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Vincenzo Padula
Il Monastero di Sambucina

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


2-chiam | chiar-fatto | favel-leone | leoni-piovv | piuma-seder | sedev-uscir | uscit-zelo

     Canto, Ottava
503 2, 41| Ma sospendelo alle belle~ Chiare stelle — di lassú.~ ~ 504 3, 28| Ripiglia Eugenia a dir, chiaro discerno,~ Come possa piacere 505 2, 38| Pingea la stanza di un chiaror dubbioso,~ Onde le braccia 506 2, 21| sovresso il viso;~ Poscia una chiave, in cui da dotto fabro~ 507 1, 16| Eugenia mia,~ Di quel che chiedi, se io ne fossi intesa,~ 508 3, 25| o figlia, che di lui sol chiegga,~ Qual sitibonda cerva in 509 4, 44| ai casi, ed a me stessa chieggio:~ Che sarà del mio amore? 510 6, 32| sùbita fretta a me parea;~ Ma chiesi tempo invan, chè già la 511 1, 14| Ben ne chiedeva, ma le chieste suore~ O si stringean negli 512 4, 17| Ambi arrossimmo, piú li chinai.~ ~ 513 4, 44| Poi di quel giorno, giù chinando il mento,~ Ripenso ai casi, 514 1, 8 | paradiso~ Vedervi su di me chinare il viso.~ ~ 515 4, 26| le sue sorelle intente e chine.~ Erano quattro, e tutte 516 1, 21| saltella, e al sol, che chino~ Verso il tramonto la prigion 517 3, 34| a tirarne nei tuoi neri chiostri?—~ ~ 518 4, 6 | gioventù tutta brillava,~ E mi chiudeva in questi luoghi muti.~ 519 4, 64| Chiusi alfine il balcone, e invan 520 | ciascun 521 3, 35| Quante stelle hanno i cieli, e i boschi fronde —~ — 522 2, 22| rilucente~ Che arcano nome in cifre avea scolpito,~ E pria lo 523 6, 60| Fosse scoglio il convento, e cigni nui.~ ~ 524 3, 29| domare han soli il vanto~ Il cilizio, il digiun, la prece, e ' 525 2, 21| la bacia, e le lascia di cinabro~ Un'impronta gentil sovresso 526 6, 26| meste~ Dell'egra il letto cingono le suore,~ Cui quella calma 527 1, 49| uno all'altro sopra,~ Poi cinguettare e saltellar mansueti,~ Porsi 528 | cinque 529 4, 66| alla donna sia la fronte cinta,~ Bensì catena, onde nostra 530 3, 32| sangue quell'angelo sta cinto.~ ~ 531 6, 81| un crocefiso ponle alla cintura,~ Chi del feretro alluma 532 3, 27| fortunata! come si spalanca~ A ció l'eliso, e per corrente 533 3, 20| dita~ Scappa in pioggia di ciocche, e l'aura invita,~ ~ 534 5, 15| fitti~ Uso a veder nella città frequenti,~ Viver con solo 535 1, 5 | profetico e divino~ Guida a clima migliore, a miglior parte;~ 536 1, 31| parola:~ Oscilla con le code tremebonde,~ Afferra l'esca 537 | cogli 538 1, 30| essa, questo e quel mentre cogliea,~ Fermavasi talor, dove 539 3, 31| Poi vedi colassú quella gran gente?~ Uomini 540 1, 37| crea, ei gli educa, egli li cole,~ Di sua grazia gli avviva, 541 | colle 542 4, 15| Esciva da collegio e bello il fea~ Fama d' 543 2, 4 | altre sparte~ Cadono sovra i colli, altre d'argento~ Orlano 544 6, 19| Leva da entrambi i lati collocando~ Perchè un grato tepor se 545 4, 51| di fuori,~ Chè i notturni colloqui, e i nostri voti,~ A lungo 546 5, 6 | prossima collina~ La luna colma non si leva mai,~ Che io 547 3, 43| Avvicinossi ad un'alta colonna.