CAPITOLO
XVII.
Al
Teatro.
La
mattina seguente, recatosi al Santuario, Antonio trovò Lucy occupatissima nel fare
un bozzetto della casa della signora Eleonora, con la intenzione di
presentarglielo alla prima occasione. Sino a quella mattina non aveva Lucy mai
scoperto quanto paresse pittoresco il vecchio palazzo; e con quanta grazia le
scure vôlte del portico dinanzi contrastassero colla spaziosa terrazza
scoperta, tutta verdeggiante di pergolati di viti. Antonio sedette accanto a
Lucy, e cominciò raccontandole come la sera precedente avesse fatto visita ai
Pistacchini, che avea trovati a far cena con un'insalata - per dar loro la
desiderata notizia, che sir John Davenne e la sua figliuola onorerebbero
l'indomani il Teatro della loro presenza. Disse come questa notizia fosse stata
da lor ricevuta con espressioni di gioja frenetiche, con tanti viva, con tanto
ballare per la stanza, e con gettar la povera insalata fuori della finestra; e
che era stato un momento in dubbio se avesse dovuto, o no, ricorrere alla sua
lancetta per calmante. - «A veder l'impresario,» proseguì il Dottore, «come
l'ho veduto io questa mattina, far di sè parata per il Pantano in tutta
la sua gloria, ricevendo e rispondendo, colla real condiscendenza conveniente
ad un Aristodemo, alle domande di biglietti che fioccavano da tutte le parti; -
a sentire la penetrante inflessione della sua voce, riferendomi
confidenzialmente che i posti erano all'incanto, e che contava sopra un
introito di un centinajo di franchi; - a vedere e sentir tutto ciò, si sarebbe
dovuto pagar più che per una commedia. Voi farete la fortuna della Compagnia.
Tutta Taggia si riunirà al Teatro per veder la famiglia inglese.»
- «Ma
come sanno essi che noi vi saremo?» domandò Lucy.
- «In
paesi piccoli come questo si sa subito ogni cosa; e poi i Pistacchini si son
data ogni cura perchè il pubblico ne sia minutamente informato. Anche adesso,
sopra il Cartellone di annunzio nel Pantano, sono annesse in lettere
alte mezzo piede, le parole: Sotto il Patrocinio della Famiglia Inglese.
E oltre a ciò, in ogni avviso manoscritto attaccato su tutte le cantonate, c'è
in grosso carattere un «NB.: La presenza della Famiglia Inglese è certa.»
Lucy
si divertì infinitamente alla notizia che ella era la principale attrattiva
della rappresentazione di quella sera; e Antonio tirò innanzi esponendole i
preparativi fatti. Da quel che poteva giudicare, c'era la possibilità che una
cosa sola andasse male. La signora Eleonora con uno sforzo prodigioso aveva
provveduto per il ricevimento di sir John e di sua figlia; e aveva procurato
anco una camera per Speranza e la Hutchins. Tuttavia questo era tutto quanto
ella poteva fare. Ora Antonio aveva i suoi dubbii sulla maniera con cui
l'inglese John si vorrebbe accomodare ai piaceri e ai comodi della Locanda
di Taggia, ove Battista era incaricato di condurlo. Egli aveva, è vero, veduto
sorridere John quando eragli stato detto a qual prezzo avrebbe dovuto comperare
il piacere dei Teatro; «ma la sua ignoranza,» asseriva il Dottore, «è una
felicità, della quale temo lo svegliamento. In ogni caso, domani alle due
pomeridiane,» concluse il Dottore, «s'è stabilito con sir John che tutta la
comitiva s'abbia a ritrovare al crocicchio della strada di Taggia con quella di
Nizza, e torneremo a Bordighera.»
- «Io
avrò piacere nel rivederla quella vecchia osteria,» disse Lucy sorridendo; «con
quale trasporto ci accoglierà Rosa al ritorno!»
Poco
dopo le sette della sera, sir John e Lucy montarono sulle mule che dovevano
condurli a piè della montagna. Sir John erasi vestito con precisione ed
eleganza, come avesse dovuto andare al Teatro Regio in una serata di
ricevimento. Lucy portava la sua veste azzurra e il suo largo cappello di
paglia, ornato da Speranza di fiordalisi e di papaveri; e pareva veramente
amabilissima in quella lieve agitazione di cuore che le dava una straordinaria
vivacità di volto. Essendo tuttavia giorno assai chiaro, la scesa, per quanto
rapida, non era punto pericolosa; ma per tutta la strada Antonio tenne sempre
la mano alle briglie della signorina. Lasciate le mule al principio del ponte,
e raggiunti dai due famigliari inglesi e dagli amanti italiani, lo traversarono
in ordine militare; girarono a sinistra, e dopo una passeggiata di cinque
minuti lungo il fiumicello, giunsero incontanente incontro ad un bel palazzo. -
«È una cosa strana, n'è vero?» osservò Antonio, «di trovare in una piccola
città quale è Taggia, un palazzo appartenente a una famiglia particolare, di
tanta magnificenza e di buon gusto come questo, con annesso un Teatro per
giunta, quasi un'altra Versailles.»
