XVI
Se Maurizio Della-Morte era, così, indifferente
anzi malevolo, verso la Radegonda, che tanto gli sacrificava e tanto l'amava;
altri, però, quantunque offesi, quantunque trascurati, da lei, ne serbavano
memoria affettuosa e cara. Tranne quel giornalucolaccio, repubblicaneggiante e
ricattatore, (che, l'avea denunziata, accelerando, così, determinando la
catastrofe), gli altri fogli di Milano tacquero, benignamente, dell'avvenuto.
E, nella società, tutti si studiarono di palliare il fatto, di scusarlo. Il
Salmojraghi medesimo, (l'abbiamo, già, detto), sfogato il primo impeto, non si
abbandonò, piú, a recriminazioni e rimproveri. Ciò, che la nonna pensasse, si è
visto. Né smise, un istante solo, dall'antica premura. Non passava, quasi,
giorno, che non iscrivesse, alla nipote, dandole notizie della Clotilduccia. Ma
c'era, anche, nella lontana Napoli, una persona, in cui non venian meno
l'affetto e la riconoscenza. Io parlo di Donn'Almerinda Ruglia-Scielzo.
Il commendatore Don Liborio Ruglia, consigliere
della Cassazione napolitana, s'estinse, lentamente, di nostalgia forense.
Lasciò Napoli per Patrasso, perché allontanato, rimosso, evulso, strappato,
dalla su' cara poltroncina curule; perché le arringhe degli avvocati, del
Pubblico Ministero e le relazioni de' colleghi non gli molcevano, piú,
dolcemente, i sonni; perché non aveva, piú, ricorsi da rigettare od ammettere,
sentenze da confermare, annullare o riformare; perché non si vedeva, piú,
intorno, le facce degli altri consiglieri, del Procurator Generale, co' suoi
sostituti, degli avvocati, de' procuratori, degli uscieri. Morì di crepacuore,
insomma, e di rimpianto. So, che, a' piú, parrà ridicolo: mentre, invece, ad
essi piú, sembrerebbe sublime un vecchio soldato, cui scoppiasse il cuore,
allontanandosi dalle bandiere, per la applicazione del famoso articolo terzo;
ma io narro e non giudico. Gli è un fatto, che Don Liborio fe' gheppio,
ripetendo, nell'agonia, le piú belle sentenze di Cajo, gli articoli del Codice
Civile e gli arresti della Cassazione parigina. E li recitava, con maggior
esattezza, di un legulejo, (divenuto ministro, per vergogna della patria
nostra!) il quale soleva inventarne, pe' bisogni delle cause, confidando che
giudici e contraddittori non si prenderebbero l'incomodo di andare a
riscontrare i repertori di Giurisprudenza.
Giovane, tuttavia, Donn'Almerinda rimase vedova e
ricca. Di tempo in tempo, come avevan convenuto e promesso, prima di separarsi,
la scrivucchiava alla Radegonda. Ma la Radegonda non le aveva, piú, risposto,
dacché fu cominciata la sua relazione con Maurizio. L'Almerinda se ne
impensierì. E, dopo tre o quattro lettere, rimaste senza alcun riscontro, si
rivolse al maggior Gabrio Salmojraghi, il cui battaglione non era tornato in
Napoli, dopo la guerra; anzi, credo, fosse stato sbalzato, in Sicilia, a
reprimere i moti di Palermo ed importarvi il colèra o la colèra od il còlera o
la còlera, che sia... dicano, come loro aggrada, o maschile o femminile, o
piano o sdrucciolo! per me, che non son pedante, sette galli, come
dicono i francesi. Il maggiore rispose, con frasi, tanto ravviluppate e
contorte, e da cui si poteva cavare così poco senso e costrutto, che
l'Almerinda, sempre, piú, impensierita, pensò spedire una missiva, al marito
dell'amica.