~ ~ 548 1, 7 | Fiore, che ne spuntò, non si colora,~ Finchè ognuna fia data 549 2, 14| Ma i lievi colpi delle molte dita~ E 'l braccio, 550 6, 49| ne venne all'uscio, e lo colpio~ Fortemente gridando: «Apri, 551 6, 19| sui piè, da stupido gel colti,~ Caldi panni le stende 552 6, 9 | nascondendo~ La faccia tra le coltri, e 'l proprio manto,~ Torceasi 553 2, 23| Il verginale letto, ed i coltroni,~ E a prender sonno la compagna 554 | colui 555 2, 31| sua dritta fiammella invan combatte,~ E al cristal, che la chiude, 556 5, 35| badessa accorre,~ E tosto che comincia il sacro rito~ Piglian le 557 6, 38| cose di Dio le parlai,~ Commemorando l'immortal soggiorno,~ L' 558 6, 66| in te la sua madre: io la commendo~ Alle tue cure. A me fu 559 6, 27| Dando a tutte le monache commiato,~ Con Teresa riman, che 560 4, 78| Si commosse di Dio la vecchia ancella,~ 561 1, 36| Oh provvidenza! dal commosso petto~ La badessa esclamava, 562 2, 23| coltroni,~ E a prender sonno la compagna invita;~ Ma pria smorzano 563 1, 53| Qui prive, o Figlia, di compagni poi~ Non siam, qual pensi; 564 6, 89| immagini belle — nel sogno comparse!~ Felice, chi il letto — 565 2, 4 | mesce, o le spazza, e le comparte~ Per l'estremo confin del 566 5, 10| sola fiata,~ Di essermi compiaciuta ed ammirata.~ ~ 567 6, 70| intanto~ Il mio fallo a compir m'incamminava;~ Giungo alla 568 1, 22| Ma, compiute le preci, in piè levosse~ 569 2, 38| dubbioso,~ Onde le braccia componendo a croce~ Immota ad ascoltar 570 2, 35| Ma ingannevol quiete le compose~ Per poco i rai; che un 571 1, 51| fior del prato;~ Ma chi comprende come ognun favelli?~ Solo 572 4, 39| non vi oblio!)~ Ridean non comprendendo il caso mio.~ ~ 573 2, 36| svegliosse da un fremito compresa~ Schiusa la bocca ed umida 574 6, 44| suo detto~ Ah! perchè non compresi il senso oblico?~ Qual già 575 6, 86| danzare dell'Iri,~ Di concava nube — formarsi un battello,~ 576 4, 19| e per tenerti in freno~ Concederti dovea tre baci almeno ».~ ~ 577 1, 8 | dell'Arcangelo vi appelli,~ Concedetemi, o vergini, che ardita~ 578 2, 16| posato volto?~ Allora i tuoi concenti eran giulivi,~ E 'l mio 579 3, 1 | Chi a quel concerto vario ed infinito,~ Che 580 1, 32| tutte le cose, ed ha concessa~ Un'anima a ciascuna e una 581 6, 75| Turpe fiamma d'amore ebbe concetta!~ Or tu al Signore, che 582 1, 47| ciel, curvo siccome ampia conchiglia,~ Non é forse altro cielo 583 6, 20| Abbia il rivo veleno acre condotto,~ Verdi le cime ancor spiega 584 4, 42| veemenza~ Di pioggia gli conduce ampio tributo.~ Parea ogni 585 1, 35| E di sé col condursi ad altro lato,~ Alla cardella 586 4, 26| soletta~ Alla sua casa mi condussi al fine:~ A fare di ricamo 587 5, 28| Il subito pallor ben le confessa.~ Prostrasi; tra le mani 588 6, 7 | Nel Padre, con cui voi vi confessaste~ Il giovine, pel quale un 589 5, 18| note.~ L'ode in silenzio il confessore; ond'essa~ Soggiunge: — 590 4, 45| Volea ritrarmi, ma colá confitta~ Da forza irresistibile 591 4, 13| ombra degli arboscei vi si confonde~ All'immago di questo e 592 5, 13| dolor tu sol potrai~ Porger conforto, perché un Angel sei.~ Ricorda 593 6, 11| E confrontando tanta sua innocenza~ Con 594 4, 15| E poi che nostre case congiungea~ Di atti cortesi e di amistà 595 1, 23| capo con materno affetto~ Congiungendo le man, la benedisse;~ Poi 596 1, 14| Ambe le mani al collo le congiunse,~ I suoi dubbi le aperse 597 3, 7 | quella man, che vi era~ Congiunta all'altra in atto di preghiera~ ~ 598 4, 71| quella giovinetta!