V
Un giorno,
stavano sole, sole. Tornate in casa, poco prima, oppresse dal caldo, dall'afa,
s'erano spogliate e lavate, mani e volto, e mutata la biancheria ed arruffate e
scomposte alquanto le pettinature e, poi, rivestite un po' sciattamente,
infilzando: la Radegonda, una veste da camera di casimiro rossa, costretta
negligentemente da un cordoncino doré; l'Almerinda, un camice di mussolina,
listato di verdognolo e bianco. L'Almerinda sedeva su d'un canapè, dritta,
dritta, col gomito sur un tondino di marmo, con la guancia nella palma, con gli
occhi fissi nel sottolume d'inceratina; la Radegonda si cullava, sdrajata lunga
lunga, in una poltrona a dondolo, con le palpebre abbassate, accarezzandosi le
labbra con l'indice della sinistra. Chicchieravano d'ineziucole; commentavano
burlescamente alcuni discorsi, fatti dagli amici; deliberavano sull'impiego
della serata e della dimane; ma, pian piano, la conversazione illanguidì, quasi
le sonnecchiassero. Eppure, tutt'altro: la Ruglia-Scielzo corrugava le
sopracciglia e si sentiva rivoltare lo stomaco, pensando al convegno, dato a
Maurizio pel giorno seguente; e che non avrebbe la forza d'animo di non
andarci, e che non saprebbe resistere, finalmente, alla ressa di lui, e che si
contaminerebbe, nuovamente, di amplessi adulteri. E così rimeritava il buon
marito della fiducia illimitata, della piena libertà concessale! Così adempiva
a' doveri materni! Invece di accudire a' figiuoletti, d'istruirli ed educarli,
invece di badare alla casa, in braccia al drudo, eh? In que' giorni di svago, i
fratelli e lei avevano speso anche piú dell'usato, accumulando nuovi deficit
agli antichi: dove prenderebbe il denaro? Ed era giusto, era onesto il
dilapidare la sostanza del marito, lo sperperare il patrimonio de' figliuoli,
per inutili sfoggi o per saldare i debiti di giuco de' germani? Pensava così,
con gli occhi intesi, con le labbra strette, con le braccia rigide, senza che
un moto, un cenno rivelasse la tempesta interna. La Salmojraghi,
all'incontrario, vinta da stanchezza voluttuosa, riandava i piaceri goduti, le
belle cose viste in que' giorni. Vaghi que' dintorni di Napoli, sempre!
vaghissimi, poi, quando si percorrono, in brigata, di primavera o d'autunno,
col cielo senza una nuvoletta, tutti amici, giovanotti spensierati e
baldanzosi, donne sorridenti e benevole! Cogliere il capelvenere ne' vomitorî
degli anfiteatri a Pompei o Pozzuoli; fare echeggiare paurosamente di risa le
grotte di Ercolano; so io di molto! La lombarda diè un sospiro; e la
meridionale, riscuotendosi, chiese con premura: «Che c'è? che ti manca? Vuoi
qualcosa?»
«Nulla, nulla, nulla!»
«Bah! se sospiri? Coeur qui soupire, n'a pas ce
qu'il désire. E chi può giurare di non nutrir qualche desiderio
insoddisfatto?»
«Io, bell'Almerinda. Ah sì, davvero, davvero, non
mi avanza che desiderare. Sono felice quanto nessun'altra mai».
«Eppure ho notato, che, la camicia, tu ce l'hai».
«Burlona!»
«Ti pregherò di prestarmela; vedrei se mi giova».
