e gli altri gettava via, domandò perchè così gettasse alcuni de' più belli.
-
«Perchè l'odore di quelli che chiamate i più belli può farvi male. Desidero
farvi avere un mazzetto di fiori per rallegrar l'occhio, non per profumarvi la
camera. È sempre male il metter fiori odorosi in una camera da letto; e a
fortiori, staranno anche più fuor di luogo in una camera da malato. Nè
intendo di lasciar qui neppure questi.» E avviandosi nella stanza attigua, pose
il vaso su una tavola, ove miss Davenne poteva dal letto godere della vista di
que' fiori.
-
«Adesso che c'è altro?» diss'egli fregandosi la fronte coll'indice, come per
ricordare alcuna cosa. «Ah! ecco:» e volgendosi a Lucy: - «Siete avvezza a
tener lume in camera la notte?» Al suo risponder «sì,» proseguì: - «Dunque
bisogna procurarne uno per voi.»
Ordinò
allora a Speranza di portare un pezzo di sughero, con un po' di stoppino già
usato nei lumi a olio; e con quei materiali fece una lampada da notte
corrispondente al bisogno, quanto una delle privilegiate di Londra. E dopo
visitata un'altra volta la fasciatura del piede di miss Davenne, disse:
- «Si
fa tardi, e bisogna vi dia la buona sera. Se durante la notte vi sentiste
peggio, che spero e penso non avverrà, - ricordatevi che lo dico solo per
riguardo vostro e non per mio - spedite subito a prendermi in Bordighera. La
gente di casa troverà un messo; e poi ognuno sa dove stia il dottor Antonio.»
- «E,
di grazia, quanto è lontano questo Biurdigora o comunque voi lo
chiamate?» domandò sir John parlando la prima volta da che era entrato in
camera.
-
«Circa dieci minuti di cammino,» rispose Antonio. «Se venite a questa finestra
potete vederlo: là, in cima alla collina, alla vostra dritta.»
-
«Grazie: e potrei pregarvi di dirmi se si può trovare alcun magistrato in
queste vicinanze?»
-
«Abbiamo un giudice di pace in Bordighera,» rispose il Dottore.
- «Ah!
servirà benissimo. Troverò tempo per vederlo domattina a buon'ora; perch'io non
intendo che questo furfante di postiglione se la scappi liscia.»
- «Se
così è, vi bisogna un po' di pazienza,» rispose il Dottore. «Prospero non
potrebbe rispondere alla chiamata proprio adesso. Sta malato in letto, e non
per alcuna offesa di corpo, ma per il contraccolpo morale che ne ha ricevuto.
Gli ho dovuto cavar sangue questa sera, prima di venir qui.»
- «Mi
spiace sentirlo,» disse sir John raddolcito. «Nello stesso tempo dovete
convenire con me, signore, che io ho obbligo verso tutti i viaggiatori di non
passar sopra alla mala condotta flagrante di un ubbriacone e...»
-
«Scusate se v'interrompo, signore. Io non voglio difendere Prospero dal
biasimo; ma credetemi, l'ubbriachezza non ha niente che fare colla disgrazia di
oggi. Prospero non s'è ubbriacato mai in sua vita. Lo posso affermar
positivamente, perchè l'ho conosciuto da tre anni in qua. Il vizio
dell'ubbriachezza è rarissimo in queste parti, e i nostri postiglioni
specialmente sono riputati modelli di sobrietà. Chiedetene a tutte le guide dei
legni di posta che vanno ogni giorno da Genova a Nizza e viceversa, e vi
diranno come han detto a me tante volte: che se in questa strada accade un
numero sì piccolo di disgrazie, non ostante la serie quasi continua di salite e
discese, e non poche voltate rapide, ciò si deve alla cura e alla proverbiale
sobrietà dei postiglioni.»
Sir
John non replicò motto a questo discorso: sicchè il Dottore, salutando, si
licenziò.
- «Spero
non vorrete querelare questo povero giovane, papà?» disse Lucy.
-
«Sarebbe inutile per ora, mia cara, come avete sentito; e prima che il
galantuomo stia in gambe, noi saremo lontani un bel tratto.»
- «Ah!
papà,» rispose Lucy, «temo che non potrò sopportar la fatica di un viaggio per
qualche tempo: mi sento tanto debole e abbattuta. Mi dispiace per voi, caro
papà.»
- «Non
ve la pigliate per me, cara fanciulla,» disse sir John lisciandole la guancia.