~ A lei congiunto, dentro una corrente~ D' 599 6, 34| Presto conobbi, ahimè! ch'ella non era~ 600 1, 51| Conoscer tanto, o Figlia, non ci 601 3, 8 | villanella con l'occhio il conquide~ E con magico carme il disacerba,~ 602 4, 11| celeste amore~ Queste piante consacra e questa via,~ Amor di pure 603 6, 43| vagabondo~ In questi luoghi consacrati a Dio,~ Osa portar le vanità 604 3, 46| giorno arduo adempire,~ Io la consegno a te, fa tu mie veci,~ O 605 6, 46| Mi consegnò le chiavi, ed esser tolta~ 606 5, 30| L'età non tel consente, cara figlia,~ La badessa 607 5, 14| Giubila a quella vista e si consola~ Più che avaro per subiti 608 1, 52| di quegli uccelli anco un consorte~ La donna avea, che si nomava 609 5, 36| chiuso,~ Ode subiti canti il contadino~ Sonar fuggendo, e leva 610 6, 71| Ed io passo, e divento~ Contaminata; ma al tornar ch'io fea~ 611 6, 41| nascosta~ Puote la gioia, e suo contegno obblia,~ Ma ricompone a 612 1, 18| Resta per poco a contemplare il viso~ Delle ruvide suore, 613 6, 74| amore eterno rende il ciel contento,~ L'odio rallegra al par 614 2, 7 | le pene sue par che gli conti;~ Umidi ha gli occhi, e 615 2, 34| orecchio due torrenti,~ Un suon continuo di funeree squille;~ E invan 616 1, 51| favelli?~ Solo Chi degli augei contò le piume~ Dei boschi i rami, 617 1, 26| ulivo,~ Che all'inverno contrasta e sempre è vivo~ ~ 618 6, 68| da te si piglia:~ Se tu contrita gliene dai la cura~ Da questo 619 2, 37| ti presenti~ Di notte a conturbar la mente mia?~ Fammi dormire, 620 4, 11| mel sentia,~ Sebbene in conversar col mio dolore~ Fosse riposta 621 2, 13| collo un braccio Eugenia le converte,~ E lieta batte il tempo 622 3, 34| l'idea~ Di farlo buono, e convertirlo a Dio,~ E dirgli: Donde 623 1, 55| Copre ognuna di noi con l'auree 624 5, 26| rimembranza~ Del sasso che coprí nostro Signore;~ E quale 625 1, 12| ed una muta~ Notte l'alba coprìa della sua vita:~ Come nacque 626 4, 31| Teresa, abbi intelletto,~ Coprile bene, che non veggia, i 627 3, 23| china gli occhi;~ Quegli per côr le tronche trecce bionde~ 628 4, 62| E così senza amor, senza coraggio~ Immobile io tenea la mia 629 2, 30| pose? E se tessuto~ D'auree corde l'hai tu, come all'affetto,~ 630 2, 39| Risvegliando, e chiamando ai sacri cori~ E del passo, e del canto 631 3, 30| e lento lento~ Su tra le corna gli sospinge il mento.~ ~ 632 3, 16| Uccelli e fere sopra i cornicioni~ Sembrano vivi e muoversi 633 1, 15| allor che tu mi chiami~ Ti corra incontro e ti balzi sul 634 1, 23| ed ivi i fior più cari~ Corrêmo, o figlia, per ornar gli 635 2, 39| argentina di due monacelle,~ Che correndo pei lunghi corridori~ Su 636 6, 37| metro~ Ansioso un corvo le correva dietro.~ ~ 637 4, 13| gioconde~ A ventun anno mi correvan l'ore,~ E il dolce mormorar 638 1, 4 | venticel, che spira~ Pei corridoi e le moscose celle,~ Sembra 639 2, 39| Che correndo pei lunghi corridori~ Su per le fughe dell'opposte 640 5, 4 | vergine intelletto!~ O non corrotta purità natia!~ Un angelo 641 5, 14| scola~ L'acqua febbrile di corrotti stagni,~ Se sale ai monti, 642 6, 20| Più su si fanno dell'umor corrotto,~ Cadono all'improvviso 643 2, 3 | Qual per subito duol le si corruga;~ Ora, spirando il vento 644 4, 76| tornò il crudele a tutta corsa.