CAPITOLO IV.
Scaramucce.
Piuttosto
sopra pensiero, ma col suo solito contegno, di buon passo sostenuto, ma non frettoloso,
il dottor Antonio la mattina seguente, di buon'ora, si sarebbe potuto vedere
scendere giù per la collina di Bordighera nella direzione dell'albergo
stradale, ove giaceva la sua giovane malata. Il dottor Antonio non era bello al
modo degli eroi da romanzo in generale. Aveva la bocca larga, un naso di forma
nè greca, nè romana, zigomi piuttosto sporgenti: in breve uno stampo di
fattezze irregolari, e nello stesso tempo un po' leonine: - tutto quanto poteva
dirsi in suo favore consisteva in questo, ch'egli era di viso espressivo e
intelligente. Nelle sue tempie prominenti e rotonde, che solea talvolta muovere
a mirabile contrazione, appariva forza di volontà e di pensiero. Il suo
sorriso, talvolta tinto da un'ombra di cheta ironia, era abitualmente dolce e
prevenente. Nel complesso la sua apparenza si faceva notare; e imponeva più il
rispetto che non attraesse la simpatia.
Il
nostro Dottore pertanto, la mattina di buon'ora si avviava verso l'osteria del Mattone,
tale essendo il nome dell'umile albergo di strada; e se fosse così chiamato o
dal suo rosso color mattone, o dall'essere posto sopra un terreno occupato già
da una fornace di mattoni, non abbiam dati per decidere. Che fosse di una
apparenza squallida e singolare, nessuno che avesse occhi in capo poteva
avventurarsi a negarlo. Ed è un fatto che, quando da prima fu fabbricata la
casa, doveva aver volta la fronte al nord, cioè rimpetto alla strada; ma
coll'andar del tempo, probabilmente per evitar la polvere, le primitive
finestre e l'ingresso erano state chiuse a pietra e a calce, e delle nuove
aperte nel lato opposto, cioè dalla parte rivolta a mezzogiorno. Glie n'era
pertanto derivato un aspetto duplice, contorto, e poco naturale; molto curioso
a vedersi. Invece della scala che precedentemente conduceva dal pianterreno al
piano disopra, resa inutile dall'attuale mutazione; una doppia branca di
massicci scalini di pietra, connessi in cima ad una larga spianata o loggia,
era stata aggiunta all'esterno: e saliva dal giardino sino all'altezza della finestra
di mezzo del primo piano, tagliata abbasso per servir di porta d'ingresso.
Questi scalini, comparativamente enormi, e la loggia anch'essa essendo
orridamente sproporzionata per la diminutiva casa alla quale si appoggiavano,
accrescevano la stranezza del suo aspetto; e suggerivano l'idea dell'abito di
un uomo adulto gittato sulle spalle di un fanciullo di dieci anni.
Il
dottor Antonio trovò la sua malata in uno stato tutt'altro che soddisfacente.
Lucy aveva appena chiuso gli occhi tutta la notte; si lamentava del dolor di
testa e di una sete continua; aveva le labbra arse e il polso cattivo, -
insomma una gran febbre. - «Vorrei avervi cavato sangue fin da ieri,» disse il
Dottore dopo averle sentito il polso: «avete nessuna difficoltà a farvi cavar sangue?»
-
«Nessuna affatto, se dite che è necessario,» rispose Lucy: «ma fareste meglio a
parlarne prima a papà.»
-
«Benissimo; volete dunque aver la bontà di mandar la vostra cameriera a dire a
sir John Davenne che desidero vederlo?»
La
Hutchins, data un'occhiata alla padrona, si mosse per andare.
-
«Aspettate un momento nella vostra camera, Hutchins, prima di andare da papà,»
disse Lucy, «ho da domandar prima una cosa al dottor Antonio.»
Restati
soli, Lucy spalancando gli occhi scintillanti dalla febbre, li fissò acutamente
sul Dottore alquanto maravivigliato, e poi disse: «Sono forse in pericolo?»
Il
Dottore ridendo cordialmente:
-
«Niente più di quello sia io,» rispose; «chi vi ha messo questa idea pel capo?»
- «Vi
prego,» disse Lucy, «non cercate di illudermi, non mi trattate come un bambino.
Io non ho paura di morire; ma se ho da morire, ne devo essere avvisata: e debbo
e voglio saperlo.»
-
«Avete un gran coraggio, ne son sicuro,» replicò il Dottore un po' commosso;
«ma vi posso assicurare che il vostro stato attuale non richiede per nulla
l'esercizio della vostra forza d'animo. Credetemi, voi non avete maggior
probabilità di morire adesso di quello che l'abbia io.»
-
«Parola?» chiese Lucy stendendogli la sua manina.
-
«Parola,» rispose Antonio stringendola nella sua.
