VIII
Rinunzierei
a descrivere, come lo stato di abbattimento, in cui rimase il Della-Morte, dopo
questo colloquio, così, pure, il perturbamento dell'animo della Radegonda; ma
mi è forza tentare di ritrarlo. Essa non seppe resistere alla tentazione di
leggere que' due carteggi, de' quali era depositaria e che avrebbe dovuto
incenerir, subito, senza neppure mettervi gli occhi, oppure riconsegnare
all'Almerinda infatti. «Come!» dirà ognuno «La Salmojraghi commettere una
indiscretezza cosiffatta?» Siete troppo indulgenti. Indiscretezza? era abuso di
fiducia bello e buono! come tale il valutava ed il condannava essa stessa, nel
suo secreto. «Ma se aveva fatto tanto la scrupolosa in casa del giovane, da non
volergliene sentir leggere una pagina!» Ah! non vuol dire! così porta la natura
nostra: in pubblico (se, anche il pubblico è ridotto al termine minimo d'un
solo individuo) affettiamo sensi sdegnosi e noncuranza suprema; soli con noi
medesimi, operiamo in aperta contraddizione di quelli. V'è un po' d'ipocrisia,
anche, nella virtú piú incorrotta e sincera. «Ma cedere ad una curiosità, così
volgare?...» Permettetemi di dubitare, che, in lei, questo atto poco lodevole
fosse effetto di volgare curiosità. La spingeva affetto pe' due protagonisti e,
quindi, desiderio di conoscere in tutte le fasi quel dramma, nel quale era
apparsa, come deus ex machina, per troncare il nodo, prima; e, poi, una
sollecitudine anche piú ideale, la sollecitudine per la passione, prescindendo
dalle persone implicate, il desiderio di sapere come si ama. Infatti, quella
corrispondenza fu, per lei, proprio, una rivelazione bella e buona; un alzarsi
del sipario e mostrare uno spettacolo tremendo, splendido, inatteso,
affascinante; una nuova chiave per ispiegarsi il mondo e lo scopo nostro e le
pretese, che possiamo accamparvi, in modo tutt'altro, che non avesse fatto, sin
allora. Interrogò l'Almerinda; osservò Maurizio. La signora Ruglia-Scielzo
ripigliava, rifioriva ogni giorno, come chi si rià di una lunga malattia; aveva
le gote rosse ed il guardo umido di chi, dopo aver combattuto, lungamente,
pallido, un pericolo, si sente, alla fin fine, salvo e sicuro. Era entrata in
piena convalescenza morale. Ebbene, la Radegonda se ne scandalizzava; e sì, che
tutto era opera sua. Non sapeva capacitarsi, che ad altri tornasse tanto facile
lo smettere la sublime abitudine della passione, del rimorso; piú facile, che
non torni all'infimo de' beoni il rinunziare all'ubbriachezza! E che, poteva
disapprendersi, così presto, quella scienza invidiabile? Chi era stato tanto
agitato, rassegnarsi, anzi compiacersi, nella pace assoluta e piena, nella
ignobile apatia? cicatrizzare, con tanta rapidità, una piaga tanto profonda? e
non lasciar maggior orma che una gondola, solcando il queto stagno? Quasi
quasi, avrebbe perorata, presso l'amica, la causa del povero Della-Morte.
Questi le ispirava una pietà, mista di venerazione, come quegli, che era stato
visitato da un Dio potente. E la sollecitudine, ch'ella provava pel giovane,
era tanto evidente, e tanto patente, che avevano un secreto comune, che i
fratelli Scielzo cominciarono a metterlo in burla, sostenendo, che la Milanese
fosse innamorata di lui.
La Salmojraghi il rivide spesso, gli parlò di
frequente, in disparte; ma non toccarono, mai, del secreto comune. Maurizio
stava, per lo piú, cupo, ipocondrico, smorto, convulso, come chi non può
risanare da un morbo occulto, che il consumi. Talvolta, conversando, massime
con la lombarda, consapevole del suo stato, o con persone, che dovea desiderare
nol conoscesser mai, affettava ilarità crudele, buffoneggiava con eccesso
studiato. Cercò un diversivo alla passione; e lui, che soleva garrire,
acerbamente, i fratelli Scielzo per quel viziaccio delle carte, divenne giocatore.