~ L'ignoto giovinetto, onde 645 6, 79| raggio porporino~ Del mattin corse incontro, e via disparse;~ 646 3, 19| verginelle~ Porgendo ascolto corser pronte e liete~ A sacrarsi 647 1, 25| ha il sol varcato di suo corso il mezzo,~ Qual schiera 648 4, 50| benedicesse,~ E la luna cortese scomparia~ Dentro una nube 649 6, 48| fera~ Ci rispondesse almen cortesemente;~ Onde di noi ciascuna era 650 4, 15| case congiungea~ Di atti cortesi e di amistà lung'uso~ Ei 651 6, 37| lugubre metro~ Ansioso un corvo le correva dietro.~ ~ 652 1, 1 | pinete,~ O monti della Sila cosentina,~ Che l'estrema reliquia 653 6, 85| alle vallidardeggia alle coste.~ ~ 654 | costui 655 1, 25| farfalle hanno le suore~ Il bel costume di carpirne il rezzo,~ Vi 656 6, 10| dell'età che visse,~ Aurei costumi, e mesta leggiadria~ Della 657 | cotesti 658 | cotesto 659 6, 20| Benchè da piede sia risecco e cotto;~ Ma tosto che le vene apportatrici~ 660 6, 77| accosta al letticciòlo, ove coverta~ Crede l'Eugenia sua che 661 4, 59| simìle il firmamento~ Era coverto allor da nubi nere,~ Né 662 1, 37| sono i nostri cuori!~ Ei li crea, ei gli educa, egli li cole,~ 663 1, 32| una favella:~ Ogni atomo creato l'interessa,~ E tanto agli 664 4, 81| Iddio la pose~ Delle vaghe creature entro le prime;~ Ma insanguinata 665 2, 29| mi avessi allora~ Che mi creavi, o Dio, ti avrei gridato,~ 666 1, 10| Quì crebbe pargoletta e se vagìa,~ 667 6, 80| l verginale stuolo a lei credente~ Torna ad Eugenia, e volti 668 6, 69| ignora~ La mia favella? Ciò credetti io spesso~ Quando rea, sì, 669 3, 1 | Creduto avria, se non credeva, in Dio;~ ~ 670 4, 48| con la luce amica,~ Abitar credevamo altro emisfero.~ Or tanto 671 4, 27| germani e suore!~ Possibil non credevi un altro amore~ ~ 672 6, 55| allor la sventurata~ Qual credo che il piú bell'angel di 673 3, 1 | quaggiù poste in oblio,~ Creduto avria, se non credeva, in 674 1, 11| collo il bel ligustro:~ Cresceale intonso il crine, e con 675 3, 26| O mio buon Dio, deh! cresci il mio tormento;~ Esso è 676 4, 70| tante care~ Memorie ivi cresciute in sul fiorire~ Della mia 677 3, 8 | giú l'orgoglio della rosea cresta,~ E umilemente a lei bacia 678 2, 31| fiammella invan combatte,~ E al cristal, che la chiude, attorno 679 4, 20| Tremo in mezzo a quel crocchio; il viso abbasso,~ E il 680 6, 81| il crin le preme,~ Chi un crocefiso ponle alla cintura,~ Chi 681 6, 6 | Angelo, che i suoi sensi ha crocefissi,~ Agno, che duce all'agne 682 4, 67| agli occhi le presento~ Un crocefisso, a cui le vilipese~ Recise 683 5, 11| Perchè in sedervi su suor Crocifissa,~ Ne fosse punta, e si levasse 684 4, 5 | Ma l'altra, il capo crollando, le prese~ Dentro le sue 685 6, 74| Vorrei che terra e ciel crollasse meco.~ Se amore eterno rende 686 6, 2 | paüra,~ Che addosso glien crollassero le mura.~ ~ 687 4, 6 | Tenero si, che ogni aura ne crollava~ I tenui rami, e i pochi 688 4, 64| qual piú forte sul tetto crosciando~ Tutta m'empiva di malinconia.~ 689 6, 50| con moto di man, subito, crude~ Ricacciala entro, e insiem 690 6, 29| esclama subito Teresa,~ Che crudi voti! — Ma colei ripiglia:~ — 691 4, 81| e di peccata ordita~ La culla fu dove spirò la vita.~ ~ 692 1, 24| giro appo le mura~ Era il culto giardin della badìa~ Dove 693 3, 11| si avvicina;~ Qual buon cultore che a salvar da rea~ Sorte 694 1, 28| Il nome di sua vergine cultrice,~ Cresce con lei di tanto 695 6, 61| Disperato dolor l'animo cuoce,~ La quale contemplava amaramente~ 696 4, 9 | figlia, quanto pesi in petto~ Cuor, che palpiti sol col suo 697 6, 49| utili rimorsi,~ Ma odii e cupi rancor leggeansi in viso.