XI
Quella notte, la Radegonda riposò tranquillissima;
e, la dimane, si svegliò allegra, come un fringuello. Ed abbigliandosi e
pettinandosi, con la cameriera; e, quindi, a colezione, col Salmojraghi e con
la Clotilduccia sfringuellò, sfringuellò, ch'era un gusto a sentirla.
Ottenne, dal marito, ch'e' lascerebbe una carta di
visita al capitano, nell'andare alla borsa; ed uscì e passeggiò, a lungo, sotto
colore di condurre a spasso la bimba, ma, per non vi dir bugia, nella speranza
unica d'incontrare Maurizio.
Il qual Maurizio, passata quella ilarità fittizia,
mero effetto del vino, ricaduto nella ipocondria solita, chi sa, s'e' si
sarebbe rammentato, neppure, di tornar, dalla Salmoiraghi! Ma gliel consegnarono,
i camerieri dell'Albergo, quel biglietto di visita del suo buon Gabrio, finita
la tavola rotonda. Pioveva a catinelle! Nessuno spettacolo attraente era
annunziato, per la sera. E non sapeva dove altro cascar morto; e preferì
acculattare una poltrona, in casa di lei, allo scaldare il canapè d'un caffè.
Così, prese il vezzo d'andar, ogni giorno, in via Fate-benefratelli. Eh, si sa!
Piace a tutti, piace a' mici, piace a' micci l'esser lisciati, grattati,
accarezzati e non piacerebbe ad un uomo? Massime, poi, quando la lisciatrice,
la grattatrice è donna? e donna leggiadra, giovane, patita: un boccone ghiotto
e prelibato? Quando si può parlare, con lei, di cose, che si negherebbero a
tutti gli altri? quando si ha un segreto comune? Chi fosse di gesso! Ma come
potrebbe darsi, che un capitanaccio di cavalleria Italiano, rinnovasse le
ritrosie del casto Giuseppe e d'Ermafrodito verso la Putifarre o la Salmace?
che s'arretrasse da chi gli dice o dà ad intendere: «Io t'amo, e son
disposta esser tua ferma preda» per adoperare un bel verso di Baldassarre
Olimpio degli Alessandri da Sassoferrato, poetucolo del cinquecento, che
Vossignoria, lettore, non avrà, mai, inteso nominare, ch'io creda.
La Radegonda, se non gliel disse, gliel diede ad
intendere. Lo amava, davvero davvero, oltre ogni dire. E quel riveder Maurizio
e quel trattar Maurizio, onde male avea sperato appagamento del desiderio suo,
valeva, solo, a rinfocolarlo ed attizzarlo, come ogni altra piú maliziosa
avrebbe saputo o sospettato, da prima. Il Della-Morte non era sprovvisto di
mancanze, di mende, di difetti, di tare; non era, certo, uomo di gran levatura;
l'ingegno suo non aveva altra bellezza, se non quella dell'asino e del diavolo.
Ma, di questo, l'accecata giovane, non si accorgeva; ned è, al postutto,
l'ingegno ciò, che una donna vagheggia o cerca, nell'amante. In fondo
all'ideale femminile, ci è, sempre, un po' del facchino. E poiché i costumi, le
consuetudini, il decoro, le fisime rendono impossibile l'innamorarsi de'
facchini propriamente detti, che stanno alle cantonate; poiché fan sì, che una
signora ammodo non possa pensare a gettar le braccia al collo del camallo e del
bazzariota: chi negherà, che un giovanotto, cavallerizzo, napolitano, alto sei
in sette palmi, spalle quadrate, petto sporgente, fianchi sgaggiati, muscoli di
ferro, tendini, che pajon funi, non sia, fra' gentiluomini ed i signoroni,
quello, che piú s'avvicina al facchino? Aggiungi: le femmine han cari gli
uomini capaci di grandi e forti passioni; e tale la Radegonda stimava Maurizio.
Scambiava, per saldezza e perseveranza dell'animo di lui, ciò, che, al fondo,
era, semplicemente, fiacchezza: quel non sapersi liberare dal molesto pensiero
dell'Almerinda, quel non saper fare punto e basta, prefiggendosi uno scopo
degno. La Radegonda custodia, ancora, quel carteggio (ehm! ehm!) che le due
parti le avevano consegnato, per distruggerlo col fuoco. Le style c'est
l'homme, pensava essa, credendo ripetere una frase del Buffon, che ha
detto, invece, e meglio: Le style est l'homme même. Indi, aveva attinto
il suo concetto di amore. Sentirsene ripetere le parole ardenti, suscitare
quelle vampe di desiderio, essere tentata in quel modo li, ecco il suo sogno.
