CAPITOLO
XV.
Gita
al Santuario.
Avendo
sir John donate duecento lire sterline, venne tolta ogni difficoltà che
impediva il matrimonio di Battista e Speranza. Tre quinti della somma bastavano
a pagare tutti i debiti della famiglia; e le altre ottanta lire erano più che
sufficienti ad avviare l'osteria in modo conveniente, anzi splendido. Fu
stabilito pertanto che i due amanti sposerebbersi il 25 di giugno, giorno della
nascita di Speranza. In ogni tempo e in ogni paese, la nascita, il matrimonio e
la morte furono sempre accompagnati da preliminari e cerimonie ora di una
sorta, ora di un'altra. Fu però nel caso nostro stimato necessario un
pellegrinaggio al santuario di Lampedusa, ove i nostri promessi sposi avevano a
fare le loro divozioni e offrire i ringraziamenti (in forma di voti) alla
Madonna di questo nome.
Quella
splendida mutazione di fortuna era alla di lei intercessione dovuta; perchè
Rosa, Speranza e Battista, e quasi tutto il paese di Bordighera, tenevano per
articolo di fede che la Madonna in generale e quella di Lampedusa in
particolare avesse condotta Lucy all'osteria, e con lei tutte le benedizioni
che ne erano venute: riportando in tal modo, e quasi a insaputa loro, alla
Madonna il brutto tiro della caduta della carrozza. Eccitata dall'idea di
questo pellegrinaggio la premura e la curiosità di Lucy, fu convenuto che sir
John e sua figlia prenderebbero quella occasione per visitare il famoso
Santuario, e per respirare un pajo di giorni l'aria fresca della montagna. Il
dottor Antonio doveva essere, com'era naturale, della comitiva; e a lui venne
affidata la cura de' preparativi del viaggio, e dell'occorrente per la dimora a
Lampedusa.
Il 26
giugno, pertanto, sir John, sua figlia e Antonio - i promessi sposi non
dovevano arrivare che alla mattina seguente - lasciarono l'osteria in un agil
barchetto, con tenda e vivaci strisce rosse e bianche e comandato da Battista.
Vi aveva fatto un gran lavorìo intorno per più di una settimana, ripulendolo,
dipingendolo e guarnendolo per farsi onore in quella circostanza. Collo sforzo
combinato di una vela rigonfia da una lieve brezza, e di tre paja di remi
vigorosi, non istettero molto a superare il secondo Capo. San Remo, lo
splendido e verdeggiante San Remo, sorgente in forma di triangolo, e cinto
dalle sette sue ridenti colline tutte coperte di ricchissima vegetazione,
apparve allora di pieno alla loro vista.
-
«Nascono naturalmente le palme in questa parte di paese?» domandò Lucy,
indicando le piante onde era coperta la riva, «o sono coltivate per bellezza?»
-
«Credo che la loro bellezza sia il pregio minore agli occhi de' proprietari,»
rispose Antonio. «Forse non sapete essere le palme un genere di proprietà molto
utile, e però giova coltivarle; che ogni anno se ne spediscono carichi in
Francia e in Olanda. Se in tutti i paesi cattolici il consumo delle palme è
grandissimo durante la settimana di Passione, in Italia, e specialmente a Roma,
è enorme. E in San Remo c'è una famiglia che da varii secoli ha tenuto e tiene
ancora la privativa di fornir palme al così detto «Palazzo Apostolico,» cioè ai
famigliari del Papa.»
- «E
fu comperata questa privativa?» domandò sir John. «Ma è quasi inutile il
chiederlo, perchè mi è stato detto che ogni cosa fu e sarà sempre venale a
Roma.»
-
«Contro la regola,» rispose il Dottore, «questo privilegio fu invece accordato
in ricompensa di un buon servigio. La storia, tal qual è, vi divertirà forse;
in ogni caso servirà a farci parer men lungo il tragitto. Certamente voi in
Roma dovete aver veduto e ammirato l'obelisco eretto sulla piazza di San Pietro
in Vaticano, che chiamasi obelisco del Vaticano, e il quale nel 1584, cioè
durante i primi anni del pontificato di Sisto V, giaceva tuttavia mezzo
sotterrato poco lontano dall'antica sagristia di San Pietro. Prima di Sisto
molti papi avevano progettato di farlo scavare per trasportarlo poi in piazza
San Pietro; ma sempre erano stati spaventati dalle gravi difficoltà e dal costo
dell'impresa. Papa Sisto V, ambizioso e d'animo intraprendente, come ognun sa,
risolse effettuare ciò che i suoi predecessori avevano soltanto pensato; e
confidò l'arduo incarico a Domenico Fontana, architetto di gran nome;
largamente provvedendolo d'ogni mezzo necessario al buon esito. In quel tempo
la meccanica era molto meno avanzata che non sia in oggi; e non riusciva cosa
facile ritrarre dal luogo ove giaceva sepolto, e trasportarlo intatto al luogo
ove erasi stabilito di erigerlo, un monolito di tanta prodigiosa grandezza.
Queste due operazioni preparatorie furono tuttavia con successo condotte a fine
nel corso di un anno. Ma l'operazione finale, la più delicata, quella cioè di
rizzare la stupenda massa, rimaneva ancora a compiersi. Terminati alla fine i
preparativi, il Fontana si recò dal Papa domandandogli che fissasse il giorno
in cui il monolito doveva essere eretto. Fissollo il Papa; e promise anzi di
onorar della sua presenza la cerimonia, la quale non poteva non attrarre da
tutte parti un immenso concorso di popolo.