~ 698 6, 73| pur fersi~ Selvaggi, non curanti dell'Eterno;~ E pur tutto 699 6, 72| nulla i pensier miei,~ curo il loco, ch'otterró sotterra.~ 700 6, 60| faro d'un mondo eterno,~ Si curvava alla terra il cielo in seno,~ 701 3, 14| inginocchiati,~ Ora satiri curvi e tutti irsuti,~ Sostengono 702 1, 47| cui si afferra~ Il ciel, curvo siccome ampia conchiglia,~ 703 1, 46| opera muta;~ Ed ecco Dio ascolto al prego mio,~ E 704 2, 27| Signor, bella e fiorita~ Ci dài l'infanzia, se la fugge 705 2, 29| donna, no, bensì dell'ôra~ Dammi le placide ali, e 'l molle 706 6, 55| Ruggì qual rugge l'anima dannata,~ Che di sue colpe va a 707 2, 5 | all'urto non cade, che le danno~ L'avverse nubi? E com'ella, 708 6, 30| mobil raggio~ Fa mill'ombre danzar sopra le mura,~ Mentre in 709 6, 86| Pel cielo, e sul cerchio — danzare dell'Iri,~ Di concava nube 710 3, 6 | Ira, sprezzo, dolor parve dappria~ Che il pietoso concento 711 5, 12| quelle due suore~ Avean dapprima mossa aspra contesa.~ — 712 4, 36| rechi altri ad affronto,~ Dare un bacio e il mazzetto a 713 2, 27| Come al prezzo darei tutta la vita,~ Al prezzo 714 2, 12| stessa, all'aura piace~ Di dargli ascolto, e l'una e l'altra 715 5, 32| vola~ Da cella a cella a darne a tutti avviso;~ Ne fan 716 1, 7 | colora,~ Finchè ognuna fia data all'altra vita~ Di questi 717 4, 39| presso me più miro~ Lui, che datomi il bacio, erane uscito~ 718 2, 13| che appoggiate~ Avea sul davanzale e insiem conserte,~ Teresa 719 6, 42| e me la rende;~ Ma di': davver la mia canzon ti spiacque?»~ 720 1, 54| Davvero, o madre? e chi é costui? — 721 | de' 722 1, 30| colto da lei, che era la Dea,~ Che era la Ninfa, che 723 4, 8 | le sole mie~ Colpe io gli debba allor chieder perdono;~ 724 6, 70| Giungo alla chiesa; passar debbo accanto~ All'ara, a Santa 725 1, 3 | caro;~ Ora fama ne serba un debil grido,~ Partiron le colombe, 726 4, 59| si potea vedere,~ Onde il debole raggio, che s'implica~ Tra 727 3, 13| altissima ed oscura~ Sopra sì deboli archi n'è sospesa,~ Che 728 4, 12| É la decima chioma, onde si veste~ Questo 729 5, 28| E tosto Eugenia declinando gli occhi~ Sen corre difilata 730 2, 28| Pria che smarrisca il suo decor natio?~ Ti dorrai tu col 731 6, 26| cui prudenza regge~ Quel dedicato a Dio virginio gregge,~ ~ 732 2, 33| Sian del male l'immagini deformi~ Lungi da te, cara fanciulla: 733 5, 1 | pura la mente,~ Per farsi degna di pigliar da lui~ L'eucaristico 734 5, 9 | chi il riceve e non n'è degno.~ Io molto temo, e però 735 4, 11| verginelle, io rea~ I miei deliri raccontar potea?~ ~ 736 5, 15| Viver con solo trafficar delitti,~ Ed avari, oppressori, 737 6, 62| grave il grembo avea del suo delitto.~ ~ 738 | dello 739 2, 11| voti ardenti~ « Di amor deludi, e tue bellezze, ingrata.~ « 740 1, 34| che non fosse il suo desio deluso~ Di possederli adulti, in 741 4, 58| mi si fece il core.~ Come demente sopra i pié mi adersi~ Ed 742 3, 30| tostochè si accorge~ I lerci denti per doler digrigna.~ Un 743 1, 21| Canta un saluto e la prigion deplora.~ ~ 744 4, 66| delle mie compagne,~ Io ti depongo ed il mio cor sen lagne.