«Prima di tutto, voi stessa non sapete quel che può far per voi una notte di
buon sonno: e poi, alla peggio,» aggiunse il Baronetto divenuto più magnanimo
dopo il suo pranzo, «purchè vi ristabiliate, non mi curerò di un po' d'incomodo
per alcuni giorni.»
Lucy
gli prese la mano e gliela baciò in atto di gratitudine.
-
«Sapete, papà?» disse l'invalida dopo una breve pausa, «che ho scoperto di
quale paese è?»
-
«Chi? - il postiglione?» domandò sir John riscuotendosi da riflessioni non
troppo piacevoli.
-
«Papà, come potete voi? - Il Dottore. È un siciliano.»
- «Davvero?
mi è stato detto che la Sicilia è un bellissimo paese,» rispose il Baronetto
piuttosto con freddezza,
- «Son
sicura che c'è qualche mistero intorno a lui,» continuò Lucy. «Io non credo -
Lo credete voi, papà? - ch'egli sia proprio nato per far il medico? Non mi
maraviglierei che venisse ad essere uno dei nobili che sono stati banditi. Mi
ricordo di aver sentito a Roma parlar di rifugiati politici. Egli somiglia ad
una di quelle teste di Vandyck, che vedemmo a Genova. Non vi pare veramente
bello, papà?»
- «Sì,
è un bell'uomo; e colla sua lunga barba riuscirebbe un magnifico cacciatore,»
disse sir John seccamente.
- «Oh!
papà, questo è troppo cattivo. Come potete parlare in tal modo di una persona
sì evidentemente gentile, e che lo è stato tanto per noi?»
- «Mia
cara Lucy, la vostra gratitudine non è troppo logica. L'essere quest'uomo
riuscito utile a noi, non è ragione per credere che sia un principe travestito.
Comunque, mia cara Lucy, non ho nulla a ridire sulla vostra voglia di far
romanzi intorno a quest'Esculapio barbanera. Sospetto solo ch'egli vorrà
preferire il modo, onde vorrò mostrargli il sentimento di gratitudine che
abbiamo per lui.»
Lucy
fissò con un po' di ansietà gli occhi in faccia a suo padre. «Non temete, Lucy;
il pagamento che io offro al vostro eroe sarà proporzionato al suo rango
presunto più che all'apparente.» Siccome Lucy pareva ancora inquieta, il
Baronetto continuò: «Pazzerella, credete che questo Dottore siasi dato tanto
disturbo per amor de' vostri begli occhi?»
Lucy
sospirò, chè forse teneva a un'idea delle sue, che il Dottore si avesse preso
tutto quel disturbo per pura bontà d'animo; e forse ell'era romantica a pensar
così. Comunque sia, non disse altro; chè il sospiro era stato seguito da un
attacco di tosse che la lasciò del tutto sfinita.
Sir
John, quando si fu chetata la tosse, credette meglio di lasciarla sola colla
debole speranza che si addormentasse. Com'egli si chinava a baciarla, il suo
occhio fu attratto da alcun che di strano a capo del letto, che non aveva
veduto prima. Guardando più da presso, trovò appeso al muro un crocifisso di
piombo, una stampa di gesso della Beata Vergine, con un vasettino di acquasanta
incrostato sotto; e un ramo di palma, che di fatto era stata benedetta.
Chiunque abbia mai viaggiato in Italia, dee aver vedute siffatte cose
quotidianamente, o in vendita sulle strade, o nelle camere da letto di povere
case. Sir John, esclusivo in materia di culto esterno come in ogni altra cosa,
perdette la poca pazienza che gli restava, trovando cose che credeva emblemi di
idolatria sopra il capo di sua figlia; e immediatamente ordinò alla Hutchins di
portar via tutto quell'ingombro, e badar bene ch'egli non ne vedesse mai più di
simili in alcuna delle camere. Aspettò finchè vide il suo comando eseguito; e poi
con disposizione d'animo non troppo caritatevole, prese la candela e si ritirò
alla sua camera.
Lo
scoramento che provava Lucy di non potere muoversi l'indomani, lo stato di
completa prostrazione nel quale l'aveva lasciata, costrinsero sir John, rimasto
solo, a ripensare con tristi presagi tanto all'allarmante dichiarazione del
dottor Antonio, quanto all'impossibilità di traslocare sua figlia. Com'ei ci
pensava, la ferma risoluzione sin allora nutrita di non badare a quella
dichiarazione, cominciava a vacillare. Evidentemente accadeva una reazione
nella mente di sir John. Per la prima volta da che era entrato nell'osteria, ei
sentiva come la terribile sentenza dei «quaranta giorni» in quel
deserto, potesse aver effetto: supposizione, è vero, appena fatta, rivocata,
anzi annientata da una restrizione mentale in questo senso: che volontà e
danaro per eseguir tal voglia, non potevano in fin dei conti non riuscire a
vincere ogni difficoltà. Se una materassa si ponesse attraverso i sedili della
carrozza, e i cavalli si facessero andare al passo, perchè Lucy non vi avrebbe
a star sicura e comoda come sul letto? Eccellente idea, certamente; ma v'erano
ancora dei «ma» per via. Ahimè! per quanto facesse per non vedere la realtà, la
dura realtà si presentava gigante innanzi all'infelice Baronetto.