-
«Questo è che mi fa paura,» disse l'architetto. «Se il romore della folla
distraesse gli operai, e impedisse fosse inteso il menomo de' miei comandi, io
più non risponderei di nulla.»
- «Non
abbiate paura,» disse papà Sisto, «mi darò io pensiero di ciò.» E
immediatamente dettò un editto, per cui era ordinato che niuno osasse levar la
voce durante l'erezione dell'obelisco, pena la vita. E il proclama col tremendo
sigillo papale impressovi sopra, fu tosto affisso per le mura di Roma.
«Il
giorno stabilito, Fontana si confessò e comunicò; e ricevuta la benedizione
papale, salì sul palco elevato dal quale doveva dirigere la grand'opera. I suoi
ordini erano dati per mezzo di campane e di bandiere vario-colori, onde gli
operai, anche senza sentire, potessero intenderli ed eseguirli. La piazza del
Vaticano, gremita che ci si soffocava, pareva un pavimento di teste; e doveva
essere un bello imponente spettacolo, vedere quella moltitudine, per comando di
un sol uomo, immobile e tacita quasi fosse non un popolo di vivi, ma un popolo
di statue. Papa Sisto dall'alto seggio preparatogli guardava alla riunita folla
rimasta quasi senza fiato innanzi a lui.
«Finalmente
fu dato il segnale, e cominciarono a muoversi gli argani, a girar le puleggie,
a tendersi e stridere e crepitar le funi. Su, su, lentamente si leva il mostro
di granito. Fontana sventola le sue bandiere: il Papa si affaccia attento; le
migliaja di persone al disotto rattengono fino il respiro - un minuto ancora e
lo smisurato monolito sarà in piedi. Tutto ad un tratto si sente un fatal
crepitare, e l'obelisco resta immobile per un secondo; poi ricade di alcune
oncie; le funi più non hanno piglio su di esso. Il Papa aggrotta le ciglia -
tutta Roma impallidisce. Fontana perde la sua prontezza di spirito. «Acqua!
acqua!» grida all'improvviso una voce; «bagnate le funi.» Fontana obbedisce al
benedetto avviso. Si getta acqua sulle funi, e le filamenta allentatesi si
contraggono, e gli operai continuano l'opera volenterosi. La guglia maestosa è
innalzata, e sta innanzi al mondo una delle prove gloriose dell'ardire e
dell'ingegno dell'uomo.
«Quegli
il cui grido opportuno avea fatto giungere a fine l'impresa, era il Capitano di
un bastimento mercantile, di nome Bresca, nativo di San Remo; il quale forse
nella sua vita di mare aveva avuto a sperimentare questo allentarsi delle funi
di canape. Malgrado l'immenso servizio reso, le guardie svizzere non conoscenti
altra virtù fuorchè l'obbidienza, e altro delitto fuorchè la disubbidienza al loro
padrone, presero Bresca e lo portarono innanzi al Papa. La nota severità di
Sisto V, la quale spesso arrivava ad essere una vera ed inutile crudeltà,
lasciava poca speranza venisse risparmiata la vita del Capitano. Per buona
sorte la riuscita dell'impresa che aveva tanto a cuore, dispose il Papa a esser
mite - giusto, dovremmo dire - verso l'uomo che così efficacemente aveva
contribuito al buon esito di essa. E contro la generale aspettazione, Sua
Santità accolse cortesemente Bresca, e promise accordargli ogni grazia fosse
per domandare. Il buon Capitano, com'era naturale, chiese da prima la santa
papale benedizione; e indi il privilegio per sè e suoi discendenti di fornir
ogni anno le palme al Palazzo Apostolico. La chiesta fu immediatamente accordata
con un Breve del Papa, che di più conferì a Bresca il titolo e grado di
Capitano nell'armata pontificia, e il diritto di portar l'uniforme e di issar
la bandiera papale sul suo bastimento. Questo Breve è conservato ancora dalla
famiglia Bresca, e tuttavia dura la privativa in esso accordata.»
-
«Eppure,» sclamò Lucy, «credo che quel Papa Sisto debba essere stato un uomo
odioso!»
- «Non
era certo troppo amabile,» osservò Antonio. «Appena si può contenere il
ribrezzo vedendo un abil chirurgo che fa profonde incisioni sul corpo umano,
quantunque si sappia che la smania del bene gli muove il braccio. La missione
di Sisto V era di natura assai simile. Quando salì a capo della Chiesa e dello
Stato, erano ambedue in così trista condizione, che soltanto rimedii eroici, se
pur ve n'era - cioè l'uso libero del coltello e dello scalpello - potevano
sanarli; e questi egli adoperò con fermezza e senza risparmio. Gli uomini sono
quali le circostanze li fanno. - Ma poniam termine alle considerazioni morali,
perchè eccoci al fine della corsa sul mare,» aggiunse il Dottore guardando
all'intorno. - «È qui, proprio innanzi a noi, fra que' due monti gentilmente
rientranti, che la piccola valle di Taggia si stende dentro terra; e quel
fiumicello cadente nel mare, un cento passi innanzi a noi a levante, è
l'Argentina, l'orgoglio degli abitanti della valle; e ogni tanto anche il loro
flagello: chè quando è ingrossato dai torrenti della montagna, mugghia come
toro infuriato e trascina seco ogni cosa.»