«Ma, veramente, sai? sono felice tanto, da non
poterci pensare senza un certo raccapriccio. Tutto riesce a seconda de' miei
desideri piú secreti. Se credessimo all'invidia de' numi, io mi dispererei. Mi
sforzo ad aver capricci; il caso o la provvidenza li soddisfa. S'io fossi
irragionevole tanto, da incapricciarmi di una stella, persuaditi, la stella si
staccherebbe dal cielo per cadermi in grembo. Guarda, giorni sono, mi soffermo
innanzi alla vetrina d'un negoziante di stampe: c'era esposto un panorama di
Napoli. Io penso: Sarebbe pur bello l'andarci! Torno a casa; e mio
marito mi dice: Se facessimo un viaggetto? Io: Per Napoli? E lui:
Già, fino a Napoli, da mio fratello. Voglio morire, se avevo pensato,
che il fratello di Gabrio si trovava qui. Purché la duri! purché, un giorno, io
non abbia a scontare, con atroci dolori, la felicità d'oggi! E questo è niente:
io non ricordo di avere avuto un mal di capo. Sono privilegiata; ed il Signore
Iddio non parlò per me, quando disse alla donna: Ti accrescerò il travaglio
della gravidanza e le doglie dello sgravo; partorirai figliuoli dolorosamente;
e dipenderai, per ogni desiderio, dal marito, che ti signoreggerà. In casa,
comando io; mio marito, se gli dicessi di buttarsi dalla finestra, mi
compiacerebbe, senza discutere: Mi ama come un matto: tanto, ch'è, quasi,
ridicolo. E gli vuò bene, anch'io. Non desideravo se non un rampollo: uno ne ho
avuto. Desideravo la femmina; ed è una tosetta, che mi vien su, come puoi
vedere, prosperosa, intelligente. E la non mi lascerà, mai, un giorno solo,
finché non sia grande e passi a marito. Gabrio giura, ch'io gli ho portata la
benedizione in casa; che, da quando son sua, non ha piú incontrato difficoltà e
gli affari gli vanno a vele gonfie. Suo fratello, Babila, pretende, che
l'avermi per cognata ha portato fortuna, anche, a lui. Non ho un rimorso; non
ho nulla da rimproverarmi. Temei, che il mio confessore, don Cammillo Berretta,
eccedesse nella indulgenza; e gli ho fatto qualche infedeltà, una e due volte,
ricorrendo a chi aveva fama di severo. Ma sì! non ho potuto trovare chi
m'imponesse la menoma penitenziuola; e, sicuro, temo, quasi quasi, d'aver
esagerati i miei scappucci!... E, qui, in Napoli, come si portano a confessori?
com'è il tuo, bell'Almerinda? Rigido molto? Da chi vai? sei, anche tu, delle
infatuate del Capecelatro? vai dal Pica?»
«Il mio? Non ne ho. Sono anni, ch'io non mi
confesso. Sono anni. Confessarmi? Dire ad un prete, ad un uomo... Oh no!»
«Eh, eh! che occhiate, che mosse! Sei piú avanzata
di me, tu! Quasi quasi, scommetterei, che fai la scettica. Perché, mo, tanto
orrore?...»
L'Almerinda si sentiva un nodo alla gola e mancare
il respiro. Il vaso, troppo colmo, deve traboccare. Vengono momenti, in cui non
se ne può, proprio, piú; e ci vuole lo sfogo, a qualunque costo. Quando il
soldato, rifinito, nel giorno della battaglia, sta per morir di sete, beve, ingordamente,
l'acqua delle pozzanghere, che avrebbe, in altro tempo, fuggita con isdegno,
con cui non avrebbe voluto lavarsi i piedi. Quell'impeto del bisogno, che il
costringe a berne, costringeva, ora, l'Almerinda a piangere e parlare.
«Ah! non è, ch'io non creda... Ma non ho
coraggio!.. Ma certe cose, le farò, le farò; pure, non ho la sfacciataggine di
narrarle. Riconciliarmi? A che pro? sono indegna, sono perduta... Che giova un
pentimento sterile, quando non si desiste dal peccare? E dover fingere, mentir
sempre! E perché, perché hai fatto male, fatto male una volta, non saper
tornare indietro, dannata a far, sempre, peggio, anche, quando il peccato non
ha, piú veruna attrattiva!... Ogni sforzo per uscir dalla fogna ti ci rificca
sempre piú addentro! E macerarsi e disprezzarsi e pentirsi e mortificarsi,
inutilmente!...»
La Radegonda era balzata in piedi: sorpresa,
commossa, ammirando. Per lei, felice fino al disgusto, cullata da tepida
bonaccia sul pelago della vita, lo spettacolo di una tempesta interna, di una
infelicità profonda e sincera, era vertiginosamente attraente. Quando vide
gonfiarsi di lagrime gli occhi dell'amica; quando se la sentì, convulsa,
singhiozzare fra le braccia: acquistò per lei venerazione e rispetto. Res
sacra miser. Se la strinse al cuore; la confortò; le fu prodiga di baci, di
carezze. E, con l'insistenza di chi ama, con la curiosità di chi s'avventura
per oceani innavigati, per terre incognite, le strappò la confidenza della cura
micidiale. E quell'Almerinda, che non avrebbe osato confessarsi, velata,
attraverso le grate del confessionale, ad un vecchio sconosciuto, e richiederne
il saggio e sperimentato consiglio; ora, commise all'orecchio di una, che la
conosceva, che ne sapeva il nome, che la vedeva arrossire, che nessun giuramento,
nessun obbligo assunto e nemmanco una promessa vincolavano a non tradirla, piú
giovane, piú inesperta, piú svagata di lei; le commise il suo secreto. E ne
implorò l'assistenza, il consiglio; e le disse: «Comandami, obbedirò; imponi,
farò».