~ ~ 745 2, 23| ognuna evita~ E quando ebber deposto il loro schietto~ Pudico 746 4, 45| Da ogni pensier di terra derelitta~ L'anima in lui mi si obbliava 747 3, 24| e quel volto, che tu mi descrivi;~ Gli angioli io voglio, 748 4, 24| alfin solo e smarrito~ In deserto di tenebre infinito,~ ~ 749 6, 81| Di poi desiando l'osservanze estreme~ Rendere 750 5, 34| Pigliando ne la spinge, e 'l desiato~ Nettare mentre che ne spreme 751 1, 29| calcate ergon la testa~ Desiose di baciarne almen la vesta~ ~ 752 2, 45| sospiri~ Il terreno dei desiri,~ Dove aspettasi lo sposo~ 753 4, 42| giá infante~ Io giovin mi destassi in quell'istante.~ ~ 754 6, 28| sempre e solo in ciel si desti —~ ~ 755 4, 72| soffro, ei pur soffre, e il destin rio~ Di lui innocente fa 756 1, 37| questi i fior, che egli destina~ Per la sua mensa! sono 757 6, 10| sol della sua vita,~ E del destino acerbo, che l'afflisse.~ — 758 2, 15| riposo comun piangi, e sei desto?~ Sai tu che veglio anch' 759 3, 9 | Maraviglia destò l'inaspettato~ Apparir dell' 760 6, 89| Felice, chè vere — ritrova al destrarse~ Le immagini belle — nel 761 1, 52| ho tutte a mente,~ Chè tu dette me l'hai così sovente.~ ~ 762 2, 27| chiara e pura~ Succeder deve una giornata oscura?~ ~ 763 4, 22| feria,~ Parea dicesse: Tu devi esser mia.~ ~ 764 3, 22| dietro al lume basso si devolve~ Gruppo di nubi, e lentamente 765 1, 6 | Sopra i pioppi la vergine devota,~ Mentre ai scorsi col 766 6, 57| Chè nato il nuovo , nella foresta,~ Il padre 767 6, 63| Gabriella, che gridato~ Avea dianzi col vento, e chiesto aiuto:~ « 768 5, 30| ripiglia,~ Bisogna che mi diate il velo or ora.~ Sono piccina, 769 2, 10| E Teresa diceale: — Ecco serene~ Sono fatte 770 2, 20| richiamarle la promessa a mente~ Dicendole:— Recasti fanciullina~ Quì, 771 4, 22| con cui mi feria,~ Parea dicesse: Tu devi esser mia.~ ~ 772 4, 76| L'ignoto giovinetto, onde dicevi:~ «Pregane Dio, Teresa » 773 5, 12| eri offesa?~ — Padre che dici mai? quelle due suore~ Avean 774 4, 18| se in fallo non do, sei diciottenne».~ ~ 775 | dieci 776 1, 38| l'alma mia, che a Dio non diede~ Altro che inutil voto, 777 1, 14| e di nessun valore~ Si difendeano dalle sue dimande:~ Con 778 5, 20| secreta~ Cade a celargli la difficil meta.~ ~ 779 6, 19| Perchè un grato tepor se ne diffonda;~ Or bianco lino entro il 780 4, 57| Stando nel letto da languor diffusa,~ Con la mente e col corpo 781 3, 33| terror quell'aspetto in me diffuse!~ Pur le mie voglie a te 782 4, 15| ingegno, e un pronto in lui diffuso~ Verginale rossor, con cui 783 5, 28| declinando gli occhi~ Sen corre difilata alla Badessa,~ E di quant' 784 3, 29| il vanto~ Il cilizio, il digiun, la prece, e 'l pianto.~ ~ 785 4, 56| lavor pon mente; e al mio digiuno.~ ~ 786 3, 30| I lerci denti per doler digrigna.~ Un secondo demonio ecco 787 4, 33| presta~ Scorrea con indicibil dilettanza;~ Io genuflessa in grembo 788 1, 40| le fanciulle a Dio tanto dilette,~ — Perchè fanciulla ancor 789 2, 35| Dure veglie! ma veglie dilettose~ Ebbi un tempo;… ma via, 790 5, 3 | raccolta.