XV
La sera stessa, partirono, per Firenze, col
diretto notturno, delle nove e quarantacinque. Come rimanere a Milano? O dove
andare? A Napoli, no, già; all'estero, no. La capitale era meglio di qualunque
altra città d'Italia; e Firenze è tanto tollerante! Alla bella fuggiasca, non
resse il cuore di visitare la nonna Teresa sua; le scrisse, bensì, di casa il
Della-Morte, una lunga, sconnessa, appassionatissima lettera, in cui tutto le
confidava. La vecchiarda si spaventò, pianse, deplorò, ma era tanto parziale
per la nipote, tanto avvezza a scusarla ed approvarla e consentire ne' suoi
capricci piú matti, da... fare quello, che fece. Andò, velata, alla stazione:
volle abbracciarsela, ancora; volle stringer la mano, a colui, che la portava
via, e raccomandargliela. Così è, quando si ama molto e si è persona di mondo,
certi pregiudizî religiosi, morali, civili cadono, di per sé: che importa la
legittimità del legame? le formalità nel contrarlo? Il meno guarentito sembra,
quasi quasi, piú rispettabile, perché patto di onore, senza sanzione legale. La
indulgentissima nonna promise di surrogar la Radegonda verso la piccola
Clotilde; e, così, fu cancellato, dal cuore della viaggiatrice, l'unico
rimorso, poiché reputava la figliuola ben affidata. Ma so molti genitori (gente
pregiudicata, senza dubbio, e bigotta) che vorrebber saper morte le figliuole,
anziché affidate ad una educatrice cosiffatta!
Il Salmojraghi, lui, fu desolatissimo della
partenza della moglie; non disse: A nemico che fugge, ponte d'oro. Poveretto!
va scusato, la amava! Giurò, da quel punto, odio mortale a tutti gli abitatori
delle provincie meridionali ed a chiunque portasse una qualsiasi uniforme.
Simile a quel personaggio del Goldoni, che odiava, tanto, il Can de' Tartari,
da non poter piú vedere cani, ebbe a dire, spesso, persin con le Guardie
Municipali ed a pagare parecchie multe in conseguenza. Ma, verso l'ex-consorte,
fu giudice indulgente. Si buccinò, esserci voluto il bello ed il buono, per
distorlo, dal querelare i due fuggiaschi, quali rei d'adulterio; ed avernelo
trattenuto, solo, pietà di padre, ritegno di trascinare il nome della madre
della Clotilde sua pe' tribunali e vituperarlo. Non è vero. Anzi, e' si diede a
sperare, che, presto, passato il primo bollore, la donna tornerebbe, pentita e
raumiliata, al tetto conjugale. L'amava! epperò, non accolse il pensiero di
fare atti tali, che avrebbero sollevato un muro insuperabile fra loro due.
Ecco, anche, perché la pura minaccia d'una domanda di separazione giudiziaria,
il fece consentir, subito, ad una separazione amichevole, cui, dapprima, si mostrava
saldo nel negarsi. Ecco, perché, alla moglie, offrì, per mezzo della nonna, di
perdonar tutto, di amnistiarla, di tirare un velo impenetrabile sul passato,
purché tornasse in quella casa, onde ogni gioja era sbandita in eterno, dopo la
partenza di lei.
La Radegonda rimise la lettera, in cui era la
proposta, al suo Maurizio; per dirgli, sorridendo: «Dettami tu, cos'ho da
rispondere. Se tu mi suggerirai di accettare...» Ah certo, se Maurizio avesse
osato dire quel, che pensava, le avrebbe suggerito di accettare; poiché, tanto,
era ristucco di lei; e bisogna, pure, che tutto finisca; ed ogni bel giuoco
dura poco. Ma tanto coraggio non ebbe. Cominciò ad insinuare, (com'egli
stimava, con gran politica), il consiglio, che non osava esprimere. Sotto
pretesto di perorare, imparzialmente, il pro ed il contra,
enumerava, prolissamente, dipingeva, al vivo, gli svantaggi della posizione
presente di lei, i vantaggi probabili, accettando la profferta. Ma la
Radegonda, non comprendendo, non mangiando la foglia, udiva un po' sorpresa,
ascoltava, distratta; e, poi, stringendogli i panni addosso: «Sarà! ma cos'ho
da rispondere?»
Maurizio, indispettito e facendo una faccia seria:
«Mia cara» bofonchiò «di alcune supreme risoluzioni dobbiamo accettar tutta la
responsabilità; e non cercare di rovesciarne parte su qualche consigliere. Ciò,
che io desidero, può essere una cosa; e ciò, che ti giova, un'altra. Io non ti
dirò: fa questo; ma bensì: rifletti, pondera bene, checché
tu faccia».