Una
passeggiata di due minuti portò la comitiva a un crocicchio formato dalla
strada di Taggia e da quella postale di Nizza che s'incontrano ad angoli retti,
e quivi una carrozza scoperta li attendeva. La via per cui andavano passava ora
in mezzo a piante di olivi, i cui rami, intrecciandosi da ambi i lati, facevano
una vôlta di verdura sopra il loro capo.
- «Che
bello studio per un pittore questi tronchi nodosi fra loro intrecciati!» sclamò
Lucy. «Non vidi mai vecchie piante con forme tanto pittoresche.»
-
«Checchè dicasi,» osservò Antonio, «dell'effetto monotono degli olivi veduti in
massa, alle singole piante non si può negare il pregio della varietà e
originalità delle forme.»
- «No,
certamente,» rispose Lucy; «confesso la mia predilezione per le piante di
olivo. Mi ricorda il ramo simbolo di pace che la colomba riportò a Noè; la
mobile foresta di rami di ulivo che salutò l'ingresso del nostro Salvatore in
Gerusalemme; l'orto ov'egli pregò e soffrì.»
Veramente
Lucy, mentre quelle sante memorie le si risvegliavano in mente, pareva somigliantissima
ad una delle divine Madonne di Guido Reni; laonde Antonio non si maravigliò più
dell'error di Battista.
- «Di
grazia, Dottore,» diss'ella dopo una pausa, «datemi uno di que' ramoscelli che
ci pendono sul capo.» Avendola Antonio soddisfatta, Lucy esaminò le foglie
verdescuro da un lato, e di un grigio argenteo dall'altro, poi disse: - «E
queste pallottoline bianche pendenti a grappoli sono il frutto?»
-
«Sì,» rispose Antonio; «e se la stagione lo permette, queste cosucce bianche
nel prossimo gennajo saranno trasformate in lucidi grani neri, i quali poi
macinati al molino ci danno l'olio. Indi la morchia trita, lavata e asciugata
diventa un ottimo combustibile; mentre la foglie secche si adoperano per
concime. Il legno d'olivo, come sapete, è molto pregiato dagli ebanisti per i
più fini lavori. Per la qual cosa vedete che di questo albero nessuna parte
manca del suo valore.»
-
«Come dunque,» richiese sir John, «con un prodotto sì ricco, il popolo di
questo paese è povero?»
-
«L'apparente contraddizione si spiega facilmente,» rispose Antonio. «Dapprima
avete a sapere che la raccolta è buona soltanto ogni due anni4, cioè
che soltanto ogni due anni le piante si coprono per bene di quelle bianche
palline da voi guardate; le quali, ricordatelo, non sono che una promessa di
buona raccolta. Queste pallottoline restano sulla pianta da aprile o maggio in
cui si formano, fino al gennajo seguente in cui si raccolgono; e siccome sono
di natura delicatissima, soggette ad essere danneggiate del pari da estremi di
qualunque sorta, dal caldo come dal freddo, dal secco, dalla pioggia, o dal
vento, potete facilmente immaginare i pericoli e le perdite cui vanno incontro
durante questo lungo intervallo di otto o nove mesi. Aggiungete che la
coltivazione dell'olivo è costosa. La pianta ha bisogno almeno ogni quattro
anni di un concime particolare costosissimo e in abbondanza; il quale concime
consiste in stracci di lana e corna e ugne di bestiame. Aggiungete che in certe
stagioni bisogna scavar la terra intorno a ogni albero per dar aria alle
radici; che que' muricciuoli, o cinte delle terrazze che sostengono il terreno
nei nostri distretti montuosi, esigono continuamente ristauri; e aggiungete per
colmo che il costo della raccolta del frutto e della fattura dell'olio si
calcola essere il venticinque per cento del prodotto netto. Tutto questo
considerato, cesserete, credo, di far le maraviglie come questo ricco prodotto
dia soltanto una rendita povera.»
Lungi
dall'acconsentire alla spiegazione del Dottore, sir John scosse il capo, quasi
per dire: bisogna che ci sia in qualche parte mala amministrazione. Ma siccome
allora erano giunti in vista delle due torri scure, coperte di edera, dominanti
l'ingresso della città, la conversazione prese altro giro.
-
«Molti terribili assalti di Saracini qui furono sostenuti e respinti con
prodezza,» osservò il Dottore, mentre ajutava i suoi compagni a scendere.
«Anche in un'epoca comparativamente recente, questa Riviera è stata infestata
dai Corsari barbareschi. Profittando dello stato delle coste indifese e della
mancanza di facili comunicazioni tra città e città, sbarcavano in un dato
punto; e prima che si potesse aver ajuto da altre parti, soddisfacevano l'unica
loro passione, il saccheggio. Sì, davvero,» continuò Antonio rispondendo alla
tacita maraviglia espressa negli occhi di Lucy. Persone ancor vive si ricordano
di uno sbarco di questa sorta, quando un convento fu invaso e portata via la
maggior parte dei frati. È sempre stata politica della Serenissima Repubblica
di Genova, - per gelosia del suo temuto vicino, la Francia, - di impedire che
si facesse qualunque strada carrozzabile fra la capitale e questa parte de'
suoi domimi. Anche un mezzo secolo addietro, il viaggio da Genova a qui
riputavasi, ed era davvero, un'impresa piuttosto pericolosa.»