~ Ah! il pensier che diman prender dovrai~ L'ostia 791 6, 28| sommessa:~ — Come sta (le dimanda) la figliuola? —~ — Dorme ( 792 4, 8 | ahi! che conto mi sia, se dimandato~ Del tesor di tua alma a 793 1, 14| Si difendeano dalle sue dimande:~ Con tale alfin ridussesi, 794 1, 43| gli occhi;~ Ma viene la dimane e 'l suo sembiante~ Trovo 795 4, 2 | Solleva a quando a quando le dimesse~ Ciglia al castagno sotto 796 1, 39| dentro l'alma tua,~ E vi dimora come in casa sua —~ ~ 797 1, 17| Madre giunge alle tacite dimore,~ La cui porta ha nel sommo 798 6, 58| Dell'apostata donna in quel dintorno,~ N'era dal cor caduta, 799 3, 31| donne son con facce meste,~ Dipinte attorno lá di quel sedente,~ 800 3, 34| e convertirlo a Dio,~ E dirgli: Donde avvien che hai così 801 6, 4 | supplichevoli parole~ Per chi la via diritta avea smarrito.~ Fra gli 802 4, 80| stette muta.~ Potrai tu dirlo? ne hai pur tocca or ora;~ 803 5, 36| quegli uccelli,~ Chi sa dirmi ove vanno, e chi son elli?~ ~ 804 3, 34| Ti diró dunque, Eugenia soggiungea,~ 805 6, 43| Che cerca ei quì? «Per lui dirottel io,~ Ella risponde: credi 806 1, 49| affaticarsi intorno all'opra,~ Dirsi con sguardi alterni i lor 807 3, 8 | conquide~ E con magico carme il disacerba,~ Pon giú l'orgoglio della 808 3, 28| Ripiglia Eugenia a dir, chiaro discerno,~ Come possa piacere al 809 1, 17| ombra del mantel, che ampio discioglie~ Una schiera di vergini 810 6, 60| mille astri, e pel pieno~ Disco lunar, faro d'un mondo eterno,~ 811 3, 14| lungo per gli opposti lati~ Discorre di cappelle ad archi acuti,~ 812 5, 7 | Il luogo chiede~ Altri discorsi, le risponde, o figlia,~ 813 6, 39| dove tu tocchi~ Col tuo discorso e qual tu t'abbia avviso;~ 814 6, 41| Allor dall'ampia valle non discosta~ Dal bosco che circonda 815 4, 58| materno amore il disinganno~ Discredente mi fece a ogni altro amore.~ 816 3, 26| martira~ Tra pruno irsuto, e disdegnosa ortica;~ Mandan sangue le 817 4, 72| Quando al mondo volgendo un disdegnoso~ Sguardo, nemica al crine 818 4, 61| per dolore;~ Mille arditi disegni ordisce, e stracca~ Inconsapevolmente 819 6, 77| contempla, la palpa, e: — Oimè, diserta!~ O madre, esclama, ahi 820 4, 75| Oh! vago è il fiore, che disfatto e molle~ Per pïova notturna 821 2, 47| amai,~ Ed ora non sarem disgiunti mai.~ ~ 822 4, 58| E del materno amore il disinganno~ Discredente mi fece a ogni 823 6, 79| mattin corse incontro, e via disparse;~ Attonito affacciossi il 824 6, 14| come la procella,~ Poichè disparve, il ciel divien più terso,~ 825 4, 16| donne, a vario oggetto~ Dispensando il lavoro e la favella,~ 826 4, 61| e l'alma ignava~ Era per disperanza e per dolore;~ Mille arditi 827 6, 61| stanca, come di cui greve~ Disperato dolor l'animo cuoce,~ La 828 2, 46| aria divisa ognor più gìa~ Disperdendosi in mille onde sonore;~ L' 829 6, 42| che la canzon, che a te dispiacque,~ Si pigliò con amore, e 830 3, 28| io sia~ Contro me stesso dispiatata e ria?~ ~ 831 1, 41| le frondi, e lentamente~ Dispogliarsene, e perdere ogni bello~ Quando 832 4, 21| sdegno io fui commossa:~ Disprezzarlo, odïarlo io mi credea,~ 833 3, 6 | sparì la ria~ Aria sua di disprezzo, e un sospir trasse,~ E, 834 5, 31| Intenerite, e poscia ad una voce~ Dissero: — O figlia, quel che vuoi, 835 6, 33| impotente,~ Ed il tremor dissimular dovea;~ Ma quando a Dio 836 3, 39| impressa dal furor ribello~ Del dissipato Ebreo, ver lei si china,~ 837 3, 18| alla vista e minacciante~ Distaccarsi e piombar per l'aer vano,~ 838 4, 60| Io la vedevo ora da me distante;~ Col pensiero afferrarla, 839 1, 43| ella sta muta, ma ella sta distesa,~ Ma verso non vi è mai 840 6, 37| Fuligginose, a ratto vol distese,~ Mentre vociando con lugubre 841 1, 24| Disteso in ampio giro appo le mura~ 842 4, 54| fior la tua pazzia~ Sarà distrutta, come questo fiore~ Si sfronderá 843 4, 79| terra.