- «Vi
ringrazio, disse Lucy. «Or io vi dirò ciò che mi ha fatto credere di essere in
pericolo. Questa mattina di buon'ora, la prima cosa che io abbia veduta è stata
la giovinetta che chiamate Speranza. Credo che fossi mezzo addormentata, non essendomi
accorta quando entrò in camera. Stava seduta guardandomi intentamente. Il suo
sguardo, sempre espressivo, era tanto pieno di compassione e di dolore quando
s'incontrò nel mio, che un tremor di paura mi penetrò nel cuore. Delle lagrime
grandi e grosse piovevano giù per le sue guance. Credetti che una giovanetta
non si sarebbe afflitta tanto per una estranea, se in me non ci fosse stata
qualche gran cosa di male; e siccome mi sentivo veramente male, non potei
immaginarmi altro che questo.»
-
«Ubbie!» interruppe il Dottore. «Speranza è una pazzerella, piena di affetto,
che non può tenersi di mostrarlo in tempo e fuor di tempo. Noi Italiani
passiamo per gente fuor di modo espansiva, lo sapete, soggiunse ridendo. Di
più, una ragazza di buon cuore, come so che è Speranza, non mi maraviglio che
siasi messa a piangere nel vedere una persona sì giovane e sì... - (qui Antonio
si fermò ed esitò, ma non più di un istante) e sì amabile, soffrir tanto. Mi
permettete ora di veder vostro padre?»
- «Ah
sì;» ed alzata alquanto la voce, Lucy fece andar la Hutchins a far l'ambasciata
del dottor Antonio.
Sir
John si era levato di buon mattino nella deplorabile disposizione d'animo di
uno che ha passato una notte tristissima; ed ha per di più qualche picciol
foriere di gotta. Sir John aveva già veduta la Hutchins, e ricevuto da lei un
rapporto sfavorevole sullo stato di sua figlia; ed aveva perciò perduto ogni
speranza di partire in giornata. Sir John avendo chiamato John che gli portasse
i rasoi, aveva sentito che non era in casa. La quale sequela di fastidii
reagendo necessariamente sui nervi dell'imperioso Baronetto, egli aspettava
impaziente il servo per rovesciare nella sua grossa testa rotonda tutto quel
cumulo di dispetto, - dispetto, non ira, è la giusta parola - che gli pesava
sul cuore. «Ogni cosa va a rovescio in questo maledetto paese!» esclamò il
Baronetto come per sollevarsi.
Sir
John aveva poche nozioni, ma molto assolute intorno agli Italiani. L'Italia,
sir John l'ammetteva, era un bel paese, ma appena appena abitabile: una fornace
la state, una ghiacciaia l'inverno. Roma un luogo degno d'esser veduto, ma
grave! grave! grave! E dichiarava gl'Italiani, popolo rapace, dalla parola
melliflua, dall'aspetto misero, che non andava mai senza la corona in una
saccoccia e lo stiletto nell'altra.
Per
ogni coppia d'uomini che s'incontrassero in istrada c'era o un cantante o un
bandito o un nobile spiantato, che viveva sull'ingegno; che tale era il
catalogo degli elementi costitutivi della società italiana: arricchito
ultimamente della fresca giunta di cospiratori repubblicani, assetati di
sangue, perpetuamente congiurati contro il loro sovrano legittimo, - una nuova
varietà della specie italiana, della quale sir John aveva udito parlare assai
nella sua ultima dimora in Roma da un giovane principe romano, nipote di un
cardinale, che ricercava molto la società degli Inglesi. Affine di studiar
meglio il carattere, le abitudini e i costumi italiani, sir John frequentava
solo famiglie inglesi: aveva un medico inglese, servi inglesi, e fino il cuoco
inglese; mangiava pranzi inglesi, beveva vini sedicenti inglesi, e comprava a
botteghe inglesi; - in una parola, sir John avea realizzato in Roma una piccola
Londra a suo modo.
Quando
John ritornato si presentò avanti al padrone, aveva in faccia un'espressione
tanto viva di disperazione, che anco così indispettito com'era, il Baronetto
mutò la meditata tempesta d'invettive nella domanda:
- «Che
diavolo c'è?»
-
«Sono stato a Bordighera, signore,» rispose John, «e non c'è nè carne, nè thè,
nè burro da comprare! Come faremo noi?» domandò John in tono tanto
compassionevole, che tre quarti d'un sorriso spianarono le labbra di sir John.
Proprio
in questo punto interessante, si sentì un lieve battere alla porta, ed entrò la
Hutchins col messaggio. Sir John, alquanto inquieto, passò immediatamente
nell'anticamera, ove trovò il Dottore. Sir John invitò il Dottore a sedersi.
-
«Questa mattina trovo miss Davenne,» cominciò il Dottore prendendo una sedia,
«con una buona febbre addosso. È ciò che io mi aspettavo. E credo che ne
sarebbe sollevata con una piccola sanguigna.»
