Canto, Ottava
1 1, 12| L'esser suo l'era ignoto, ed una muta~ Notte
2 1, 12| nacque e da chi? come venuta~ Era là quella piccola romita?~
3 1, 13| Era così d'un augellin sull'
4 1, 22| Vibratole dal Dio, che innanzi l'era.~ Avea di pianto le palpèbre
5 1, 24| ampio giro appo le mura~ Era il culto giardin della badìa~
6 1, 30| esser colto da lei, che era la Dea,~ Che era la Ninfa,
7 1, 30| lei, che era la Dea,~ Che era la Ninfa, che l'avea nutrito;~
8 1, 46| Madre, ma come se nel cielo era io,~ Dio volle che quaggiù
9 1, 57| schiera~ Delle stelle una sola era apparita;~ E su pel cielo
10 1, 57| cielo il sol che ascoso si era,~ Spargea tre raggi, che
11 2, 2 | fuori d'una si mostrava,~ Era da un'altra immantinente
12 2, 16| giulivi,~ E 'l mio spirto era in lor tutto raccolto,~
13 2, 16| rosignuol, di tua armonia~ Era più dolce assai la vita
14 2, 17| ora il cielo è pur, come era allora,~ Come allora è la
15 2, 18| Querula la sua voce era altrettanto~ In quell'orribil
16 2, 28| il mio core~ Tutto casto era ancor? quando il cor mio~
17 2, 35| E tutto il suo bel corpo era in sussulto.~ ~
18 3, 4 | irrequieti~ Spirti mostrava, ed era un giovinetto,~ Che nel
19 3, 5 | quell'atto, e quel guardo era profano)~ Da dove trasparia
20 3, 7 | grate quella man, che vi era~ Congiunta all'altra in
21 3, 11| non sapea,~ Chè oltre ch'era a quel tempo assai bambina,~
22 3, 44| Era quella di marmo, e in marmo
23 4, 14| lassa! un giovin vidi che era~ Simile nell'ardito portamento~
24 4, 22| mentre in chiesa io mi era~ A udir la messa, alzando
25 4, 23| tuttavia; ma il core,~ Il core era con lui, non col Signore!~ ~
26 4, 34| rapita in estasi una fronda~ Era, che corre alla balia di
27 4, 41| fatta immortale~ E chiusa mi era nella stanza mia.~ E già
28 4, 46| Montar fino al balcone era stato oso;~ E senza averlo
29 4, 47| Era la voce sua — voce diletta! —~
30 4, 59| mia simìle il firmamento~ Era coverto allor da nubi nere,~
31 4, 61| Che mi batteva e privo era di amore.~ Il corpo per
32 4, 61| inedia, e l'alma ignava~ Era per disperanza e per dolore;~
33 4, 65| ginocchio mi gìa quando era sciolta~ E allor la sciolsi,
34 4, 71| ricorderà, dirà sovente:~ — Era pur buona quella giovinetta!~
35 4, 72| Egli era, o madre, un tal pensier
36 4, 76| Teresa] un anno scorso~ Mi era in questo convento, e io
37 4, 77| Era il garzone amato!... Oh!
38 4, 77| amato!... Oh! a che dir: «era?»~ Se egli sta meco indivisibilmente,~
39 4, 78| Il gelo, onde il suo seno era ricetto;~ Poi ritrasse le
40 5, 1 | Venuto era il Ministro innanzi a cui~
41 5, 2 | E bello era mirarle, ire e redire~ Chiuse
42 5, 25| Ché colei del Convento era all'opposta~ Parte, né le
43 6, 15| finchè plorato avea Teresa,~ Era, lieve incurvandosi su lei,~
44 6, 21| Tal era Eugenia; ché non stette
45 6, 31| che dei Luzzi appellasi, era nata~ Da casa non men ricca,
46 6, 34| conobbi, ahimè! ch'ella non era~ Vocata affatto, e che le
47 6, 35| Non lacrima, non riso era in quel volto,~ Non colore,
48 6, 44| Benchè in modo diverso: era Gabriella~ Com'Eva infida,
49 6, 45| preposta, ella per sorte~ Era ragion che avesse in sua
50 6, 45| Sì pallida, o Teresa, ell'era, e tanto~ Gli occhi avea
51 6, 48| già rinchiusa l'infelice s'era~ Nella sua cella pertinacemente,~
52 6, 48| cortesemente;~ Onde di noi ciascuna era sospinta~ A giudicarla o
53 6, 56| terra riapparì come prim'era,~ Sebbene al ciel di sangue
54 6, 57| testa~ D'un soave pallore era dipinto~ E gli piangeano
55 6, 58| donna in quel dintorno,~ N'era dal cor caduta, e si credea~
56 6, 65| Mesto per lasciar lei, ch'era il suo mondo.~ ~
57 6, 70| Ah! non avrà tal vanto.~ Era una notte; a turpi affetti
58 6, 70| arresto...~ Oh inferno! ancora era il mio core onesto.~ ~
59 6, 73| nata per amare,~ E bello era per me ciel, terra, e mare.~ ~
60 6, 89| Felice, chi il letto — dov'era addormita~ Cercando, si
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