O che volete? Come ammazzar le serate, ora, che non poteva spenderle, servendo
la sua signora o consolandosi col pensarne? soprattutto, dovendo passarle
spesso, ne' salotti di lei, acciò l'interromper, di subito, le sue visite
frequenti non fosse argomento di sospetto a' malevoli! Ma non aveva modo nel
giocare o discrezione; perdeva o guadagnava poste spropositate, con
ispensieratezza eroica. Il suo pensiero non era al tavolino ed al macao, anzi
presso la donna, che sedeva sul canapè, dirimpetto, o sulla poltrona, nella
stanza contigua; non alla perdita: perduta lei, che importava ogni altra cosa?
non al guadagno: qual primiera poteva ridargliela? qual somma vinta poteva
ricomperargliene lo affetto?
È naturale, dunque, che affascinasse la
Salmojraghi; e che questa giudicasse la sventura, la demenza, il tumulto delle
passioni, la piaga insanabile di Maurizio, non solo piú nobile e felice della
pace, riacquistata dalla signora Ruglia, ma, pur anco, della prospera e lieta
sorte, goduta, sino allora, da lei stessa. Fra quel sorriso snervante della
fortuna e quelle lagrime disperate con l'apparente tranquillità, che la
nascondeva al volgo, qual era meglio? Fra l'Inferno ed il Paradiso dantesco,
c'è da esitare? Non per la Salmojraghi! La sofferenza le apparve cosa
desiderabile; la colpa o ciò, che, fino allora, aveva chiamato con questo nome,
quasi, uno stato di grazia, moralmente superiore alla inerte e sterile
innocenza. Avete, mai, visto in uno sperimento chimico, ravvicinare due sali,
la base di ciascuno de' quali abbia maggiore affinità con l'acido dell'altra,
che non col proprio? si decompongono e, contemporaneamente, ecco costituiti due
corpi, diversi da' primi. Come avviene, che la pietra infernale ed il sal
comune, ravvicinati, si trasformino in nitrato di sodio ed in cloruro di
argento, così era accaduto nel ravvicinamento del Radegondato di serenità con
l'Almerinduro di passione, la tranquillità della Radegonda era passata
nell'Almerinda, il turbamento morale della Ruglia-Scielzo si era trasfuso nella
Salmojraghi-Orsenigo.
La Radegonda, semplice sino a quel punto,
scaltrita, ora, dalla cognizione di questa tresca, aguzzò gli occhi. E guardò
sotto altro aspetto tutte le relazioni umane; e tolse a sospettare, a
diffidare, a malignare di tutto e tutti, ossia a comprendere. Le nacque in
petto come una gran sete di bere alle acque torbide, venefiche, forse, della
passione. E le increbbe quantunque, sino a quel giorno, le era piaciuto; ogni
onesto sollazzo, ogni cara occupazione, ogni legame domestico, il marito e
(paja pure incredibile!) persino la figliuola, persino!
Questo profondo desiderio della passione era, già,
di per sé, la passione stessa: non la bufera, che sconquassa l'animo, anzi la
breve pausa di raccoglimento, che precede i cataclismi così morali come fisici.
Le scomparve il riso dalle labbra, le si accese un fuoco cupidissimo, negli
occhi. Ned osava confessare a sé medesima cosa desiderasse, confessarselo
esplicitamente, collocando i titoli sugl'i; non siamo franchi, nojaltri uomini,
neppure ne' colloqui con la coscienza nostra. Eppure, ch'ella ne convenisse o
no, che l'avvertisse o no, pure, la passione le si presentava fatalmente, sotto
le forme di quel Maurizio, nel quale, prima, ella l'aveva vista così rigogliosa
e potente e (come a lei pareva) sublime.