Sir
John, di cui uno dei pregiudizii più favorevoli era che tutti i medici italiani
salassavano a morte i loro malati, sentendo questa proposizione, diè un balzo
sulla sedia e disse con gran calore:
-
«Sanguigna! nessuna sanguigna sotto qualsiasi pretesto; per parte mia non
voglio sanguigne!»
Il
dottor Antonio si fece rosso fino al bianco degli occhi: - chi sa cosa stava
per replicare! - ma ritenendo a grande sforzo la risposta già pronta, disse
lentamente e con calma: - «Neppure se vi assicuro che è assolutamente
necessaria?»
- «Non
ammetto questa necessità,» rispose sir John in cagnesco; «e pongo per
condizione sine qua non alla vostra cura di mia figlia, il non cavar
sangue.»
- «È
così, eh!?» disse il Dottore; e senz'altra parola cavò il portafogli, e scrisse
su di un foglio volante alcuni nomi; e stendendolo a sir John, continuò: «Sono
i nomi e gl'indirizzi de' due medici condotti più vicini; la signorina sarà
sicura con uno di essi. Non mi ritirerò finchè non sia qui uno di questi
signori.» Così dicendo si alzò con un inchino, passò sulla loggia, e incrociate
le braccia, appoggiossi contro il parapetto, in positura di una sentinella che
aspetti d'esser mutata.
A
faccia a faccia con questa risoluzione tanto subitanea dell'Italiano, sir John,
come fanno molti spinti troppo oltre dalla passione, cominciò a pentirsi di
essersi eccessivamente avanzato. Le difficoltà si presentavano alla sua testa
cocciuta le une sulle altre come montagne. Suppongasi che nessuno dei due
medici parli inglese - nè era probabile che lo parlassero; suppongasi che Lucy,
che avea preso capriccio per quest'Antonio, rifiuti di riceverli; suppongasi
che quest'uomo abbia ragione; e suppongasi che la vita di lei possa esser messa
in pericolo dalla opposizione di sir John. Non c'è altro, pensò sir John, che
una piccola conciliazione con questo spiacevolissimo fra gli Italiani;
quest'uomo, naturalmente, aspetta solo una parola; e facendo uno sforzo
prodigioso, con voce querela esclamò: - «Perchè volete voi cavar sangue?»
-
«Perchè,» rispose Antonio volgendosi verso il Baronetto mentre parlava, e poi
riprendendo la sua primiera posizione, «perchè, com'ho già detto, lo credo
indispensabile.»
Seguì
a ciò una pausa mortale.
-
«Clinica italiana, per tutto la stessa,» proruppe sir John parlando fra sè a
voce alta: «non altro che lancetta, la stessa ciarlataneria in tutta la
penisola. No, no, non può essere, come posso permettere una sanguigna?»
Antonio
sentì, ma non rispose.
-
«Dottor Antonio, siete dunque risoluto a cavar sangue?» esclamò il Baronetto
passeggiando per la stanza esasperato.
- «Voi
sbagliate,» replicò il giovane alteramente; «ho risoluto, in questo caso, di
non far altro se non consegnare la signorina in mani migliori. Attenderò
l'arrivo del mio successore;» e si mosse verso le scale. Sir John si affacciò
alla porta di entrata, e disperatamente disse: - «Forse sono stato troppo
precipitoso; ma voi potete comprendere i miei sentimenti, signore; - i
sentimenti di un padre per un'unica figlia.»
V'era
angoscia reale nella voce, reale angoscia nell'espressione del volto del
Baronetto, come fu ben veduto dal Dottore che si era rivolto verso lui.
- «La
prova che intendo e rispetto i vostri sentimenti,» disse Antonio, «sta in
questo che invece di risentirmi degli insulti contro la mia professione e la
mia patria, - ciò che avrei fatto con qualunque altra persona - vi scongiuro
ancora una volta a lasciarmi fare pel mio malato quel che credo necessario.»
Queste parole furono dette con tanta semplicità, e pur con tanto calore; v'era
una tale impronta di dignità in tutta la persona di quest'uomo, così come stava
sulla soglia, in atto di chi dà un solenne avviso; tanta riserbatezza e
cortesia insieme nella sua voce, che sir John, eccitato com'era, non potè
tenersi di esserne colpito, e disse con marcata esitazione: - Se consentissi
alla proposta di cavar sangue a mia figlia, agirei contro il parere espresso di
ogni medico che l'ha curata.»
- «Io
stesso vi avrei dato quel parere,» disse Antonio, «ma vi sono condizioni che
devono modificare le regole più salutari; e questo di miss Davenne è appunto il
caso.»
-
«Bene,» disse sir John, «così come mi trovo, non ho altra alternativa che di
lasciarvi fare quel che credete conveniente. Pensate solo che cavando sangue a
miss Davenne, voi ne sarete responsabile interamente.»