-
«Quanto a sicurezza non c'è da vantarsi troppo nè anche adesso, Dottore; il
vostro Prospero era quasi tristo quanto un corsaro,» disse ridendo sir John.
- «Ah,
davvero!» replicò il Dottore nello stesso tono; «almeno spero che Bordighera
non sia stata trista quanto Tunisi o Algeri.»
- «No,
no,» replicò sir John allegramente. «Dunque questa bella strada è opera moderna?»
continuò egli.
-
«Affatto moderna,» rispose Antonio. «La strada attuale della Cornice fu finita
solo nel 1828; e ne siamo debitori a questo incidente, che Carlo Felice, il
sovrano allora regnante, amava estremamente Nizza, ove risiedeva soventi. La
via che faceva recandovisi da Torino, era naturalmente quella del Colle di
Tenda. Avvenne ora, durante una di quelle visite a Nizza, che una grossa neve
caduta gli rese impossibile tornare a Torino per l'usata strada. Rimaneva
l'unica alternativa di andar per mare a Genova: donde Sua Maestà avrebbe potuto
facilmente recarsi alla capitale. Imbarcossi pertanto; ma per il tempo minaccioso
e il mar grosso fu costretto a tornare indietro. Il popolo della Riviera, che
invano aveva tentato lungo tempo di ottenere il permesso di aprir una strada
lungo la costa, colse quell'opportunità. - Avrei dovuto dire che il Governo di
Piemonte, insieme agli Stati della Repubblica di Genova, ne aveva ereditati
anche i pregiudizii intorno alla strada verso Francia. - Le popolazioni delle
città e dei villaggi si levarono allora in massa coi loro Sindaci e Curati alla
testa, ed empirono burroni, e rimossero scogli in breve tempo. «Ecco, Maestà,
una strada a vostro comando,» gridarono ad una voce: e Sua Maestà si compiacque
graziosamente di accettare quell'omaggio. Ordini infuocati arrivarono da
Torino, che imponevano alla Riviera di cessare quell'opera - ma un giorno
troppo tardi, che la strada era fatta, e il Re e i cortigiani l'avevano
già5 sanzionata.»
Così
dicendo, il Dottore e i suoi compagni entravano nella piccola città: luogo
invero di strana apparenza, con un colore e un'aria decisa da medio evo; pieno
a dritta e a sinistra di tetre vôlte, e di archi reconditi; alcuni de' quali
all'improvviso si aprivano sopra verdi ed apriche vedute, che rianimavano
proprio lo sguardo. Miss Lucy faceva le maraviglie per il gran numero di ponti
gittati da casa a casa a sopraccapo della via: i quali, a dir del suo Cicerone,
erano fatti per guarentigia delle frequenti e spiacevoli visite del terremoto.
Un'altra cosa era inesplicabile per la giovine inglese, il veder di tratto in
tratto sugli scalini esterni delle porte canestri pieni di aranci, limoni ed
erbaggi, senza alcuno che stesse a guardarli. Era maravigliata udendo che
stavano in vendita; che chiunque voleva un oggetto qualsiasi, lo prendeva senza
cerimonia dal canestro, lasciando in quella vece uno o due soldi. Divertì
moltissimo questo nuovo metodo di commerciare sir John, il quale osservò: «che
per quanto economico e ingegnoso fosse, non era tale da prosperar molto in
altri luoghi.»
La
nostra comitiva giungeva allora in una via più vasta delle altre, ove erano
riunite in crocchi moltissime persone di ogni classe: signori, preti,
agricoltori e artigiani, mentre altre andavano vagando sotto i portici
stendentisi da ambo i lati della via. - «Questo è il Pantano, disse il dottor
Antonio, la Borsa ed il Regent Street ad un tempo, dei buoni abitanti di
Taggia. Qui si combinano gli affari, e le persone eleganti e i magnati quivi
fanno mostra delle loro bellezze e della loro importanza in pubblico.
Quell'uomo grande in uniforme è il brigadiere dei carabinieri, una delle
potenze del luogo. Se ci fermiamo alcuni minuti di più, lo vedremo in moto per
fare un rapporto ufficiale: qualmente il dottore Antonio di Bordighera è stato
veduto alle quattro e cinque minuti pomeridiane traversare il Pantano in
compagnia di una signora e di un signore stranieri; avvenimento importante, di
cui il mio amico Comandante di San Remo sarà informato prima del tramonto.»
-
«Dite davvero?» esclamò Lucy: «ma posso credere appena che alcuno voglia darsi
carico di siffatte sciocchezze.»
-
«Sciocchezze, infatti!» rispose Antonio colla maggior gravità del mondo. «Non
potrebbe forse sir John essere un generale francese travestito (e son certo che
par proprio tale) venuto a far rivoluzione in questa parte dei dominii di Sua
Maestà Sarda, che è la città di Taggia? La nostra polizia è sempre disposta a
salvar la patria da questi pericoli.»
Tutti
si levarono il cappello al passaggio dei nostri amici; e molti cenni e sorrisi
e baciamani, diretti particolarmente al Dottore, mostravano come si trovasse in
terreno a lui famigliare. Egli fe' cenno del capo ad un giovane, alto e smilzo,
coi capelli biondi (quello che avea fatto la poltrona di miss Davenne), il
quale si fece avanti, e salutata la comitiva, diede una stretta di mano al
dottor Antonio: atto di famigliarità, che richiamò solo a metà la usata smorfia
in viso a sir John; perchè il Baronetto facendo un eroico sforzo, si vinse
tanto da reprimerla per l'altra metà. Questa impressione spiacevole fu bensì
presto cancellata dal modo quieto e pieno di rispetto col quale il giovane
ebanista introdusse i visitatori nella sua bottega, larga sala dalle mura nude,
ove trovarono un garzone che modellava una testa in creta.