In
mezzo a questa lotta di pensieri, si preparò a mettersi in letto con un gran
sospiro; un sospiro non causato solo dall'aspetto del misero giaciglio e dalla
prospettiva di una notte incomoda; ma vecchie reminiscenze risvegliavano altre
ragioni d'inquietudini nella mente del Baronetto. L'essere in terra straniera,
in mezzo agli estranei, senza la vicinanza di alcun compatriotto, era già di
per sè bastante; ma il ritrovarsi in mezzo agli Italiani, era più che bastante
a cagionare ed autorizzare ogni sorta di timori. V'era in una cellula del suo
cervello una tappezzeria di nozioni intorno all'Italia: nelle quali, stiletti,
banditi e vendetta, figuravano accanto ad osterie solitarie, a casupole sulla
marina; dove i viaggiatori venivano attirati, assassinati e spogliati. «Paese
diabolicamente spiacevole!» esclamò sospirando sir John; «e dove i vostri
dottori di campagna hanno davvero una faccia come Rinaldo Rinaldini.»
Le
campane delle chiese di Bordighera che suonavano il Deprofundis, un'ara
di notte; le voci dei pescatori che si chiamavano l'un con l'altro in distanza;
lo stesso mùgghìo del mare che si rompea chetamente sulla spiaggia, avevano un
non so che di sinistro all'orecchio del Baronetto. Uscito cheto cheto dalla
camera, andò alla porta della cameriera; e chiamatala, le ordinò cautamente,
sottovoce, di chiudere a chiave e tirar il catenaccio al suo uscio; poi tornato
alla sua camera, vi si barricò dentro, e si mise a letto in una disposizione
d'animo tanto felice, quanto avrebbe avuto se fosse cascato nelle mani degli
indiani rossi.
Ora
noi dobbiamo rendere a sir John questa giustizia. Se avesse saputo e creduto
che la disgrazia occorsa a sua figlia era così grave qual era di fatto,
l'inquietezza per la sua bambina non avrebbe lasciato alzare il loro capo
d'idra a quelle spregevoli supposizioni e timori. Ma abbandonatosi alla fiducia
che quel fatto non era nulla più che una slogatura di caviglia; e non credendo
d'aver in ciò alcun motivo di apprensione, sir John aveva agio sufficiente di
accarezzare a sua voglia non solo i suoi reali fastidii, ma pur tutti que'
pericoli della situazione che fantasticava. Come poteva, davanti a circostanze
tanto potenti e dietro gli indizii replicati da Antonio, durare ancora in tale
illusione? La risposta è facile. Sir John era trascinato da un'idea
preconcetta, dall'idea che il dottor Antonio avesse interesse ad esagerare,
anzi che a diminuire la gravità del male sofferto da miss Davenne. E il
supposto che uno affatto estraneo, un medico di campagna, e italiano per di
più, potesse, per riguardo de' sentimenti suoi, di sir John, aver nascosto i
peggiori caratteri del caso di sua figlia, era tale assurdo che non poteva mai
entrargli in mente. L'altero Baronetto avrebbe potuto nello stesso modo supporre
- che la famiglia Davenne non fosse una delle prime famiglie in tutto il Regno
Unito.
Mentre
sir John si chiudeva dentro, e il suo umile omonimo, in uno stato intensamente
nervoso, faceva la guardia alla carrozza; Rosa e Speranza, non occorrendo più i
loro servigi agli ospiti di sopra, si erano ritirate nel sito ove avevano fatto
disegno di dormire: un piccolo e scuro bugigattolo dietro la cucina, nel quale
tenevasi abitualmente una poca provvista di legna e carbone. Un pagliariccio e
una coperta in due dovea lor servire di letto; e questo era quanto quelle
povere, semplici e laboriose creature avevano pensato a riservar per sè. Fra la
compassione per la signorina, e il rispetto di sir John e del suo servo John,
avevano ad essi ceduto non solo la parte di casa riservata ai pochi e modesti
viaggiatori che per caso qualche volta vi passavano la notte; ma anche la
propria camera, e quant'altro possedevano di letti, materassi, cuscini, ecc.