Quivi
stava affollato un crocchio numeroso nell'ansia della curiosità; ma il passo fu
tosto aperto agli inglesi visitatori: i quali, per una porta a sinistra,
vennero guidati da Antonio in un peristilio pieno zeppo di gente, anche essi
sulla punta de' piedi per dare un'occhiata agli illustri stranieri.
A
sinistra della porta d'ingresso stava un tavolino coperto di panno rosso; e sul
tavolino, fra due candele di cera ardente, un piatto di argento conteneva un
bel mucchio di monete; e avanti a quel tavolino, come il dragone delle
Esperidi, stava assiso la nostra nuova conoscenza, Orlando Pistacchini, in
regio ammanto, e con in capo la regia benda di Aristodemo, re di Messene.
Appena ebbe scorto da lungi sir John, si levò in piedi, portò ambe le mani al
cuore; col quale atto fece un profondo inchino ai nuovi venuti. Sir John,
precedentemente istruito da Antonio del modo usato in siffatte occasioni,
lasciò scorrere un bello e compatto involtino di carta bianca nel piatto, il
quale cadendo fece sentire un tintinnìo molto esilarante. L'aspettativa era al
suo colmo, ogni collo allungossi, e si volse verso la tavola. Aristodemo fece
di nuovo un inchino, si sentì per la mente una fiera ma fugace tentazione di
dar di piglio all'involtino; però, vincendosi, si fece avanti su per una scala
di legno, dirigendosi verso i due palchetti riservati. Qui si mise di nuovo le
mani sul cuore, s'inchinò profondamente, e si ritirò senza volger le spalle
come se fosse alla presenza di un re. Lucy depose il cappello; e appoggiandosi
sul davanzale del palco, colle belle e ricche anella della sua chioma cadenti
profusamente giù per le guance e il collo, eccitò un generale mormorìo di
ammirazione da ogni parte, dalla platea e dai palchi.
Era un
bel teatrino: splendidamente illuminato di candele di cera, e palchetti e
platea pieni zeppi da soffocarvisi.
-
«Tutta l'aristocrazia del luogo, ban e arrière-ban, sta al suo
posto,» bisbiglia Antonio a Lucy.
-
«Aristocrazia in Taggia!» disse Lucy sorridendo.
- «Sì,
davvero, e una delle più altere aristocrazie,» osservò Antonio scaltramente. «A
capo della lista sta una Marchesa, quella signora là, piuttosto avanzata, che
pare - notate bene, dico solamente pare - non aver proprio nessuna
pretesa. Questo palazzo e il teatro le appartengono, e la sua famiglia ha avuto
la signoria del paese da tempo immemorabile. La Marchesa vi ha fatto questa
sera il complimento di cedervi il suo palco.»
-
«Quanta gentilezza!» esclama Lucy; «vorrei poterla ringraziare.»
- «Se
vi piace, potete adottare la nostra moda italiana, e farle visita nel suo
palco. Quel roseo naso e quella faccia gialla a sinistra adombrata da bianche
piume, appartengono ad una Baronessa; e quel vecchio signore colla testa
incipriata, che le parla all'orecchio, e si dà tant'aria d'importanza, è il
Sindaco del paese. Quell'ardita figura, con occhi e capelli grigi, laggiù, che
par così innocente...» - La descrizione di Antonio fu ad un tratto interrotta
da un fischio acuto: e il sipario, alzandosi, scoprì allo sguardo Aristodemo,
in quella attitudine particolarmente cupa, che pare la condizione normale di
ogni eroe da tragedia. Ma tutti gli sforzi di Orlando per esprimere la
disperazione officiale, non poterono vincere il giojoso brillar dello sguardo,
in lui acceso dalla certezza di un introito enorme. Aristodemo rappresentò la
sua parte con intelligenza, e incontrò bravamente la sua morte, e la sua caduta
fu dichiarata mirabile dai conoscitori. Lucy, in tutto quel tempo, ebbe il
piacere di godersi una duplice rappresentazione; e delle due, quella data sul
palcoscenico non era la più interessante. A traverso di una fessura nel
tramezzo di legno che divideva i due palchi, ella e Antonio potevano osservare
nell'aspetto di Battista tutto il crescendo di terrore dipinto in viso
al giovanotto, quando vide il re cercare il suo pugnale e provarne la punta, -
«È per uccidersi?» domanda tutto commosso a Speranza. Quale balzo fece, e come
gli si rizzarono proprio i capelli quando sentì vicino il suono dei passi dello
spettro supposto nella tomba reale; e quando Aristodemo, fuori di sè a quel
suono, si cacciò in quel punto il pugnale nel cuore!