-
«Questo giovane,» disse il Dottore, «ha una decisa disposizione per la
scultura; senza maestro ha già modellato delle teste, e persino delle figure
intere. Sta per recarsi a Roma, ove una ricca e generosa famiglia di questo
paese si è offerta pagargli le spese finchè vi studierà; e convien dire ch'io
m'illuda grandemente, se il nome di Salvatore Revelli non diventerà fra pochi
anni un nome onorato nella repubblica delle arti6. Anch'esso, questo
alto soggetto,» continuò Antonio indicando in aria di scherzo l'ebanista, «se
non fosse stata la sua ostinazione a rimanersi fitto nel Pantano,
avrebbe potuto acquistar ricchezze e fama. - Ora fuori i vostri bei lavori,
signore, se vi piace.»
Non
era grande il numero de' bei lavori - e a che serviva accrescerlo, se nemmeno
si trovavano compratori ai già fatti? - tuttavia ce n'era più che a sufficienza
per dimostrare l'abilità non comune e il buon gusto dell'artefice. C'era
infatti qualche tagliacarta bellissimo, e alcuni portafogli riccamente adorni
di delicatissimi e immaginosissimi ornati e figure diminutive; e tre tavole di
squisitissimo lavorìo. E sopra una di esse trovavasi delineata una serie di
figure rappresentanti i diversi costumi del popolo della riviera; e tanto
mirabilmente, che Lucy esclamò:
-
«Questa è opera egregia di un ebanista che sa non solo disegnar benissimo, ma è
anche un coloritore di prima classe!»
-
«L'amico mio,» disse Antonio, «ha tutto il merito della scelta e della
composizione; ma in queste figure non ci sono altri colori che quelli dati
dalla natura ai varii pezzetti di legno de' quali sono composte.»
Lucy
non poteva indursi a crederlo; e sir John ebbe bisogno della duplice prova
degli occhi e degli occhiali, prima di poter ammettere il fatto. Egli s'offrì
subito di comperare tutto ciò che eragli stato mostrato, rammaricandosi col Dottore
che la provvista dell'ebanista non fosse più grande. Dopo uno scambio cordiale
di buoni augurii e di ringraziamenti, Antonio e i suoi amici si licenziarono; e
camminando a traverso di alcune vie ornate di verzura e della luce del sole
sull'alto dei veroni e delle terrazze, tutto ombra e oscurità al disotto,
arrivarono ad un ponte che congiungeva le due rive della piccola valle.
In
faccia, sopra una cresta elevata, sorgeva Castellaro inondato di raggi solari.
- «Quanto è splendido e bello!» disse Lucy; «è il più gajo paesetto del mondo;
si potrebbe immaginare che Castellaro senta la felicità dell'esistenza.»
- «E
stia,» proseguì Antonio, «nell'impeto della gioja per precipitarsi in braccio
alla valle.»
- «Ma
proprio così,» disse ridendo il Baronetto; «devono avere un bel coraggio quelli
che abitano nelle prime case. La sola idea mi fa fremere.»
Sulla
metà del ponte giunsero ad una colonna di pietra, su cui stava una Madonna e
un'iscrizione latina. - «Ecco un altro ricordo di terremoto,» disse Antonio indicando
l'iscrizione. «Vi sta scritto che una terribile scossa, nel mese di giugno
1831, distrusse due archi del ponte, il terzo è questo sul quale noi siamo. Due
fanciulli, fratello e sorella, passavano proprio nel momento della scossa, e
furono gittati abbasso con quest'undecimo arco; e, meraviglioso a dire, senza
ricevere alcun danno. Riconoscente il padre per la preservazione miracolosa dei
figli, eresse questa colonna con una iscrizione per ricordare il fatto.»
A piè
di uno stretto sentiero, di poco passato il ponte, trovò la comitiva due mule e
due uomini che attendevano. Il Dottore diceva preferire andar a piedi. Sir John
appena montato aprì l'ombrello, e si mise alla testa seguito da Lucy: ciascuno
de' due uomini stando a fianco a ciascuna mula. - «Non vidi mai un rompicollo
di strada come questo,» sclamò il Baronetto, dopo breve tratto; «certo il paese
non deve ruinarsi per tenere in buono stato le strade.»
-
«Passati nel territorio di Castellaro ci troveremo un po' meglio,» disse il
dottor Antonio. Castellaro ha fatto rimostranze più di una volta a Taggia sulla
necessità che questa raccomodasse la sua parte di strada. Non indovinereste mai
più la risposta che ne ebbe sempre: - Non è Taggia che ha bisogno di andare a
Castellaro ma Castellaro di venir a Taggia; perciò Castellaro raccomodi, se gli
pare, a sue spese la strada.» - Ecco le idee economiche che regnano in questi
dintorni.
