XVII
L'oste,
nel caso nostro, era la Radegonda, sempre amante, piú amante, che mai, di
Maurizio Della-Morte. A torto, se volete; ma io non ho missione di giudicarne
le azioni; è, già, troppa indiscretezza il raccontarle, così, corampopulo.
L'amava! E sapeva, ormai, di avergli imposto l'amor suo; e non pretendeva di
venir pienamente contraccambiata; e, quindi, riusciva la meno oppressiva, la
piú indulgente delle maîtresses. Nondimeno, agli occhi di Maurizio,
aveva, sempre, il torto grandissimo, di essersi imposta, intrusa; di essere una
catena, un impiccio, una cosa non voluta e non desiderata, una privazione o
limitazione della sua libertà individuale. Gabrio Salmojraghi, scrivendo, alla
Ruglia-Scielzo, aveva, è vero, inventati lui, pe' bisogni della causa, i torti
dell'ufficiale, verso sua moglie; ma aveva inventato giusto. Maltrattamenti e
mancanze di riguardo eran vere. E si aggravavano, ogni giorno. E s'eran
manifestati, sin da' principî della convivenza ed, anche, nelle cose, che
sogliono dimostrare l'affetto. Per esempio, i doni, che, dapprima, Maurizio
infliggeva, alla donna, (e che questa non osava rifiutare,) per essere di
troppo valore, tornavano, quasi, un insulto; ricordavano le strenne e le mance,
che si fanno, alle mantenute, che altri tiene per ostentazione, anziché i
ricordi, che un cuore bennato offre, timidamente, all'amica. E l'altera della
Radegonda sentissene offesa; e volle arrischiare qualche rimostranza. Ma il
Della-Morte s'imbestialì, in modo, da intimidirla; ed ella tacque. Il giovine,
allora, smise di offrirle checchessia. E smise anche di condurla attorno, come
aveva fatto sulle prime, quasi per dare in spettacolo la sua bella conquista e
trarne vanto. Il che era spiaciuto, alla donna, che, pur, non aveva ardito di
opporsi, accorgendosi, che lui ci trovava gusto e che, solo in questo modo,
veniva a tenerla in un certo qual pregio.
La Radegonda rimase, quasi sempre, in casa;
Maurizio andò, sempre piú, a zonzo. E cominciò ad eccedere, spendendo in
cavalli e, massime, poi, nel giuoco; al quale consacrava la miglior parte della
nottata ed in cui faceva perdite rilevanti. Egli era agiato, ma non ricco; e,
del resto, con quel vizietto del giuoco, non basterebbero le maggiori ricchezze
del mondo. Mangiò l'entrate, anticipatamente: e le rimesse del fattore
cominciarono a scarseggiare. I debiti si accrebbero; e gl'imbarazzi; e le
cambiali, mal rinnovate e peggio pagate, con denari tolti a sempre maggiori
interessi e sempre piú brevi scadenze. Dopo alcuni mesi, non fu piú l'uomo, che
sopperisse, alle spese giornaliere di casa. Tutto il denaro, che Maurizio
riceveva, da Napoli, precipitando la sua povera proprietà, quantunque toglieva
ad usura, e parecchi biglietti di vario taglio e colore, che trovò nel
portafogli, benché, secondo i conti, fatti il giorno prima, non dovessero
trovarvisi; andavan, tutti, a finire sul tavolo da giuoco di non so qual clubbe.
Perdeva, per lo piú; perché troppo sanguigno, impaziente e cavalleresco, al
giuoco. E, se, per caso, guadagnava, il guadagno della notte scialacquavasi, in
parte, il domani, in istravizzi, co' suoi nuovi amici, e la maggior parte
riperdevasi al macao.