E, naturalmente, non valeva ad immaginar quelle parole, que' desideri, se non
nella bocca, nell'animo di colui, dove sapeva, che erano suti. Poi, le donne
hanno la smania di consolar gli afflitti, e provviste inesauribili di carità da
profondere, a destra ed a sinistra, come un fiume profonde le acque agli
assetati, senza sentirsene diminuito! Ecco, quest'uomo, così abbattuto,
scorato, mesto, farlo rivivere, allietarlo, rianimarlo, colmarlo d'ogni
piacere, appagarne tutti i voti, suscitargliene de' nuovi, per, quindi,
soddisfarli, anche: non è, forse, generoso e bello? Quando, poi, si è contribuito
ad infelicitare uno, quando si è stato lo strumento fatale, che gli ha tolto
ogni pace, è riparazione doverosa, che diamine! Finalmente (scendiamo, proprio,
nell'ultimo strato dell'anima della Salmojraghi) finalmente, se l'Almerinda era
bella di un dato genere di bellezza, grossolana, materiale, sangue e ciccia,
lei Radegonda, al postutto, non era da disprezzare, non era niente di meno;
anzi poteva, ragionevolmente, pretender di essere piú vaga. O non sarebbe
giusta soddisfazione di amor proprio legittimo, il vedersi apprezzata, da chi,
prima, tutto assorto in quell'altra, sembrava non aver occhi per lei? il
vedersene, anzi, preferita? il cancellare l'immagine precedente e sostituirvi
la propria?
Ed il signor Salmojraghi? Lui? Eh eh, va bene, la
capiva, che, se gli accadesse di risaper qualcosa, s'indispettirebbe,
butterebbe fuoco e fiamma! Ma, o che i doveri non cominciano da noi stessi? Prima,
il dente; e poi, il parente. Che la Radegonda amasse Maurizio, era un
fatto, là, innegabilissimo: e deperiva e si struggeva, per questo amore
infelice. Lascerebbesi morire? Non cercherebbe procacciarsi quanto, pure, via,
senza vanità, poteva supporre non essere per tornarle difficiletto, cioè, di
farsi riamare? Perché, poi? Insomma, era giovane; era stata arcifedelissima,
per anni, al marito: ned, ora, la movevan propositi villani, ma cura della
propria salvezza, ma il debito di conservarsi alla figliuola. Scender nella
tomba, brrrr! e prematuramente scendervi e scioccamente? A quale oggetto? Che
gioverebbe a Gabrio la sua morte? Oh no, no! E, poniamo, che sia colpa. Ebbene?
Ella voleva, pur, conoscere, un po', le quinte della vita: sapere, per pruova,
che sia passione, voluttà, rimorso, dubbio, paura, vergogna, tutto, tutto ciò,
che s'incontra e che può incontrare, a chi s'arrischia per mari burrascosi!
Nulla ora, le piaceva piú! Non ne aveva gusto, dai piú ricchi giojelli, che il
marito le comperava, ostentabili; ma quanto avrebbe trionfato di un solo,
misero anelletto d'oro, d'un modesto cerchiellino, infilzatole, di soppiatto,
da un giovane amato! Onde le bisognasse mentire, arrossendo, l'origine! E,
così, di tutto. Perch'ella consentisse a vivere, perché tutto non le
increscesse al mondo, conveniva dare, ad ogni cosa, nuovo valore e nuovo
contenuto. Come poteva farsi? Amando.
Tutto questo il sentiva, nol pensava. Certe cose,
chi le prova, non può, freddamente, ragionarle; ma ne ha, d'istinto, una
percezione confusa, torbida. Nessuno pone, a sé medesimo, alcuni quesiti, con franchezza;
nessuno risolve, a sangue freddo, di commettere ciò, che un pregiudizio annoso,
che l'educazione religiosa, che la morale chiaman peccato, cattiva azione,
turpitudine, delitto. Ohibò! quando si vuol fare una siffatta cosa, se ne
rivolge altrove il pensiero; ma le si cammina incontro. La donna, sempre, ferma
a non far, piú, un passo innanzi, una concessione fa, pure, ogni giorno, un
nuovo passo, una nuova concessione, giurando, a sé stessa, che sarà l'ultima.
Così la Radegonda andò, piú che a mezza strada, incontro a Maurizio; gli porse
la mano per attirarlo a sé, e gli fece capire d'essere amato e che non avrebbe
incontrato rifiuto..., prima ch'egli avesse, neppure, a desiderarla, una volta.