L'aria
elastica della montagna, fortemente impregnata del piccante profumo del
rosmarino e del timo crescenti in abbondanza all'intorno, cominciavano ad
operare quasi gentili stimolanti sui nostri viaggiatori, gli spiriti de' quali
divenivano ad ogni passo più vivaci. Sir John divenne tanto poeta, da
paragonare l'effetto degli enormi mazzi di ginestrone giallo sparsi per la collina
al sorriso che venga a irradiare una vecchia faccia grinzosa. Lucy, con
giovanile leggiadria, si mise a gettar sopra Antonio i fiori ch'egli le aveva
forniti, il quale, gridando al tradimento e mostrando paura, indietreggiava, si
schermiva, si nascondeva dietro agli scogli e agli alberi, le faceva insomma
tali e tante ragazzate, che noi, suoi biografi, non ci possiamo incaricare di
riferirle. Niente di più gustoso delle allegre risate di Lucy, e della gravità
che assumeva Antonio nell'avvertirla di non volgere furtivamente indietro la
testa per non guastarsi così tutto il piacere della sorpresa. Quando a un
tratto egli venne fuori da uno di que' nascondigli, gridando e agitando un
grosso mazzo di fiori, gai oltre ogni immaginazione, dichiarando che non si
potevano trovare se non sulla strada del più gajo paese del mondo. Di mezzo a
ciascuno dei larghi fiori bianchi che teneva in mano, spuntava un lungo ed
elegante pennacchino rosso di stami rossocupi; e quell'insieme ricchissimo e
delicato aveva una certa somiglianza alla coda di un bianco pavone. - «Che può
mai essere?» disse Lucy. - «È la capparis spinosa,» rispose Antonio; «e
questi fiori che tanto ammirate, non sono se non capperi in piena fioritura,
notissimi per i loro usi di cucina.» Questa parte d'informazione non raffreddò
l'ammirazione di miss Davenne; la quale disse piacerle la salsa di capperi. E
vedendo Antonio che infilava di quei fiori nel suo famoso cappello alla
calabrese, desiderò averne anch'ella nel suo proprio, che pareva bello davvero.
Sir John, ridendo si lasciò adornare allo stesso modo: - le guide n'ebbero
anch'esse la loro parte; e così impennacchiata, la piccola truppa traversò il
paese di Castellaro, guardati da ognuno, ma pur sempre accolti con gli stessi
segni di rispetto e di simpatia con cui erano stati accompagnati per tutto il
giorno. Qualche paesano di tratto in tratto fermava il Dottore, pregandolo che
andasse a visitare alcun malato; ma non essendo il caso urgente, con un cortese
sorriso la visita era rimessa all'indomani.
Una
strada larga e piana e ben tenuta, da sir John chiamata strada da cristiani, si
apriva dal villaggio verso tramontana; e svolgendosi sul pendio della scoscesa
montagna in capricciosi zig-zag, ora nascondeva, ora lasciava vedere il prospetto
del Santuario adombrato da due querce di smisurata grandezza. - «I Castellaresi
che hanno fatto questa strada col sudore della loro fronte,» disse Antonio, «la
mostrano con orgoglio, e ne han ragione. Vi raccontano con compiacenza come
ciascuno de' ciottoli di cui è selciata, fu portato su dalla riva del mare;
quelli che avean mule adoperandovele, e quelli che non ne avevano, portandone
carichi sulle spalle: vi raccontano come tutti, signori e contadini, vecchi e
giovani, donne e fanciulli, lavorassero giorno e notte senz'altro eccitamento
che l'amore per la Madonna. La Madonna di Lampedusa è la loro fede, la loro
occupazione, il loro orgoglio, il loro Carroccio, la loro idea fissa.»
- «Una
strana infatuazione,» osservò Lucy; «mi piacerebbe udirne la leggenda; chè
naturalmente v'ha ad esservi intorno qualche tradizione.»
-
«Quanto si riferisce all'immagine miracolosa,» rispose Antonio, «alla data e al
modo della sua traslazione a Castellaro, ci è detto per disteso in due
iscrizioni. Una è in latino, l'altra in cattivi versi italiani; e si possono
vedere nell'interno della piccola cappella del Santuario. Andrea Anfosso,
nativo di Castellaro, capitanando un bastimento in corsa, fu un giorno assalito
e disfatto dai Turchi e portato all'isola di Lampedusa. Quivi gli riuscì
fuggire e nascondersi, finchè il bastimento turco che l'aveva catturato
lasciasse l'isola. Anfosso, che era un uomo pieno di espedienti, si mise allora
a costruire un battello. Ma trovandosi in grand'imbroglio per la vela, si
arrischiò al passo ardito e originale di prendere dall'altare, di non so quale
chiesa o cappella dell'isola, un quadro della Madonna per servirsene di vela.
La cosa corrispose a maraviglia al suo intento, chè fece un viaggio
singolarmente felice di ritorno alle sue rive natie: e in un accesso di
generosità offrì quella santa tela all'adorazione de' suoi concittadini. A ciò
non si ferma il maraviglioso del fatto. Per universale acclamazione, scelto un
posto a circa duecento passi dall'attual Santuario, vi fu eretta una cappella,
ove con ogni debito onore venne riposto il dono. Ma la Madonna, a quel che
pare, aveva un'insormontabile avversione per quel luogo, chè ogni mattina da
Dio creata in terra, il quadro era trovato nel luogo preciso dove sta ora la
chiesa. Furono postate sentinelle alla porta della cappella, tutto il paese
restò in piedi per notti intere, montando la guardia all'ingresso - tuttavia
tutte queste precauzioni non valsero a nulla. A dispetto della più stretta
guardia, l'effigie ora innegabilmente miracolosa, trovò modo di farsi strada
per irsene al posto preferito. Alla fine i Castellaresi vennero a capire essere
volontà espressa della Madonna che fosse il suo quartier generale collocato
dove la sua effigie si trasferiva ogni notte. E benchè le fosse piaciuto
scegliersi la più scoscesa parte della montagna, che proprio era necessario
farvi delle arcate per porre stabili fondamenta al suo Santuario, pure i
Castellaresi si posero con amore a quell'impresa loro sì chiaramente rivelata;
e questa cappella, nei dintorni tanto famosa, fu compita. Ciò accadde nel 1619.