-
«Innanzi a tal responsabilità non mi sono mai ritirato, e l'accetto
volentieri,» rispose Antonio quasi raggiante; e senza ritardo tornò alla camera
di Lucy.
Non
appena ebbe dato sir John questo sgraziato consenso, che se ne adirò contro sè,
e tornò alla sua camera co' sentimenti di persona profondamente offesa. A capo
di un quarto d'ora, questo sentimento risolutamente fomentato e nutrito, erasi
accresciuto, espanso e tramutato in chiaro e deciso convincimento di essere
stato idegnamente sopraffatto; scoperta immediatamente seguita da intensa
commiserazione di sè, il sacrificato; e da uno scoppio di nuova accalorata indignazione
contro Antonio, il sacrificatore: - «E così, io sto qui in balìa di costui!»
disse fra sè sir John. A quest'idea tutto tutto l'altero sangue dei Davenne si
rivoltò nelle sue vene. Corse adirato alla porta d'ingresso, e ordinò a John,
il quale stava passeggiando pieno di abbattimento in giardino, di comandare
immediatamente cavalli di posta per la carrozza, e poi tornare ad avvisarlo.
Quindi aperto con atto violento il suo tavolino, il Baronetto cominciò a
scrivere; non coll'usata compostezza pomposa, ma in modo affatto teatrale,
facendo a dritta e a sinistra sgorbi da stracciar la carta in pezzetti, con un
impuntare e stridere di penna da fare allegare i denti a chiunque altro non
fosse stato così irritato.
Sir
John aveva finito e sigillato la sua irosa lettera, quando il servo arrecò la
consolante notizia che i cavalli verrebbero immediatamente. - «Attaccate
all'istante, appena giunti,» disse il Baronetto, «e andate a Nizza quanto più
presto potete con questa lettera a quel console inglese, e consegnatela in sue
proprie mani. Gli ho domandato che vi dia il nome e l'indirizzo del primo
medico - medico inglese, intendo, della città. Trovatelo e portatelo qui a
qualunque costo, e col menomo ritardo possibile. Nessuna fermata per istrada;
dovete trovarvi qui di ritorno domattina.»
John
fece riverenza, e di lì a dieci minuti sir John ebbe la consolazione di sentir
correr via la carrozza.
È
nostro debito dire una parola del messaggiere. John Ducket discendea in retta
linea da una generazione di servitori della famiglia Davenne, tutti, com'esso,
nati e cresciuti nei domimii, e succedutisi l'uno all'altro nella qualità di
dispensieri, con una regolarità che alla fine aveva fatto quell'ufficio
ereditario nella lor famiglia. John nacque tuttavia stando il suo padrone in
fasce, e sir Aubrey gli aveva dato il nome del suo erede e figlio, l'attuale
sir John, in ricognizione dei fedeli servigi dei Ducket. Avendo il tempo
adoperato la sua falce, John successe a suo padre e a suo avo, ed era adesso il
servo di confidenza di sir John; e in esso il Baronetto riponeva illimitata
fiducia e ne faceva spesso il suo capro espiatorio. John era stato avvezzo ad
obbedienza passiva sin dálla sua prima gioventù: e aveva sempre continuato a
camminar su questa via di obbedienza tutt'altro che a lui molesta, perchè se
alcuno pensava più altamente della famiglia Davenne che lo stesso sir John,
questi certamente era John Ducket. Egli ne adorava persine il nome; ogni parola
che usciva di bocca a sir John, aveva per lui tutta l'autorità dì un oracolo.
Se gli avesse sir John ordinato di andare a Nizza a riportare il primo che
avesse incontrato per via, in vece del primo medico, John ci si sarebbe avviato
colla stessa risoluzione di obbedir letteralmente, e avrebbe creduto
perfettamente ragionevole il comando.
Mentre
John sedutosi a suo bell'agio dentro alla carrozza del padrone, fa la parte del
Baronetto; e guarda accigliato d'alto in basso i viaggiatori pedestri che lo prendono
per un gran personaggio, e gli fan di cappello cedendogli il passo; - mentre
sir John conta le ore che scorrono, e pregusta in ispirito la vendetta, questo
frutto si dolce anticipatamente, e sì amaro poi ad assaggiare; il dottor
Antonio aspetta con grande ma dissimulata ansietà l'effetto della sanguigna
mattinale. Nel corso di poche ore egli è di già tornato quattro volte; e la
Hutchins continua a dargli la stessa risposta, ch'egli continua a ricevere
collo stesso aspetto d'intensa soddisfazione: «Miss Davenne sta quieta e par
che dorma.» Siccome non è permesso a nessuno di entrare in camera, per tema di
disturbare un riposo tanto aspettato e tanto necessario alla povera giovane, la
Hutchins, che la veglia attraverso la porta lasciata aperta fra le due camere,
di tempo in tempo va in punta di piedi da sir John, e gli dà un egual
bullettino. La casa, grazie all'attenta cura di Rosa e della sua figlia, è
tanto quieta che si potrebbe credere disabitata. Le pratiche della domenica di
Bordighera sono spietatamente rimandate. Verso sera Lucy chiama la sua
cameriera, e domanda se il Dottore era venuto. Egli, che era solo rimasto a
sedere sulla loggia, va subito da lei. Lucy si sente meglio, e crede anche di
aver dormito. Antonio le tasta il polso, la prega di non parlare, le presenta
alle labbra un bicchiere con dentro un blando sonnifero, e le dà la buona
notte. Non c'è più dubbio; l'opportuna sanguigna ha dissipato la complicazione
da lui temuta; si conosce dalla sua faccia che un gran peso gli si è tolto dall'animo.