Lungi dal rammaricarsi del sacrifizio de' loro piccoli comodi usuali, madre e
figlia si davano gran pensiero del come potrebbero accrescere quelli
degl'inaspettati inquilini. - «Che fortuna,» disse Speranza, «che questi
signori portino con sè le loro posate. Non fosse che per questo, non so come
avremmo fatto co' nostri quattro cucchiai e forchette d'argento. Perchè, pensa
mamma, che soltanto il vecchio signore a ogni piatto deve avere cucchiai e
forchette pulite.» E le due donne si misero a passar mentalmente in rivista i
fornimenti di casa di tutti i loro più ricchi vicini; e a pesar la probabilità
di avere tale o tal altro articolo di servizio in prestito da essi il domani.
Ma in fin dei conti, che bisogno c'era di stillarsi tanto il cervello, quando
ci era il dottor Antonio? Il dottor Antonio avrebbe procurato tutto l'occorrente
- il dottor Antonio avrebbe messo tutto in ordine. A sentir le due donne,
ognuno avrebbe potuto supporre che questo medico di campagna era uno dei genii
delle Notti arabe, e che bastava soltanto battesse col piede in terra,
per farne venir fuori un palazzo bello a preparato.
- «C'è
una cosa, mamma,» disse la fanciulla, «che dobbiamo far subito; ed è di levare
il ramo di pino d'in su la porta. So che il vecchio signore non può sopportarne
la vista; fece un viso quando vi passò davanti!» - «Dunque sarà levato,»
rispose la madre; «forse sarebbe meglio tor via anche le panche e le tavole del
giardino. Domani è domenica, e la gente di Bordighera verrà qui dopo i vespri,
e son sicura che il signore non ama di vedere tanta folla intorno nel giardino.
Noi potremo dare a quelli cui piaccia, la lor bottiglia di vino nell'entrata; e
quelli cui non aggrada, se ne andranno altrove. Non voglio che vengano a fumare
e a cantare sotto le finestre della signorina.»
- «È
vero,» rispose la figlia, e il dottor Antonio ha detto che sopratutto ella ha
bisogno di star quieta. Oh, mamma, vedesti mai faccia sì cara? pare la Madonna
sopra l'altare.» - «Sì, pare davvero,» acconsentì Rosa, «Dio la benedica!» -
«Dio la benedica!» ripetè Speranza; e con questa benedizione sulle labbra,
madre e figlia si addormentarono.
Avendo
per ora collocati tutti i nostri personaggi, eccetto il principale - quello
almeno che dovrebbe esser tale secondo il nostro titolo - possiam dare una
guardata anche a lui.
La
dimora del dottor Antonio in Bordighera consiste in una stanza tollerabilmente
larga, che serve nello stesso tempo di sala, di studio, di libreria: e sulla
quale si apre una piccola camera da letto. Un lato della sala è coperto interamente
di scaffali ripieni di libri; una mezza dozzina di sedie, e una tavola mediocre
completano la mobilia. Nel lato opposto agli scaffali pende un flauto e una
chitarra, due fioretti, alcuni guanti e maschere da scherma; e sotto queste sta
la carta della Sicilia. Libri stanno sparsi sulle sedie, per terra, per tutto;
e ce n'è un monte sulla tavola, innanzi la quale sta seduto il nostro eroe,
accarezzandosi la barba coll'occhio fisso su di un libro che assorbe tutta la
sua attenzione. Fra le pagine stampate vi sono incisioni di gambe, sotto tutte
le forme di fratture, e con ogni varietà di modi di accomodarle e fasciarle. Di
tratto in tratto il dottor Antonio s'alza, passeggia su e giù per la stanza in
atto di profonda meditazione; va agli scaffali, prende un grosso in-foglio, e
sembra stia confrontando note. Le ore corrono rapidamente, ed egli rimane a
studiare, e ad accarezzarsi la barba. Ora guarda al suo orologio, e fa
un'esclamazione di maraviglia nel vedere come il tempo è passato: prende il lume
come per andar a letto nella camera attigua, poi si ferma subitamente; posa giù
di nuovo il lume, e se ne va di nuovo allo scaffale. C'era ancora un punto sul
quale non si è ancora capacitato; c'è una complicazione che può nascere, e che
ancora non ha trovato menzionata.
La
luce dell'alba penetrando a traverso la finestra, lo trovò ancora in lettura.
Alla fine chiuse il libro, smorzò la lampada divenuta inutile, e, vestito
oom'era, si gettò sul letto.
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