In decorso di tempo vi furono annesse alcune camere, per comodo dei visitanti e
pellegrini, e costrutta una terrazza; e anche in oggi si stanno formando
progetti, di molte aggiunte e abbellimenti che senza dubbio saranno eseguiti un
giorno; perchè, quantunque i Castellaresi abbiano piccola borsa, hanno però in
lor favore la gran leva che può rimuovere ogni impedimento - quella che
produsse le Crociate.»
Mentre
Antonio cessava di parlare, John e la Hutchins, due personaggi de' quali da
qualche tempo ci siamo stranamente dimenticati, stavano alla staffa di Lucy; la
quale scherzosamente chiedeva al Dottore, se ella stava tuttavia sotto il tabù,
e se poteva guardar indietro - «Quasi non ci aveste guardato sempre in
quest'ultim'ora,» dissele Antonio scuotendo il capo. Lucy si girò rapidamente
intorno, e abbracciò d'una sola occhiata la scena mirabilmente svariata che le
stava dinanzi.
A
tramontana una lunga veduta di gole profonde, tetre, accigliate, chiuse in
distanza da una gigantesca striscia di alpi nevose; - a mezzodì la splendida
ampiezza del Mediterraneo; - a levante e ponente, l'una sopra l'altra, catene
di colline gentilmente ondulate, dolcemente abbassantesi verso il mare; - nella
pianura soggetta, la fresca e raccolta valle di Taggia col suo corso di acque
zampillanti e ricche zone di giardini, simili a un perfetto mosaico di ogni
graduazione di verde, interrotto da serpeggianti rabeschi argentei. Di tratto
in tratto un tardivo melograno in piena fioritura spandeva la sua orifiamma di
abbaglianti fiori rossi dalla forma di tulipano. Sorgeva sull'opposto poggio la
minacciosa Taggia, colla sua aria di medio evo, simile ad ospite malcontento in
uno splendido banchetto. Un poco più in là, verso ponente, l'occhio scorgeva il
campanile della chiesa de' Domenicani, sporgente da un gruppo di cipressi; e
più in là ancora, sull'estremo orlo del declivio di ponente, il Santuario di
Nostra Signora della Guardia col suo bianco contorno spiccava sul cielo cupamente
azzurro.
-
«Bene, mia cara Lucy; e se voleste rimettere soltanto a dopo pranzo il vostro
entusiasmo?» Le quali parole dette da sir John in tono mezzo dispettoso e mezzo
lamentevole, interuppero la tacita, ma dilettevole contemplazione di miss
Davenne, la condussero immediatamente a lato di suo padre. Sedutisi ad una
mensa succulenta, sir John ne partecipò con tale alacrità e appetito, che
faceva altamente onore alle qualità igieniche dell'aria di montagna. Finito il
pranzo, Lucy propose si prendesse sulla terrazza il caffè; e approvando suo
padre, vi si recarono subito; e sir John sorbì il suo moca, e pagato un ampio
tributo di ammirazione all'amabilità della veduta, trasse di saccoccia il
Times, e s'immerse nelle sue colonne. Lucy e Antonio lasciati così a sè stessi,
stettero maravigliati e taciti ammirando la splendidezza delle ore vespertine.
Il
cielo era limpido, e lucido quasi pulito acciajo; eccetto in parte dove tre
graziose nuvolette, come lunghe strisce di un velo color d'arancio, si
libravano a ponente. Il sole mezzo nascosto dietro il ciglione della catena di
monti a occidente, a traverso i dirotti scogli delle più basse colline a lui di
fronte, lanciava oblique e ardenti colonne di raggi sulla valle. Mentre
l'abbagliante disco lentamente occultavasi, la zona dell'ombra nella montagna
opposta cresceva di pari passo; e come una marea di acque scure cacciandosi
innanzi le larghe strisce di luce, le riduceva gradatamente a una semplice
linea purpurea, che si fermava un momento quasi a dare un ultimo addio sulle
più alte vette, e poi svania tremolando. Ora la prima linea della catena
riassume la rigidità de' suoi contorni; mentre quelle in fondo, dietro alle
quali il sole è tramontato, ondulano fra un vapor trasparente di lapislazzuli e
color di rosa. Il cielo a ponente pare una fornace splendida, i cui caldi
riflessi tingono in cremisi le lontane nevi delle Alpi, e di color fiamma
l'orizzonte del mare. Un momento dopo, quella tinta rossiccia si scolora e
sparisce; le ombre s'addensano nella sottoposta valle, e le gole dei monti a
tramontana si anneriscono ognor più. Quel color corruscante a ponente si è
addolcito in rosee tinte degradanti; e queste, alla loro volta, in scala
armoniosamente discendente, si tramutano in un verde trasparente color madreperla,
che passa dal grigio all'azzurro; finchè levante e ponente s'immergano
nell'uniforme turchino cupo, sparso qua e là di tremule stelle.