La
scappata di piccioni, che tenne dietro alla tragedia, provocò un incidente che
accrebbe maggiormente la piacevole agitazione onde è accompagnato d'ordinario
quel bello spettacolo. L'ingegnoso Pistacchini avea preparato, a suo credere,
una piacevole sorpresa agli intervenuti inglesi e al pubblico. Essa consisteva
in un piccione, il quale, legato con un congegno a due cordicine tese a
traverso il Teatro sino al davanzale del palco occupato dagli stranieri, doveva
andare come da sè a portata di essi. Per non so quale impedimento, l'augello
così lanciato compiè solo a metà la sua corsa aerea; e fermandosi a mezza via,
restò appeso col capo all'ingiù in atto veramente compassionevole. Eccitò
quella disgrazia un clamoroso fremito; tutta la platea si alzò a un tratto in
piedi; i più entusiasti salirono sui banchi a braccia levate tentando invano di
arrivare al piccione, mentre un grido universale chiamava fuori l'impresario.
Pistacchini tosto si presenta, armato di una pertica; e saltando dal palco in
platea, procura di spingere il povero uccello vicino a Lucy, tanto che Antonio
lo potè sciogliere, e darlo, fra un tuono di applausi, in mano alla giovane
inglese.
Terminata
questa piccola aggiunta al trattenimento, che non trovavasi nel programma
serale, Lucy uscì a far visita alla Marchesa, per ringraziare la nobil donna
dell'averle ceduto il suo palco: «Con isquisita gentilezza,» disse miss Lucy,
«perchè senza dubbio procurava la miglior veduta sul palcoscenico.» Parlò indi
con tanta grazia della bellezza del palazzo e dell'eleganza del teatro, che
lasciò la vecchia matrona altamente prevenuta in suo favore.
Dopo
aver sofferto i prolungati terrori della tragedia, Battista si sarebbe potuto
credere di aver diritto a qualche indennità per parte dell'impresario; e se
così era, certamente ne ebbe una amplissima nella commedia rappresentata di
poi. Chi potrebbe descrivere i suoi trasporti al vedere L'Ajo nell'imbarazzo,
ascoltare, quasi colpito da fulmine, la confessione del suo pupillo maggiore,
che è marito, sì, positivamente marito della signorina della casa di faccia!
Povero Ajo! che dirà egli mai al padre del suo pupillo, il quale aveva ordinato
e decretato che mai i suoi figli potessero scambiare una parola con persona di
altro sesso! Nè solo ammogliato, ma, Dio ci ajuti, padre di un bambino, che si
sente proprio in quel momento a gridare e a piangere! L'Ajo sta per strapparsi
i capelli. Il suo pupillo, padre di famiglia, il suo padrone, nemico di
matrimonii, divenuto nonno! In quali scoppii di risa infrenabili proruppe Battista
quando il figlio minore di quel terribile conte fu sorpreso dal padre, in
ginocchio, in atto di fare la sua dichiarazione amorosa a Marta, la vecchia
cuoca! E poi, quando «l'imbarazzato Domine,» viene indotto ad andare a
prendere il bambino, e tornando s'incontra per via a faccia a faccia col Conte,
che tirato giù il meschino mantello al pover uomo, scuopre il piccolo
Bernardino impastojato, come il misero piccione; quale estasi di contento
potrebbe esser paragonata a quella di Battista? E davvero chi si sarebbe potuto
tenere dal ridere, alle buffonerie di quella commedia? Anche a sir John
Davenne, che intendeva pochissimo di quel che si recitava, appiccossi il
contagio dell'ilarità; mentre per parte sua Lucy rideva quasi quanto Battista.