Il signor Salmojraghi scorse, la sua Radegonda non
esser, piú, tanto giuliva; ed attribuendo questo mutamento d'umore a qualche
cagione fisica, forse, all'aria, che poco le si confaceva, richiamato,
d'altronde, a Milano, da urgenti affari, abbreviò il suo soggiorno in Napoli,
terminandolo meno lietamente assai, ch'e' non l'avesse principiato. Ma l'aria
cambiata non importò cambiamento alcuno nello stato della donna, anzi
l'aggravò. Il male era fatto, la ferita era aperta; e, stuzzicata, continuamente,
dal pensiero, e non curata in alcun modo, anzi sottratta ad ogni sguardo,
naturalmente, doveva inciprignire, ogni dì piú. Amava Maurizio. Così era. So
quel, che volete dirmi: ma io debbo narrare e non giudicare: per quanto questo
amore fosse assurdo, sconveniente, lo amava.
E Maurizio? Pensava tanto a lei, quanto io penso
alla moglie dell'Imperiere di Russia. Maurizio perseverava nell'amar
l'Almerinda, sebbene, rendiamogli, pure, questa giustizia, persuaso e convinto
delle ragioni, che l'avevano spinta a rompere, non si permettesse nessun
tentativo per riappiccare la tresca, non avesse alcuna insistenza di cattivo
gusto, non facesse un atto, non si lasciasse sfuggire una parola, tale da
comprometterla. Quel giovane aveva, ancora, del buono: d'una bassezza non era
capace. Occasioni di rivedere la Ruglia-Scielzo mancarono con la partenza degli
ospiti milanesi, perché la persuase il marito a chiedere un congedo e
ritirarsi, per qualche tempo, in villeggiatura, protestando di aver bisogno
dell'aria di campagna. Il commendatore acconsentì, quantunque gli costasse di
rinunziare a' suoi quotidiani sonnerelli nella poltrona da magistrato; ma gli
sarebbe costato, anche piú, l'opporsi ad una volontà della moglie. E, poi, di
poltrone se ne trovano dappertutto, sebbene non dovunque si abbia il grato
mormorio, gli scrosci ed i sibili dell'eloquenza forense per cullare i sonni!
Lì, fra la pace campestre, l'Almerinda tutta riacquistò la pace interna, e
tutte dimenticò le miserie della vita; e divenne quel, che aveva, sempre,
ambito di essere, la madre-famiglia austera, l'operosa massaja, esclusivamente
dedita alla casa ed a' figliuoli e non curante d'ogni cosa al mondo, che non si
riferisca a queste.
Maurizio, frattanto, o fiacchezza d'animo o
robustezza della passione concetta, Maurizio non c'era verso, che la scordasse,
alcuno. Il cuore, la fantasia avevan preso la cattiva abitudine di
affaccendarsi con l'Almerinda; e non c'era via da risanare di cotesta
Almerindite cronica. Sforzi per emanciparsi da tanta servitú del pensiero, oh
ne fece; ma non gli valsero. Si appigliò agli eccessi d'ogni genere, ché un
diavolo caccia l'altro; ma gli fu piú facile perdere la stima ed il rispetto di
sé stesso, che la memoria della sua donna. Anzi, quante piú scapestrataggini
faceva per dimenticarsene, tanto piú gli era necessario di rimpiangere
quell'amore, che aveva ritratta e preservata parte della sua gioventú da queste
turpitudini. Ahimè! qual gusto può ritrovarsi nelle crapule e nella
dissipazione, quando s'è una volta avvezzi all'amore? Chi trangugerà, con
diletto, la volgare grappa, dopo delibata la sopraffina anaci di Bordella ed
altrettali stomatici? Così visse, o meglio, trascinò la vita, per mesi
parecchi. La campagna contro l'Austria del mille ottocensessantasei
sopravvenne, promettendo a lui, come a tante altre anime inquiete, pace, o
nella morte onorata del soldato o nella coscienza d'aver bene adempito al
proprio dovere.
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