- «E
le nostre belle nuvolette?» disse Lucy.
-
«Sparite!» risponde Antonio mestamente, «emblema di molte splendide speranze,
che vi svaniscono proprio sott'occhio.»
- «Ma
torneranno domani,» disse Lucy semplicemente, e così dicendo chinò un poco il
suo capo verso Antonio. La brezza vespertina, spinse alcune anella de' suoi
biondi capelli sopra le di lui labbra, quasi offrendogliele a baciare.
- «E
chi può dire, egli ripigliò, «quali
nuvoloni pregni di elettrico avvilupperanno domani quelle cime?»
Le
mirabili evoluzioni di luce e d'ombra, descritte, per risparmiare la pazienza
del nostro lettore, in poche linee, avevano durato in realtà una buona ora: il
cui primo quarto era stato consacrato da sir John al suo giornale; il secondo a
trovar una comoda positura, e l'ultima mezz'ora ad un beato sonno. Per questo
la signorina e il signore parlavano sottovoce; e parlando sottovoce, avveniva
di tratto in tratto che si chinassero l'uno verso l'altra.
La
quiete solenne della sera fu subitamente interrotta dalle campane delle sei
chiese di Castellaro sonanti l'Ave Maria; accompagnate in rapida
successione da quelle delle chiese molto più numerose di Taggia e dai lontani
conventi de' Cappuccini e de' Domenicani. Era il più soave e melanconico
concerto immaginabile. Sir John cambiò positura, ma non si destò; e Antonio
dièssi a recitare quasi all'orecchio di Lucy quegli impareggiabili versi di
Dante tanto citati, e tanto degni d'esser citati ancora:
«Era già l'ora che volge il disio A' naviganti, e 'ntenerisce il cuore Lo dì c'han detto a' dolci amici: addio; «E che lo novo peregrin di amore Punge, se ode squilla di lontano Che paja il giorno pianger che si muore.»
- «Non
ho sentito mai pienamente com'ora,» disse Lucy con occhi splendenti di luce,
«tutto il patetico di questi bei versi. Il rammarico per la patria lontana, che
spira da essi, penetra nel più intimo del cuore. Denno essere stati scritti in
un'ora come questa.»
- «E
da un esule,» aggiunse Antonio. «Probabilmente gli occhi del gran Ghibellino
erano rivolti ad una catena di monti simile a quella che ci sta dinanzi, la
quale si frapponeva fra lui e «Il bell'ovile ov'ei dormì agnello, Nimico
ai lupi che gli fanno guerra.» «Ma mentre discorriamo,» proseguì, «la notte ha
steso sulle cose interamente il suo velo, e le lucciole incominciano ad
accendere i lor lumicini - segno che è ora ch'io me ne vada a casa.»
- «A
casa!» ripetè Lucy stupita; «voi non ritornate di certo a Bordighera questa
notte.»
- «Oh
no,» disse Antonio, «non supponete che io sia così sleal cavaliere. Vedete
quella massa bianca, lì a sinistra di Taggia, con lumi in mezzo?»
- «Ho
di già osservato quella casa,» rispose Lucy, «ha non so quale aria di mistero.»
- «È
quella che io chiamo casa mia quando vengo a Taggia.»
- «È
piuttosto lontana,» disse Lucy, «non potreste restar qui?»
- «Non
c'è posto.»
- «Non
avete amici a Castellaro?»
-
«Nessuno che mi sia caro soltanto la metà dell'amico che mi aspetta in Taggia.»
-
«Siete dunque molto affezionato a quest'amico?»
-
«L'amo e riverisco con tutto il mio cuore.» Lucy si tacque.
- «Vi
ricordate,» proseguì Antonio, «che vi dissi una volta, di tutti i miei simili
essere una del vostro sesso quella che teneva il più alto posto ai miei occhi?
Ora io mi reco da questa signora. A rivederci a domani, e buoni sogni. - Dio
mio, quanto son fredde le vostre mani! Sarebbe meglio entraste in casa. Eppur
l'aria è tanto soave e lene! Andate subito, e fatevi servire una tazza di thè,
ve ne prego. - Non volete? Bene, a rivederci, non debbo trattenermi di più.»
Benchè
sir John, ora affatto desto, la sollecitasse replicatamente a rientrare, Lucy
si trattenne sulla terrazza finchè vide una figura alta e scura passare il
ponte giù a basso fra una nube di lucciolette. - La valle allora pareva un mare
di stelle cadenti. Allora, solo allora, si levò, e raggiunse suo padre; che era
andato in persona ad ordinare il thè.
Due ore
più tardi, la stessa figura alta che aveva traversato il ponte, stava ad una
delle finestre della casa misteriosa, ritta, spiccatamente rilevata contro la
luce interna. Ora, se all'orecchio di quella figura, così come stava alla
finestra in tacita contemplazione, si fosse susurrato: «C'è nel vicinato tal
persona che non dorme per causa vostra;» quale balzo non avrebbe fatto? Tanto è
vero che anche il più tenero e pensieroso fra gli uomini non può nemmeno
immaginare quello che la sensibilità di una donna può suggerirle per il proprio
tormento.
La
figura ritirossi alla fine, chiuse la finestra con un sospiro, e un sincero -
«Dio la benedica!» desiderio al quale ci uniamo noi pure di tutto cuore.
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