Il suo passo, mentre si avvia verso casa, è più leggiero che non la mattina, e
nell'andare canticchia un'arietta.
Lucy
dormì, e profondamente; e infatti non si destò fino alle dieci della mattina
seguente; e così rinfrescata e ricomposta, che si sentiva proprio un'altra da
quella di prima. «Cominciava a credere che voi intendeste lincenziarmi
senz'altro, disse Antonio allegramente, mentre veniva introdotto dalla
Hutchins. Son già tornato due volte questa mattina, e ho trovato sempre le
porte chiuse.»
- «In
realtà, ho dormito fino ad ora incredibilmente tarda,» disse miss Davenne un
po' confusetta.
-
«Benissimo,» rispose il Dottore, «dovete rifarvi del molto tempo perduto. E
come vi sentite adesso? Il vostro aspetto promette buone nuove.»
- «Che
vi dice esso?» domandò Lucy; «fatemi sentir se ví dice il vero»
-
«Dice,» seguitò Antonio, «primo, che vi siete liberata della febbre; secondo,
che desiderate qualcosa per colazione. Ho indovinato bene?»
-
«Come un secondo Daniele,» rispose Lucy sorridendo: «desiderava appunto una
tazza di thè e un po' di burro fresco.»
-
«Hum!» disse il Dottore, «per il thè siamo a cavallo. Era tanto sicuro che una
signorina inglese avrebbe sospirato il suo thè, che, guardate, me ne son messo
alquanto in saccoccia per voi.»
-
«Quanto siete gentile!» disse Lucy. «Da signore italiano che siete,
disapprovate voi il thè?» domandò ella riprendendo un po' di malizietta.
-
«Tutto all'opposto. Io sono un gran devoto della coppa che esilara e non
inebbria. Prendo sempre il thè a colazione. Quanto al burro fresco è un affare
affatto diverso. Credo che se offrissi di pagarlo anche a peso d'oro, non ne
troverei un briciolino per voi in tutto il vicinato.»
-
«Come non si usa qui di mangiar burro?» esclamò Lucy; «o volete dire che qui
nessuno sa farne?»
- Oh!
per questo, non sono tanto indietro,» rispose l'Italiano. «Ma di ciò
v'informerò tra poco. Siccome siete stata una malata molto amabile, e avete
avuto in me tanta fiducia, cercherò di premiarvi. Vi farò un po' di burro da
me.»
-
«Voi!» esclamò Lucy. «Voi fare il burro!»
-
«Vedrete» rispose quasi ridendo a quell'ingenua sorpresa; e uscito di camera,
tornò in un quarto d'ora con una grossa bottiglia tre quarti piena di latte.
Si
sedette accanto al letto, e con la maggior gravità del mondo cominciò a
scuotere la bottiglia con una violenza ed una perseveranza tale, che ne divenne
presto in faccia rosso come un foco. Lucy tentò invano dal tenersi dal ridere.
«Voi ridete del mio modo di fare, disse con molta calma; è un modo al
certo primitivo, ma farà bene il suo effetto;» e seguitò a dimenar su e giù la
bottiglia. «Guardate,» disse, e portò innanzi la bottiglia a quel paio d'occhi
spalancati, che stavan fissi su di lui con un guardo misto riso e, di
ammirazione: «Vedete queste pallottoline? Sono il principio del vostro boccon
di burro.»
« - Ma
voi vi dimenticate,» disse Lucy, «che non mi avete ancor detto perchè siete
costretto a far voi questo burro.» E mentre parlava le passò per la mente il
pensiero: - Che direbbe papà se vedesse ora il Dottore!
-
«Primieramente,» spiegò il Dottore, «la terra è qui troppo arida per dar buoni
pascoli; e questa è la ragione per cui i nostri contadini non tengon più di una
o due vacche. Ora, una o due vacche non danno crema sufficiente da pagar la
pena di far burro ogni due giorni; voi lo sapete bene.»