Ebbene, della sua sventura al giuoco, del
patrimonio, che sfumava, della stessa sua condotta indelicata, agli occhi suoi,
non aveva colpa se non la Radegonda. A lei, faceva scontare il malumore. Quella
gentile era l'irco emissario. La chiamava jettatrice, lei, ch'era usa, a
sentirsi dire, di portar, sempre, fortuna. Per gli amici, (forse, bari,)
che lo spogliavano al giuoco, affabilità, senza pari; al circolo, sorriso e
spensieratezza. Ma, rincasandosi, un palmo di muso; ma, per lei, una mutria
spaventosa. La meschina non osava coricarsi, finché il suo diletto non fosse
tornato; eppure, le ebbe a costar caro, piú di una volta, di averlo aspettato,
agucchiando o leggicchiando. Il carattere di Maurizio si guastava. Financo il
vino, che, prima, soleva renderlo brioso e spiritoso, ora, invece, lo esaltava
e rendeva brutale. E, pur troppo, ho a dirlo? il vicinato suppose, da certi
lamenti sommessi, dal volto pallido, dagli occhi cerchiati della signora; fu
supposto, veh! argomentato, solo, perch'ella nulla disse, mai, né di questo né
d'altro; fu supposto, che il Della-Morte avesse potuto, nefandamente,
trascorrere, sino a percuoterla. Ed io non vo' crederlo: sarebbe stata
un'infamia inutile. A che proposito, poi, toccarla? Bastava una minaccia, per
farla piú arrendevole d'un guanto. Infatti, un giorno, ch'ella arrischiò,
azzardò, avventurò non so qual rimostranza, le toccò d'udirsi rispondere, che: Se
era nojata, di starsene, con lui, Maurizio, egli non la tratteneva! Tornasse
nella casa conjugale; cedesse alle insistenze, alla ressa del marito:
padronissima! Ma, se e finché bramava star seco, ricordasse bene, ch'egli non
tollererebbe, mai e, poi, mai, assolutamente mai, che una femmina, che una dama
gli dettasse la legge. Per que' vilacchioni effeminati di franzesi, l'amante è
la padrona (maitresse); ma
lui, intendeva essere il padrone, lui! Dunque, non rimproveri, non
osservazioni, non consigli. No, no; mille volte no. Questo, mai. Bisognava
accettarlo, com'era; tanto, non obbligava nessuna, ad eccettarlo. A tali
parole minacciose, gravide di ripudio, era caduta ogni baldanza dall'animo
della donna, disposta a soffrire e sacrificar tutto, pure di esser sua.
Del rimanente, è un'esperienza fatta, che le busse
nonché alienarci gli animi femminili, ce li ribadiscono, quasi che ogni mazzata
conficchi loro un chiodo, in corpo. Si vede e si nota, meglio, in quelle
femmine, che, piú brutalmente, ossia naturalmente, vivono; nelle quali la
belva, non è domita, né cicurita: nelle meretrici, per esempio. Esse (false,
lusinghiere, spietate, con chiunque è loro gentile e largo), prodigano,
gratuitamente, le carezze, profondono il denaro lucrato ed il tempo (che, per
loro, soprattutto, è denaro) ad un ganzo, che le percote e le strapazza. Questo
è il fatto, la ragione non so Che sia generosità? Che sia, come dice un
verseggiatore, un contraccambio di bene per male?
.....je ne sais pourquoi.
Ceux qui m'ont fait du mal ont tant d'attrait pour
moi!
Che sia quella
medesima vertiginosa attrattiva, che ogni pericolo, ogni cosa nociva esercita
su di noi? Che sia il piacere di sentirsi dominato, soverchiato, annichilato,
di dover chinar la fronte sotto il nerbo di un braccio robusto? Anche i popoli
sogliono amare e venerar, piú, que' principi, che, selvaggiamente, l'infrenano.
Se, quindi, come corse voce, il sor Capitano
trascorse a percuotere la signora, che avea seco, fece atto non solo infame, ma
dissennato, che andava contro al suo intento aperto. La donna, invece di
allontanarsi da lui, gli fu, maggiormente e piú pienamente, devota. Ella aveva
scelto; aveva fissa, in lui, la mente, e non concepiva, neppure, la possibilità
di mutar pensiero. «Oh bella – dirà la signoria del lettore – ma se aveva, già,
mutato una volta! o non aveva lasciato il marito per lui?» Sì! il marito! Il
marito non conta. Il marito non è un amante, è un altro genere di relazione. E,
poi, che aveva preso marito, sapendo quel, che si facesse? oppure fanciulla,
inesperta, indotta, ignara? Non è, mica, l'imprudente parola, detta a diciotto
o vent'anni, ma la seria e parola grave, profferita in età matura, che bisogna
considerare.
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