Restituì
la visita, prima del finir della serata, la Marchesa; e venne anche il Sindaco
come rappresentante della città, parte per far riverenza a sir John e miss
Davenne, e parte per soddisfare la propria curiosità e quella della Baronessa;
dalla quale aveva incarico di portar loro i complimenti. Lucy si compiacque
realmente di tutte quelle attenzioni; e l'altero Baronetto non fu poco
soddisfatto, sentendo quel beffardo di Dottore che gli descriveva minutamente,
e colla gravità conveniente, i titoli e tutte le qualificazioni di quei
personaggi.
Era
passata la mezzanotte, quando il sipario fu calato per l'ultima volta; e la
nostra comitiva fece la sua uscita di Teatro. Intanto confidava Antonio a Lucy,
che egli riguardava John, che iva innanzi con Battista, divenuto solenne più
del solito per il riflesso degli onori della serata - ch'egli lo riguardava
come un martire. La cameriera poi della signorina inglese, la quale, a
braccetto con Speranza, veniva dietro a sir John, Lucy e Antonio, sentivasi
straordinariamente agitata. E quando si accorse che la comitiva del giovani -
l'ebanista prominente fra tutti - avanti e dietro di lei, con torce accese, e
cantando la «Buona sera» di Rossini, stavano per far loro onore, ella cominciò
a piangere e a ridere nello stesso tempo, perchè, dichiarava, erano cose
spaventosamente impressive! Arrivarono così accompagnati in casa della signora
Eleonora, ove furono ricevuti da una svelta giovinetta e da un uomo; perchè
all'accettazione dell'ospitalità della vecchia Signora, era stato messo qual
patto che ella non li avrebbe aspettati. Dopo preso il thè, che era pronto, il
Baronetto e la sua figliuola vennero condotti alle loro camere; Speranza e la
Hutchins alle loro; e il Dottore se ne andò a trovare un letto in casa di
qualch'altro amico.
La mattina
seguente era piuttosto tardi, quando, dopo una notte di sonno profondo, Lucy si
alzò. Andata ad aprir la finestra per goder l'aria fresca, scorse una gentil
signora, vestita di nero, che passeggiava disotto in giardino, e parea con voce
cauta e dimessa desse degli ordini alla svelta giovinetta, veduta la sera
avanti da Lucy, e ora tutta in faccenda a cor de' fiori per accrescere il mazzo
più grosso che teneva in mano. Nell'aprire, il rumore della finestra fece alzar
gli occhi alla signora Eleonora: - «Ah! buon giorno, miss Davenne,» disse la
signora in tono di cordial saluto. «Mi si rallegra il cuore in vedervi: spero
che non vi avremo disturbato il sonno.»
- «Oh!
grazie, no davvero!» rispose Lucy facendosi rossa; «ho dormito così bene!»
-
«Tanto meglio,» replicò la cortese matrona; «i giovani hanno bisogno di molto
riposo. Bisogna che facciate sapere quando mi potreste ricevere. Mi par
mill'anni di darvi un bacio su quel bel visino.»
Quando,
poco tempo dopo, portando seco i fiori, la signora Italiana andò a visitare la
sua ospite, c'era tanta soavità nella sua voce e nel suo sorriso, un non so che
tanto commovente in quel velo di malinconia che le copriva, per dir così, tutta
la persona; e qualcosa di tanto materno nel modo, quando prendendo nelle sue le
mani di Lucy, ella spartì i capelli sulla di lei bella fronte, e la baciò e la
chiamò «figlia mia;» che Lucy si sentì come impedita alla gola, e non potè
rispondere alle gentili inchieste sulla sua salute, e piegò il suo amabile capo
sul seno della nuova amica. In quel momento Lucy non potè tenersi di pensare
alla sua cara madre.
Mentre
le due signore facevano così conoscenza fra loro, sir John era stato a fare un
giro di ispezione; e da quanto avea veduto, riceveva impressioni molto
favorevoli, sia rispetto all'abitazione, sia rispetto al proprietario. Benchè
gli scuri portici e il colonnato di pietra conducenti all'interno della casa
non paressero nemmeno la metà grandi di quello che fossero apparsi a luce di
torce la notte precedente; pure essi, come il bruno e solido palazzo, avevano
una solenne e severa apparenza, che piaceva e interessava moltissimo l'inglese.