- «No,
non me ne intendo affatto,» rispose ridendo la fanciulla, «ma andate innanzi.»
- «Ne
è conseguenza,» proseguì, «che prima di fare il burro, aspettano di aver la
crema di una settimana; e la maggior parte della crema essendo di già rancida,
se ne fa allora un burro detestabile, che vi brucia la gola e fa quasi schifo.
Badate che potrebbe esser buonissimo; chè a motivo delle piante aromatiche
abbondanti in questi contorni, il latte, se pure non molto ricco, è dolcissimo.
Il vero è dunque, che di burro qui non si fa quasi punto ricerca.»
- «Non
se ne fa ricerca!» ripetè Lucy, «e come fanno dunque in questo paese gli
abitanti, intendo dir dei signori?»
Il
Dottore sorrise: - «Non siamo in Inghilterra, signora; e troviamo che l'olio ne
fa benissimo le veci.»
-
«Oh!» disse Lucy, «mi fa tanto orrore l'olio!»
- «È
uno dei vostri pregiudizii inglesi,» rispose egli. E si fece un breve silenzio,
mentre Lucy guardava alla intelligente e viril faccia, all'imponente persona del
Dottore così singolare in quella occupazione.
Alla
fine, dopo uno sguardo vivamente scrutatore dato alla bottiglia, il Dottore
esclamò: «Eccolo, oh caro, eccolo il vostro burro.» E in aria quasi di trionfo,
aggiunse: «Or devo badar bene a lavare e spremere il mio prodotto microscopico,
affinchè non si disfaccia in questa operazione;» e uscì. Il contegno della
Hutchins durante tutta la faccenda, sarebbe stato un buono studio per un
pittore: che l'incredulità, la derisione, e da ultimo la maraviglia, erano
state ammirabilmente espresse da ogni fattezza del viso di lei.
-
«Siccome non posso venir ogni giorno a farvi il burro,» disse il Dottore
tornando, «credo che il miglior mezzo per avere ogni dì del burro fresco per
voi e la vostra famiglia, sia di prendere a fitto un paio di vacche per vostro
uso. Speranza tratterà per voi quest'affare, se lo credete; e le mungerà ella,
per esser sicuri che il latte sia genuino. E giacchè siamo in discorso di
viveri, permettete due cenni che vi possono tornar utili; giacchè per qualche
tempo ancora non potrete partirvi da questo luogo.»
-
«Come farà dunque papà,» domandò ansiosamente Lucy, «ch'è così impaziente di
recarsi in Londra?»
- «Mia
cara signorina,» rispose il dottore Antonio quasi per consolarla, «state pur
certa che sir John non si cura di niuna cosa maggiormente che della vostra
salute; e perciò vi piaccia attendere ora a quel che sto per dirvi. Due legni
di posta passano di qui ogni giorno: uno da Genova a Nizza, e l'altro da Nizza
a Genova; e per mezzo loro potete ogni giorno esser regolarmente provvista di
quanto possa occorrervi dal mercato di una di quelle due città. Vi bisogna
soltanto aver qualcuno a Genova o a Nizza, che faccia per voi le compere e le
porti all'ufficio delle Diligenze. Ho in ambedue le città degli amici, che vi
faranno, se vi piace, questo servigio.»
- «Ve
ne ringrazio infinitamente,» disse Lucy; «ma abbiamo il nostro corriere a
Nizza, che può far tutto ciò senza disturbare i vostri amici.»
- «Tanto
meglio,» rispose Antonio. In quel momento la Hutchins entrò colla colazione, e
miss Lucy assalì il pane abbrustolito e il burro con un'alacrità di buon
augurio, dichiarando quello essere il miglior burro che avesse mai assaggiato.
- «Ora che ci penso,» disse miss Davenne, «che n'è stato di Speranza? Non l'ho
più vista da ier mattina,»
-
«Speranza,» rispose il Dottore, «ha avuto una buona lavata di capo, e si
vergogna di mostrarsi.»
- «Ah!
voi l'avete sgridata; e perchè mai?»
-
«Perchè ha fatto spaventare una certa signorina col suo aspetto scioccamente
abbattuto,» rispose Antonio. «Non l'avrei mai creduta così sempliciona.»
-
«Come?» domandò la signorina.
-
«Credo non ci sia niente di male a raccontare la di lei sciocchezza. Dovete
sapere,» continuò il Dottore, «che quando la giovanetta sentì che avevate tolto
via il Crocifisso e la Madonna pendente a capo del vostro letto...»
-
«Ella si è offesa, n'è vero?» suggerì Lucy.
- «No,
no, ma passò di salto alla precipitosa conclusione che voi non siete cristiana;
e ne fu afflittissima; sì afflitta, com'ella m'ha detto, pensando che non
potrete andar mai in paradiso, che rivedendovi non si potè tenere dal
piangere.»