E sgombrò dalla stanza, lasciando la Radegonda,
che interpretava tutto a modo suo, in estasi sulla insigne delicatezza.
La si pose a tavolino, subito; e, senza meditar
molto, scrisse. Mostrò, poi, la lettera a Maurizio; che dissimulò, con istento
sommo, sotto un sorriso, il dispetto e la noja sentitissima. «Son condannato, a
perpetuità, alla Radegonda!» pensava, stampandole un bacio in fronte; e
l'avrebbe, piú volentieri, strangolata. «Cara!» le susurrò sottovoce; e
l'avrebbe mandata, di buon grado, urlando, alle trentamila paja di diavoli
dello 'nferno.
Giustizia al merito! il Salmojraghi si mostrò
delicatissimo, anzi generoso, negli accordi finanziari. Volle, che la moglie
prendesse l'amministrazione indipendente, di quanto ella possedeva, senza
sottrarne la benché menoma somma per la figliuola, di cui tradiva, così,
l'interesse. Non solo; ma parecchi superi di rendita annua, essendo stati
impiegati a nome suo, come capo della famiglia, in tempi, in cui non era,
certo, prevedibile questo screzio disgustoso, volle tenersene conto; e rimise
l'equivalente, alla moglie, in titoli nominali. Non solo: ma le fece consegnare
fino all'ultimo oggetto di valore, giojelli, eccetera; gliene era stato
larghissimo e rappresentavano un bel capitaluzzo. Lei accettò, senza né badare,
ned apprezzare: cosa le importava? E lui, che, forse, sperava, questa sua
condotta doverle fare un'impressione favorevole, dove produrre un senso di
gratitudine, di ammirazione, di rimpianto! Vedi il giudizio uman, come,
spesso, erra!
Così, fu saldata e ribadita la catena, che doveva
legare eternamente, quel povero Maurizio, che non l'aveva né voluta né bramata,
con la Radegonda. Povero Maurizio, davvero! La possedeva legalmente, per così
dire. Gli era raccomandata, sentimentalmente, dalla nonna; e, quasi quasi, il
marito gliela cedeva per contratto! Passarono i mesi, i bimestri, i trimestri,
i quadrimestri, i semestri, passò il primo anno della aspettativa: ed il peso
di quella unione gli diveniva, sempre piú, increscioso ed intollerando, sempre
piú! Talvolta, l'avresti detto un bue assillato:
Che non v'ha pena, a sopportar, piú grave,
Che l'aver donna, quando a noja s'have.
«È proprio il caso de' pifferi di montagna!» così
pensava lui. «Sono andato, per sonare; ed il Salmojraghi m'ha sonato Io non
so ben ridir, com'io v'entrai, ma sono nel gineprajo. M'è accaduto,
come a chi s'inoltra in un labirinto: fissa una cima d'albero, che deve
servirgli di ritrovo, per tornare su' propri passi; ma piú s'inoltra e piú
s'imbroglia; e la precauzione è stata vana. Questa donna m'ama a morte; checché
faccia, non giungerò a demeritarne l'affetto mortifero. Bisogna dire, che, sin
da Napoli, m'avesse giurato odio concentrato: lì, si manifestò, in un modo;
adesso, si rivela, in un altro. Preferisco il modo di prima: l'odio aperto, che
mi rapiva l'amante. C'era rimedio! Ma quest'odio amoroso, quest'odio, che si
manifesta, coll'abbarbicarmisi, come l'ellera agli alberi delle Cascine, non
ammette riparo! Come l'ellera agli alberi? come il boa al bue! Non c'è via di
guarentirsene. Ah gli amori d'un tempo, con la lieta prospettiva di sbrigarsene
presto! Eccomi legato. Ma se crede, costei, che intenda farmi frate io, e
biascicare, tutto il giorno, orazioni con esso lei, s'inganna a partito. Voglio
vivere, vivere; e cavarmeli tutti, i capricci! Della mia libertà d'azione, poi,
mi sproprio, solo, fino ad un certo punto. Agli svaghi, non rinunzio. Non a'
cavalli: nojaltri, ci vuole la stalla, per istar bene: qualch'ora me la sbirbo,
così. E qualch'altra, col bersaglio. Caspita! Monzù l'ha presa pacificamente;
ed ha resa inutile l'abilità mia. Ma può darsi, che mi valga l'esser valente. E
quest'aspettativa ha, pur, da finire! E tornerò al Reggimento! L'avrò, sempre,
appiccicato, il vescicante: ma l'abitudine m'ajuterà a comportarlo. Ed,
insomma, bisognerà, ch'ella si pieghi al mio modo di vivere, perché, già, non
son disposto a tollerar la cavezza, io; ho già troppo delle carezze!»
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