La risposta non si fece aspettare. Il buon Gabrio
Salmoiraghi la chiarì d'ogni cosa, giudicando i fatti, beninteso, dal proprio
punto di vista, ma, pure, con mitezza molta, per la moglie. Solo, verso il
povero Maurizio, era ingiusto, davvero: già, con qualcuno, se l'aveva, pure, a
prendere! Il chiamava un vile seduttore (vedi il giudizio uman, come,
spesso, erra!) che, dietro suggestioni o suggerimenti del diavolo
tentennino, e per castigo de' peccati di lui Salmojraghi, senza dubbio, il
Ministro della Guerra lo avea mandato di guarnigione, a Milano. Riandando il
passato, ricordando il cambiamento, sopravvenuto, nella Radegonda, gli ultimi
tempi del suo soggiorno a Napoli, emetteva, anche, il sospetto, che la
relazione fra' due fosse principiata, fin d'allora. Poi, descriveva lo stato
dell'animo suo, la desolazione della casa, ora, che n'era partita (ahimè, per
sempre?) colei, che l'aveva resa un paradiso. Nonna Teresa, per quanto
affettuosa ed amante della nipotina Clotilde, pure, acciaccata e decrepita, mal
surrogava l'oculatezza della genitrice perduta. Altro è una mamma di men che
trent'anni, altro una bisnonna di piú che settanta. S'era dato ad intendere,
alla bimba, che la madre viaggiasse, per salute; ma, un giorno, bisognerebbe
discoprirle il vero o l'indovinerebbe. E se la vecchia morisse, cosa
arciprobabile, converrebbe affidar la ragazza, in tutto e per tutto, alle cure
d'una governante, proprio, assolutamente? E, qui, la lettera era vera,
commovente e straziante.
Soprattutto, poi, per l'Almerinda. Costei amava la
Radegonda, svisceratamente, davvero; di gratitudine sconfinata. Capiva, benone,
che, senza l'opera ed il consiglio dì lei, non sarebbe stata, mai, brava, da
svincolarsi dalla tresca col Della-Morte, la quale era rovina sua, morale e
fisica. Il bernoccolo della riconoscenza le giganteggiava sul cranio; fortuna,
che le trecce lunghe e folte mascheravan l'enorme protuberanza! Come la magona,
in mezzo a' boschi, che fabbrica lamine e verghe di ferro, ella aveva, tra'
capelli, una fucina di attaccamento sincero, intenso. Rammentando il sofferto,
nel trovarsi in posizione viemmen dura, si figurava l'amica infelicissima,
oltre ogni dire. Ed avrebbe voluto restituirle, ora, il gran servigio
ricevutone; trarla, da quell'inferno, a qualunque costo, a qualunque prezzo.
«Povera Radegonda! quanto deve essere infelice! come straziata da rimorsi!»
Così, pensava la Ruglia-Scielzo, giudicandola da sé. Inoltre, la lettera del
Salmojraghi accennava a brutalità, a maltrattamenti, a mancanze di riguardi ed
indelicatezze del Della-Morte: sicché, alle angosce, prodotte dalla coscienza
della propria colpa, chi sa quante altre se ne aggiungevano, nella Radegonda:
quanti patemi, quante mortificazioni, quante privazioni! Per avventura, dolori
materiali e corporali, eziandio. Assisterla, redimerla, era dovere, debito
sacro, per chi era stata assistita e redenta, da lei.
Poi, questa relazione, con Maurizio appunto, con
quel Maurizio, onde la Salmojraghi-Orsenigo aveva salvato lei, eccitava la
curiosità ed, anche un po', sebbene inconsciamente, il dispetto della
Ruglia-Scielzo. Siamo uomini: e (non c'è, che fare, né servirebbe il negarlo)
ogni nostro sentimento è un composto, un amalgama di quelli, che addimandan
buoni e nobili, e di quelli, che qualificano bassi e volgari. La Radegonda e
Maurizio, amanti! Come e quando, era cominciata la pratica? forse, fin da
quando, stavano entrambi, in Napoli? Forse, fin da prima, che la Radegonda
diventasse confidente dell'Almerinda? E, per questo, la Radegonda aveva, forse,
con tanta risolutezza, insistito, per una pronta rottura, fra la moglie del
Consigliere ed il Capitano? Il zelo, dimostro, dall'ambrosiana, per l'amica
partenopea, era, dunque, semplicemente, zelo interessato, per la propria
passione? E Maurizio se l'era intesa, con la lombarda, per minchionar colei,
cui professava di amar, tanto? E tutta la sua disperazione era stata pretta
simulazione? e tutta la devozione e la morigeratezza di lei, ipocrisia schietta
e mera? Ebbene, se l'amica l'aveva tradita, così turpemente (tradimento, che,
del resto, le era tornato in benefizio!) essa Almerinda contraccambierebbe la
insidia, con la lealtà; rimembrerebbe, sempre, le conseguenze e, mai,
l'intenzione.