-
«Anima gentile e cara!» esclamò Lucy; «non bisogna lasciarle credere che io non
sia cristiana. Di grazia, dottor Antonio, andate a chiamarla.»
Egli
uscì un momento, e tornò subito tirandosi dietro tutta reluttante la giovanotta
italiana, che colle guance rosse come ciriege per la vergogna pareva più bella
che mai. «Vi chieggo scusa, signora,» balbettò ella a Lucy, «io non ebbi
intenzione di offendervi, davvero, non l'ebbi.»
- «Non
mi sono mica offesa, cara mia,» disse Lucy in italiano, anch'ella imbarazzata
del pari alquanto per parte sua, cosa che produsse un lieve rossore sulla sua
pallida faccia; e le due fanciulle facevano un bel quadro. «In verità vi son
grata del vivo attaccamento che mostrate per una persona affatto estranea. Se
non fossi cristiana, dovrei essere certo un oggetto di pietà per ognuno. Ma son
tale, mia buona Speranza, e adoro e prego lo stesso Padre in cielo, che voi
pregate e adorate,»
Speranza
prese la mano della signorina e stava per portarla alle sue labbra, quando Lucy
tirandosela con rapido moto vicina, la baciò nella guancia.
- «Ora
basta,» interruppe il Dottore, non piacendogli che la sua malata si eccitasse
di troppo; «voi non dovete dimenticare che un po' del mio burro resta ancora
nel piatto.»
Sir
John entrò in camera poco dopo questa scena, e mentre gli attori di essa
mostravano tuttavia all'aspetto di esser molto contenti. Quantunque non sia più
nuova, è pure una verità consolante e degna di essere ricordata: che non vi ha
cosa più salutevole e più confacente a dar buona cera alle persone, che un
piccolo ricambio della monetuccia della benevolenza. Sir John era in disposizioni
da permettere che gli si attaccasse il contagio di quel buon umore, che vedeva
negli altri. Tutto all'opposto della prima notte, sir John aveva dormito
benissimo: - e non è a maravigliarsi nè ad averne vergogna, pensando quanto
dipenda dal modo con che si è passata la notte, il colorito della prospettiva
che si vede nella mente! - Sir John adunque aveva dormito benissimo, si era
fatta la barba con pieno contento del suo cuore; aveva ricevuto buone notizie
di sua figlia; aveva avuto una tazza di thè eccellente - proprio del thè del
Dottore, e nel complesso sentivasi di buon animo.
- «Voi
vedete, sir John,» disse il dottor Antonio scherzosamente dopo scambiati i
saluti mattinali, «vedete che anco un'estremità terribile quanto la sanguigna,
può esser seguita da soddisfacente risultato. Ecco qui vostra figlia ad
attestare il fatto.»
-
«Nessuno si rallegra più sinceramente di me del buon successo del vostro
rimedio; e miss Davenne ed io siamo di molto a voi debitori,» rispose sir John
non poco imbarazzato, pensando a un tratto esser possibile che il medico
inglese arrivasse mentre l'italiano era ancor quivi. Ma proprio, mentre
l'apprensione di tale incontro gli occorreva alla mente, il dottor Antonio
prendeva il cappello e diceva come temesse di non poter più tornare prima di
sera
- «Mi
abbandonate ora che mi sento meglio?» chiese miss Davenne alquanto impermalita
all'aspetto.
- «No,
per tutto il mondo,» rispose vivamente il Dottore; «ma ho a fare una visita in
luogo distante da qui alcune miglia; l'ho ritardata per questi due ultimi
giorni, nè posso ritardarla di più.»
- «Un
momento, dottor Antonio,» disse sir John tanto sollevato che il suo buon umore
riapparve manifesto; e con un desiderio istintivo, comunissimo all'umana
natura, di far cosa grata allo stesso uomo cui aveva preparato una grossa
mortificazione; «potete darmi notizia del povero postiglione?»
- «Di
Prospero?» replicò il Dottore assai sorpreso; «sta male abbastanza, ha una
febbre intermittente.»
- «E
pericolosa?» chiese Lucy.
-
«Pericolosa no,» fu la risposta, «ma tale da inchiodarlo probabilmente in letto
per varie settimane; - tristissima prospettiva, miss Davenne, per chi non ha da
guadagnarsi il pane che col lavoro delle sue braccia, che ha di più altri sulle
spalle da mantenere.»
- «È
ammogliato Prospero?» domandò la signorina.
-
«Ancora no, ma ha una madre e un fratellino che mantiene; perchè il povero
Prospero è miglior figlio e fratello che non postiglione. - Ma vi devo
lasciare; perciò state bene e a rivederci.»
-
«Papà,» disse Lucy quando il suono de' passi del Dottore più non si sentì: «voi
non vi opponete, n'è vero? se io mando un po' di danaro a questo pover'uomo? Il
dottor Antonio lo rappresenta di sì buon carattere.»