Gli affreschi delle mura consunte dal tempo, mezzo cancellati; la statua
mutilata della fontana di marmo rimpetto all'ingresso; lo stemma scolpito in
pietra nera sopra le porte e sopra le larghe cappe degli immensi focolari nelle
stanze; tutti questi vestigi di antico splendore erano stati osservati e
commentati in favore della signora Eleonora, e avevano messo in moto il
bernoccolo della venerazione per le cose e i tempi antichi, che era uno de' più
prominenti sul cranio del Baronetto. Antonio, venuto per far colazione, colse
d'improvviso il Baronetto, che stava in piedi col capo all'indietro, a quel che
pareva, meditando sopra una specie di vecchio imbuto, con due fori sopra la
porta, che il dottor Antonio disse essere un annesso di molte case vicine alla
costa, fattovi per dar modo a quei di dentro di gittar bollenti materie sopra
gli assalitori. L'aspetto della Castellana, che veniva allor dal giardino
tenendosi per mano Lucy, compì la serie di piacevoli impressioni ricevute dal
Baronetto; il quale, non potendo esprimere in altro modo i suoi sentimenti, si
fece avanti frettoloso per condurre la vecchia Signora in casa con tutto il
dovuto rispetto. La signora Eleonora, non solo aveva aria di gentildonna, come
egli susurrò poi sottovoce ad Antonio, ma aveva ancora tutta la dignità di modi
convenienti ad una dama di Corte.
La
tavola fu imbandita sulla terrazza, della quale abbiamo già avuto occasione di
parlare; e la signora Eleonora e i di lei ospiti si sedettero a far colazione
all'ombra piacevole di una vite, la quale, condotta sopra un pergolato, ne
pendeva in festoni e formava un muro di verzura da ogni lato, eccetto che dal
mezzogiorno, d'onde godevasi una splendida prospettiva di marina. La signora
Eleonora fece gli onori della tavola con quella facil grazia di modi, con i
quali una vera signora della vecchia scuola sa tanto ben nascondere la sua
instancabile attenzione e tutto ciò che può esser grato ad ogni ospite. A
vederla sorridere con tanta compiacenza, a sentirla discorrere con tanta
vivacità, non avreste mai immaginato che la gentil vecchia Signora avesse in
cuore ferite che sanguinavano continuamente. La signora Eleonora non faceva parte
di quella numerosa consorteria, che si serve delle proprie pene come di una
clava per abbattere l'animo degli altri. E davvero nelle due ore da lei passate
in compagnia di Lucy, quell'anima cortese non aveva fatto neppure la più
lontana allusione ai suoi tormenti; e Lucy, benchè desiderasse ardentemente di
mostrarle la sua simpatia, non avea osato entrare in un argomento passato così
sotto silenzio da lei. Tuttavia, incoraggiata dalla presenza del Dottore, la
nostra soave inglesina si fece ardita sino a domandare alla signora Eleonora
come stessero i suoi due figli. - «Stavano benissimo, quando ne ebbi le ultime
notizie,» fu la risposta di lei.
-
«Spero,» proseguì Lucy dopo una breve esitazione, «che ne riceviate nuove
regolarmente.»
- «Assai
regolarmente, sino adesso,» disse la vecchia Signora, «grazie a Dio. Un po' più
presto, o un po' più tardi, le lettere de' miei figli si sono sempre fatte
strada fino a me.»
Gli
occhi di Lucy si volsero ad Antonio.
- «La
signora Eleonora,» spiegò il Dottore, «vuol dire che la persona, o le persone
deputate ad aprire e riveder le lettere de' suoi figli a lei, o di lei ad essi,
sono state sinora generose abbastanza da lasciar che arrivassero al loro
destino.»
- «Oh!
sta troppo male,» esclama l'ardente Lucy, «di frapporsi così fra una madre e i
figli!»
-
«Pure, brutto com'è il caso,» osserva con dolcezza la Signora, «potrebbe anche
esser peggiore. Ho sentito a dire di poveri emigrati polacchi, che per anni ed
anni videro spietatamente intercettata ogni corrispondenza in iscritto con le
loro madri e colle mogli.»
Il
dabbene sir John, informato dell'argomento da esse trattato, dichiarò che
stimava quell'accusa, così gittata in faccia al Governo, «essere di carattere
tanto serio e odioso che... che... che...»
- «Che
appena potete crederla,» scappa fuori Antonio, «a meno non sia provata dai
fatti. Ed è giusto. Mi permette la signora Eleonora che conti a sir John la
storia del Maresciallo francese?»