Replicò, subito, con quelle parole di conforto,
che, soltanto, una donna può impiegare, in siffatte circostanze. Un uomo
avrebbe potuto dar, solo, consigli di vendetta o di dignità; o ripetere, che
Le bruit est pour le fat, la plainte est pour le
sot;
L'honnête bomme trompé s'éloigne et ne dit mot.
E sarebbe stato consigliere sgradito. La
Ruglia-Scielzo, invece, s'offriva, per madre, alla Clotilde, promettendo non
far distinzione alcuna, fra la propria figliuoletta e la figliuola d'un'antica
amica carissima, alla quale si considererebbe, sempre, indebitatissima, (senza
specificar perché, ben inteso!). Cercava scusare il trascorso della Radegonda.
Suggeriva mille supposizioni, per attenuarlo. Oh n'insultez jamais une femme
qui tombe! Mallevava, per essa, che, già, pentita, forse, anzi senza forse,
solo, malinteso orgoglio le vietava di buttarsi, a' piedi del marito,
implorando perdono.
Gabrio, botta e risposta, scarabocchiò una
controreplica. Quel dappocaccio mal comportava le molestie della vedovanza.
Sarebbe passato sotto le piú dure forche caudine morali, pur di riavere, in
casa, quella cara gioja. Credo, che si pentisse, finanche, nel suo secreto,
d'avere osato farle qualche osservazione; e, certo, se avesse preveduto
l'avvenire, non si sarebbe lasciato indurre, per nulla al mondo, ad aprir gli
occhi. Meglio tenerselo, pacificamente, un buon pajo di corna, che l'aver
turbata e distrutta ogni antica abitudine, ogni comodità della vita. Che
stoltezza, gettare il manico, dietro la scure: meglio mezza moglie, che
nessuna. Ove la supposizione delì'Almerinda fosse vera, ove la Radegonda fosse
stanca della vita randagia; ebbene, egli era pronto, ad aprir le braccia e
raccòr la pecorella smarrita. Ma come nutrire una tale lusinga, dopo tante
pratiche di riconciliazione, tenute, da parecchie autorevoli persone, e tutte
riuscite a vuoto? dove trovare una mediazione influente, che non insospettisse
ed offendesse l'orgoglio della Radegonda?
L'Almerinda, a rigor di posta, si offerse per
mediatrice. Disse: Lusingarsi di esercitar qualche potere, sull'animo
superbo dell'amica. Esserle debitrice, di molto. Dalla bocca sua, nulla
tornerebbe amaro e sgradito. Verso di lei, la Radegonda non avrebbe ritegno,
d'abbandonarsi, a' piú intimi sfoghi. Così, continuò, per un pezzo, il
carteggio; non senza un qualche picciol vantaggiuzzo, per l'erario Italiano:
tante gocce d'acqua fanno un mare, tanti 0,,20 il 1,000,000,,00!
Finalmente, fu convenuto, che s'incontrerebbero, a
Firenze, dove il Salmojraghi condurrebbe la figliuola Clotilde, pretestando,
alla nonna, di fare un giro su' laghi. Lui, Tofano, non si mostrerebbe,
all'avanguardia. Lascerebbe impegnar la battaglia, all'Almerinda: prima, sola;
poi, coadjuvata dalla presenza della Clotilduccia. Lui, Menelao, la sua dignità
gli vietava di porre i piedi, nel domicilio di Paride e d'Elena. Lui, Giocondo,
aspetterebbe, all'albergo, che la pentita Radegonda gli si venisse a buttar,
ginocchioni, ai piedi! Oh! certamente, non la lascerebbe a lungo, in quella
posizion lì! Anzi, la rialzerebbe, tosto, le perdonerebbe e la riprenderebbe,
generosamente, in casa, per bella e per buona. Diamine! o che l'Alatiel non fu
accettata, per tale, dal Re d'Algarvia? E se alcuno osasse objettare,
risponderebbe: «Dove io ho perdonato, chi ardisce giudicare?» E mille altre
belle fantasie. Cosa vuol dire, il fare i conti senza l'oste!
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