Diecimila lire di mancia, a chi scavizzola un
tanghero, che sdegni l'invito d'una bella donna, che sia schivo approfittarne!
La razza n'è spenta, fra noi. Bisognerebbe andarne a dissotterrare qualche
avanzo, fra' ghiacci della Siberia, come l'elephas primigenius! Anche
non amando, chi si farebbe scrupolo di chiedere, di accettare e di dare un'ora
di piacere? Un bel pomeriggio, non è comperato troppo caro, corteggiando tale,
che, in fondo, ci è indifferente, protestando sensi, che non nutriamo, giurando
quattro bugie. Si sa, che certe parole (amore, sentimento, passione)
servono, solo, per mascherare le brutalità de' capricci e del senso. Non ci si
attacca idea, per convenzione universale. Queste cose, si sa, come le
cominciano; e si sa, come le finiscono, da tutti. Ma, dalla Radegonda, non si
sapeva bene; ed ella prese, per denaro contante, le parole melate di Maurizio.
Non poteva, conscia del valor suo, immaginare, che le si rivolgesse un detto
d'amore, senza sentirlo profondamente. Si credette amata: e le piacque; e ne fu
piú bella. Onde, torre il coraggio di rinunziare a quel fascino? di
riaffliggere (come supponeva) chi avea, già, crudelmente, afflitto, una volta?
Eppoi, inesperta del lubrico sentiero della civetteria, non sapeva fissarsi
limiti da non oltrepassarsi; non adescare, allettare, promettere, per, poi,
farsi indietro e negare. Anzi, considerava, con lealtà ingenua, ogni promessa
come impegno, ogni concessione come irremeabilis unda. Una stretta di
mano, caldamente corrisposta, una destra, lungamente abbandonata, ad un
premuroso cupido bacio, erano, agli occhi suoi, come una solenne promessa,
perché aveva consentito mentalmente. E, dalla mano, si passa al braccio; e, dal
braccio, alle labbra. E chi non sa resistere, non si esponga; né dia poste al
giardino pubblico, chi non vuol accompagnare, in casa, l'amico, eppure non ha
l'animo di contrastarlo, di respingerne le insistenze. Summa summarum:
fu di lui. Non le costò neppure: o l'amasse tanto, da non riflettere, oppure,
anche di piú, tanto, da non calcolare le conseguenze, possibili, probabili,
immancabili. Non credette e non volle far credere, di consumare un sacrificio;
non aggiornò, non procrastinò, non accampò scuse ed ostacoli. Non temé,
neppure, il giudizio dell'impronto Maurizio, sulla sua tanta facilità: o per la
coscienza del lungo combattimento interno, non cedendo ella, alla prima
richiesta di Maurizio, se non perché, due anni, una cura secreta l'aveva
bersagliata; o per la coscienza del proprio valore, che non poteva permettere,
al possessore, di arzigogolare sul come aveva ottenuto una tal donna, troppo
pago di averla, pure, ottenuta. Già, se una fortezza s'ha da arrendersi, a che
tanti ghirigori? e di fortezze inespugnabili, o che ce n'è?
Vennero, dunque, i giorni tanto desiderati: i
giorni della passione corrisposta, condivisa (in apparenza, almeno); delle
poste secrete; delle letterine trafugate; delle occhiate consapevoli; delle
subite paure! Provò, ora, da sé, tutti gli episodi presentiti, leggendo il
carteggio de' due, dell'Almerinda e di Maurizio. Si abbandonò, senza alcun
ritegno, alla passione soverchiante; non mercanteggiò, non limitò
l'arrendevolezza; precorse i voleri dell'amante. Anzi, tante ne fece, delle
imprudenze, che la nuova relazione non poté non avvertirsi da molti: con quel
suo caratterino, era donna, credo, da non negarla, se qualcuno l'avesse
interrogata in proposito. Milano è un pettegolo paese; non so piú quel
giornalucolaccio, se non erro, il Gazzettino Rosa, pubblicò articoletti,
in cui si alludeva, chiaro, chiarissimo alla pratica della Radegonda con
Maurizio. N'ebbe copia, segnata, in margine, col lapis rosso, il signor
Salmojraghi. Il quale, dapprincipio, non voleva capire; ma, poi, dovette capire
e persuadersi della verità dell'accusa. Gabrio amava calda e saldamente la
moglie, ma ci vedeva; e non era, ancora, ridotto a passare le giornate,
sonnecchiando, come il marito dell'Almerinda.
. . . Oh rabbia!
Dunque, il sospetto? – È, omai, certezza! – E
inulto
Filippo è, ancor? . . .
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