Sir
John ritenne un'esclamazione di compiacenza, che gli era venuta alle labbra a
quella proposta che contentava il paterno orgoglio nella calorosa compassione
della figlia, e conciliava le ispirazioni del suo cuore, realmente benigno, con
quelle idee stravaganti di dignità, innanzi al cui tribunale ogni soave impulso
era una debolezza. Fatto sta che sir John, sia detto a sua lode, sentendo la
disgrazia del povero Prospero aveva incominciato a pensare al come adoperarsi
per mandargli un po' di danaro senza mostrarsi proprio lui. Ora la proposta di
Lucy era più che meglio egli potesse desiderare. Prospero avrebbe avuto il
danaro; e sarebbe stato il fatto di lei, non suo; così, con istudiata
noncuranza, rispose: «Voi potete farlo, se volete, mia cara; benchè non gli si
debbano grazie, perchè non ci ha rotto il collo. Comunque, questa non è ragione
che sua madre debba soffrire. Mandate il danaro alla povera vecchia, che merita
certo compassione per avere un figlio così senza cervello.»
-
«Credo, papà, che sarebbe bene che io ne parlassi al dottor Antonio; egli ci
dirà cosa sia meglio di fare.»
-
«Come vi pare, mia cara,» disse sir John. Poi, per mutar argomento, osservò
ch'era una bella giornata.
- «Non
è vero?» disse Lucy, «l'aria è così dolce. Andate a fare una passeggiata, papà,
vi farà bene.»
- «Ci avevo
quasi pensato; ma voi resterete sola. Vorreste che la Hutchins vi leggesse
qualche cosa, mentre io sto fuori?»
-
«L'ho domandato al Dottore, se si poteva, papà; ma disse che per ora non
vorrebbe.»
- «Il
vostro dottor Antonio, mia cara,» osservò sir John dispettosamente, «è un uomo
orribilmente lento.»
- «Voi
sapete che gli Italiani hanno un proverbio che dice: Chi va piano, va sano;
chi va sano va lontano,» rispose miss Davenne in tono di scherzo. «Mi starò
quieta, pensando. Buon passeggio, papà.»
Il mare,
il cielo, i monti, ogni cosa sorrideva d'intorno, e una brezza soave temperava
l'ardore del sole di mezzodì. Mentre ventilato da quell'arietta geniale, sir
John passeggiava a suo bell'agio verso Bordighera, un sentimento di materiale
benessere se ne impadroniva furtivamente; e sotto l'influenza di quello, tutti
gli affetti più buoni del suo naturale si ridestavano. Infatti il suo cuore
erasi tanto raddolcito, che se fosse stato richiesto di specificare le sue
lagnanze contro il dottor Antonio - mulini a vento che il giorno innanzi aveva
presi per giganti - si sarebbe trovato spiacevolmente nell'impossibilità di
farlo. Possiamo anco avanzarci fino ad asserire che ci fu un momento nel quale
sir John desiderò - propriamente desiderò - o che John non fosse stato da lui
spedito a Nizza, o che John tornasse solo.
Ma
questo buon umore durò poco. Esattamente, perchè sir John era un uomo molto
altero, era pur molto sensitivo, e bastava ad infastidirlo anche una sola
foglia di rosa piegata trovata nel suo letto. Questa volta la foglia di rosa
piegata venne a disturbarlo sotto la forma corporea di un robusto campagnuolo,
dal contegno franco e allegro. Sir John aveva già incontrato molte persone, le
quali tutte passando gli si erano cavate di cappello; cosa che riputava fatta
proprio secondo era debito. La notizia della disgrazia occorsa al signore
Inglese e alla sua figlia, la descrizione fatta da Rosa e da Speranza della
straordinaria beltà e gentilezza di quest'ultima, erasi sparsa per tutto nel
vicinato, e aveva naturalmente eccitato simpatia per gli stranieri. Questo
sentimento della buona gente incontrata quella mattina da sir John, era
espresso, come abbiam detto, col levarsi del cappello al gentiluomo; ma il
grosso contadino summenzionato non poteva contentarsi di questa tacita
pantomima. Egli si accostò al Baronetto, e gli rivolse un po' a lungo la
parola, terminando col tentativo di una stretta di mano: famigliarità odiata da
sir John nelle elezioni e nelle pubbliche feste d'Inghilterra; e che era poco
disposto a tollerare in mezzo a una strada in Italia.
Il
contadinone, che la sua dichiarazione di simpatia e di buon volere aveva
espresso in un dialetto affatto inintelligibile al suo ascoltatore, era lontano
dal sognarsi di avergli fatto offesa. Ma vide all'improvviso l'Inglese
imbarazzato voltargli le spalle, e rifar la strada verso l'Osteria; ove giunse
in umore assai differente da quello per il quale eragli paruto piacevole il
principio della passeggiata.
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