Avendo
la signora Eleonora acconsentito sorridendo, Antonio proseguì: - «Uno de' figli
della signora Eleonora, allora fanciullo di otto anni, quivi abitando, si era
affezionato moltissimo a un fanciullo della sua età, nativo di Taggia; ed erano
divenuti compagni di giuoco e amici intrinseci. Nel decorso degli anni, questo
fanciullo fu preso nell'esercito, e divenne sergente. Venuto quel giovane, due
anni fa, a riveder quivi i suoi parenti, la signora Eleonora, com'era naturale,
scrivendo al figlio, gli parlò del suo antico compagno di giuochi, ch'era un
bel soldato di ventott'anni, e divenuto sott'uffiziale. Il figlio della Signora
rispose che era contentissimo della fortuna del «Maresciallo,» così chiamando
scherzosamente il suo antico compagno di giuochi. Benissimo. Dopo pochi giorni
ricevuta quella lettera, venne dalla signora Eleonora proprio quello stesso
vecchio Signore incipriato, che vi fece visita jersera nel vostro palco; in una
parola, il Sindaco di Taggia in persona, che le chiede di presentargli
immediatamente il Maresciallo francese ricoverato in sua casa; altrimenti
sarebbe stato con dispiacere - perchè questi erano gli ordini precisi da Torino
- obbligato a procedere ad una perquisizione nella casa. La signora Eleonora,
da principio appena poteva credere alle proprie orecchie: un Maresciallo
francese! - Dove mai ella ne aveva conosciuto alcuno? Alla fine, rammentatasi
della lettera del figlio, si diè a ridere tanto di cuore del degno Magistrato,
che questi proprio più non sapeva ove avesse la testa. Poi, date spiegazioni e
mostrata la lettera, la cosa terminò così.»
Sir
John aveva già sentito parlare di Commissioni militari, create per giudicare,
fucilare e appiccare i liberali italiani a dozzine; aveva sentito di migliaja
di essi languenti in prigione, o vaganti senza ricovero per il mondo; ma
nessuna di quelle disgrazie collettive aveva tanto eccitato la sua simpatia e
risvegliata la sua indignazione, quanto questo piccolo aneddoto. C'era troppo
del puerile e del vigliacco in cotesta sorveglianza, diceva egli. - Così una
dose di medicina omeopatica, talvolta si è veduta agire potentemente su persone
di tale temperamento, le quali avevano resistito a medicine aleopatiche di dose
cento volte maggiore. Forse anche la vista della donna gentile cui erano state
fatte quelle indegnità, aveva ridestato tutto il vecchio uomo in cuore di sir
John. Supponiamo che allora egli non avesse conosciuto quel certo Statuto
inglese, per cui è data autorità, in paese libero e costituzionale, in alcune
circostanze, sotto certe regole, di rompere il sigillo delle lettere private e
scrutarne il contenuto; si può scommettere dieci contro uno, che s'egli venne a
risapere siffatto Regolamento, quantunque egli odiasse fino il nome di riforme,
pure in questo caso la desiderò e fece quanto era in suo potere onde venisse
adottata.
Dopo
colazione, Lucy andò in camera a prendere il bozzetto ch'ella aveva fatto della
casa della signora Eleonora. Piacque moltissimo alla Signora, quanto se fosse
stato un lavoro di ben altro che di un principiante. E appendendolo al muro
nella sala, le disse che guardandolo avrebbe pur sempre pensato alla sua
giovane amica inglese. Era ormai tempo di partire. La signora volle a ogni modo
accompagnarli fino a capo del viale. Sir John le offrì il braccio; e faceva
piacere il vedere con quale aria di cortesia e di rispetto conducesse la sua
ospite, e la cura che si dava per misurare con quelli di lei i suoi passi. Il
commiato fra le due signore fu affettuoso; si separarono piuttosto come amiche
che quali conoscenze di poche ore. Apparvero delle grosse lacrime negli occhi
di Lucy, mentre baciava cordialmente le guance appassite della vecchia signora,
e dicevale: - «Prego Dio che abbiate un giorno la consolazione di vedervi
restituiti que' due cari vostri.» E negli occhi della signora Eleonora
tremolavano pur le lacrime, nel momento che baciava la giovanetta florida e
bella, e le rispondeva: - «Possa Iddio esaudire la vostra preghiera, io vivo di
speranza; ma se il Signore ha deciso altrimenti, ho fede che ci rivedremo
lassù;» e sollevò gli occhi al cielo. «Dio vi benedica. A rivederci!» - e
partirono.
La
signora Eleonora si fermò ancora a far loro un ultimo baciamano prima che
sparissero al voltar della strada. Poscia a passi lenti e col capo chino verso
il suolo, la povera desolata si ritirò nella sua casa solitaria.
|