La Radegonda comprese, che, quel nodo lì, s'aveva
a troncarlo d'un colpo e netto, senza titubazioni punte. Se l'Almerinda ne
fosse stata innamorata di Maurizio, beh! si sarebbe, in certo modo, capito, che
lottasse con la coscienza. Ma, non amandolo, ma ripugnando a' suoi
abbracciamenti, perseverare nella pratica, era cosa ridicola; o, per meglio
dire, sarebbe stata ridicola, altamente ridicola, se non ne fosse ita di mezzo
la pace d'una famiglia, la ragione e, forse, la vita d'una donna: l'Almerinda
era sulla via dell'insania e della consunzione. Rompere, dunque, secco:
spiegarsi e chiaramente spiegarsi col giovane, sicché non potesse illudersi
piú, né chiamarsi ingannato, ned insistere decentemente. Benone! Ma come? Per
lettera? No, no! la lettera è, di necessità, monca, insufficiente, equivoca; e,
sempre, poi, pericolosa. A voce? Ma chi guarentiva la costanza dell'Almerinda?
In un colloquio, avrebbe, alla lunga, ceduto; e si sarebbe stati daccapo.
Quante volte non era andata a' convegni, deliberata a spegolarsi; e n'era
tornata piú impaniata di prima! Parve, dopo lungo deliberare, che l'Orsenigo
dovesse assumersi l'incarico di far capace il povero Della-Morte, che tutto era
finito tra la signora Ruglia-Scielzo e lui. La dimane, andrebbe ella al
convegno, invece dell'amica; andrebbe, coraggiosamente, in casa dell'ufficiale,
a piantargli un pugnalotto nel cuore: ché, già, prevedevano entrambe
arcibenissimo quel, ch'e' soffrirebbe. La missione della Radegonda non era
delle facili! presentarsi da un uomo, appena conosciuto, che stassene
aspettando un'ora felice per dirgli: «E' ti bisogna rinunziare, pel momento e
pei futuro, ad ogni felicità!» riportargli le lettere ed i doni, mandati alla
sua donna; chiedere la restituzione de' pistolotti e de' capelli di lei;
calmarne le furie... Uhm! ci voleva proprio la baldanza d'una privilegiata
della sorte, per accollarsi, spontaneamente, questa briga, senz'esserci
chiamata, senza che l'affare a lei punto appartenesse.
Così, sciolto l'imbroglio con Maurizio, sarebbe
finita la peggio causa di disperazione per l'Almerinda. Quanto a' garbugli
finanziarî, anche lì, tagliar netto. E, prima di tutto, rifiutare qualunque
altro nuovo prestito a' fratelli, qualunque altra firma alle loro cambiali. Non
trincerarsi dietro alla prescritta autorizzazione del marito per quelle in
giro, questo no, sarebbe stato un'infamia. Bensì, parlar chiaro e tondo a'
signorini Scielzo; e, caso o non volessero o non potessero, proprio, pagare,
supplire a' bisogni piú urgenti con la vendita de' giojelli inutili; chieder
dilazioni e respiri pel resto; in ogni caso, in ogni distretta, c'era lei,
Radegonda, pronta ad anticipare la somma necessaria: e metteva, sin dal
momento, il suo portafogli, i suoi risparmî, la cassa del marito, a
disposizione dell'amica. Poi, senza indugio, riformare l'andamento della casa;
richiamar la bambina dall'educatorio; dirigere e sorvegliare ogni cosa;
smettere la servitú superflua: tante nuove riprese. Andare in villeggiatura,
sotto pretesto di salute, che non sarebbe stato tutto pretesto: nuova economia
e modo onesto di sciogliere quella società pericolosa, di cansare ogni prossimo
incontro col Della-Morte, e nuove relazioni possibili... Perché, già, i mali
morali non sono come certe malattie, che s'hanno e si contraggono una sola volta;
anzi! tutt'al contrario. Così, l'Almerinda potrebbe vivere secondo i suoi
desiderî, senza uscire da' cancelli della sua morale, varcati per debolezza e
condiscendenza, per facilità nel cedere al cattivo esempio; e riacquisterebbe
la pace perduta, la stima di sé stessa.
Ecco, in breve riassunto, le savie risoluzioni
prese, allora, dalla Ruglia-Scielzo, per consiglio della Salmojraghi, che
promise assisterla ed agevolargliene l'adempimento. E, da lungo tempo,
l'Almerinda non godeva la tranquillità, che le procacciarono queste
determinazioni. La Radegonda, poi, era compresa da profonda sollecitudine,
osservando, così, scatenate in altri quelle passioni, che, personalmente,
ignorava. Bella cosa, eh, dalla terra sicura, guardare i cavalloni furiosi ed i
navigli pericolanti ed i nocchieri disperati; e palpitare di dolce angoscia pe'
casi loro, senza esporsi punto a repentaglio; e fare segni e dar consigli per
la salvezza loro! Tutto questo l'ha espresso così bene Teocrito, un dumil'anni
fa circa, che non ci si può aggiungere proprio nulla, al suo idillio.
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