~ «Son gli uomini distrutti (ognor le dico)~ «Angelo 844 4, 35| Quella finge donarlo e poi disvuole.~ «Dite ad un tempo (e a 845 4, 35| donarlo e poi disvuole.~ «Dite ad un tempo (e a un tempo 846 6, 21| ché non stette molto~ E divampando in lei l'interno fuoco,~ 847 4, 55| ponevi, e la tua voce;~ Ella diventa piú, quando é più tocca~ 848 4, 52| famiglia~ Tutta ad un tratto io diventai straniera,~ Mutamente su 849 6, 71| stié immota? Ed io passo, e divento~ Contaminata; ma al tornar 850 3, 15| scolpiti augelli~ Su festoni diversi in selva ombrosa;~ Qui di 851 6, 44| impudico;~ Benchè in modo diverso: era Gabriella~ Com'Eva 852 1, 27| L'orto divide con le garrule onde~ In 853 6, 66| lei per tempo eterno or mi divido,~ Abbia in te la sua madre: 854 4, 8 | tempo estremo innanzi al divin trono;~ E voglia Dio, che 855 6, 91| suono ancor di tai voci divine,~ E apparire sparire in 856 3, 37| ortiche, e che or beata~ È nei divini talami chiamata.~ ~ 857 2, 46| corridore,~ Onde l'aria divisa ognor più gìa~ Disperdendosi 858 4, 18| avvenne;~ E se in fallo non do, sei diciottenne».~ ~ 859 3, 12| scolpite~ Restino meglio nella docil mente~ Le cose, che le avea 860 3, 40| cadente~ Latra il cane fedel dogliosamente.~ ~ 861 6, 8 | appresso Eugenia, e se ne dole~ E ogni breve con ansia 862 2, 34| dormissi anch'io! Ma ahimè! dolenti,~ Come per febbre, son le 863 3, 30| accorge~ I lerci denti per doler digrigna.~ Un secondo demonio 864 5, 22| feda polve ei sia?~ E si dolga di te, che con insani~ Impuri 865 4, 52| Dolorose memorie! in mia famiglia~ 866 1, 43| dico: una sorpresa~ Certo doman farammi aprendo gli occhi;~ 867 6, 16| cura se l'appressa,~ E le domanda piena di sospetto:~ — Or 868 1, 8 | o vergini, che ardita~ Domandi la mia voce i vostri avelli.~ 869 4, 48| affatica,~ Che io stessa mi domando: É forse vero?~ É un piacer 870 3, 29| regni bui,~ Mostro, cui di domare han soli il vanto~ Il cilizio, 871 6, 4 | di una vergine a cagione~ Domato v'apparì l'aspe e 'l leone.~ ~ 872 6, 52| me dice:~ «Per sciagure domestiche insensata~ Dal dolore è 873 4, 28| si mostrava:~ Libero nel domestico vestire~ Mel vidi più che 874 1, 52| cui falce l'uom fu vinto e domo...~ — Ma, o madre, queste 875 5, 24| o figlia, e vive grazie dona~ A Dio, che dalla terra 876 4, 68| giuro, che di sposa a lui donai!».~ ~ 877 4, 35| rispondendo:~ Quella finge donarlo e poi disvuole.~ «Dite ad 878 3, 34| convertirlo a Dio,~ E dirgli: Donde avvien che hai così rea~ 879 2, 19| si asside,~ E tutta vi si dondola e sorride.~ ~ 880 2, 10| tempo ben che l'orecchin mi done.~ E l'altra rispondea:—Cantiamo, 881 4, 65| raccolta:~ Chioma, sclamai, non dono no, non pegno~ Dell'amore 882 3, 15| vi manca, incoronata~ Il doppio capo, che apre il rostro 883 6, 84| Qual ape dorata — su candida rosa~ Un angiol 884 2, 35| lungi, o pensiero!~ Orsù dormiamo — E quì Teresa pose~ Il 885 4, 67| letto, e mi addormento.~ Dormii tutta la notte, e, fatto 886 2, 34| Così dormissi anch'io! Ma ahimè! dolenti,~ 887 5, 10| Mi accuso pur di aver dormito in Coro~ Al canto dell'Uffizio 888 2, 1 | chiuse nelle proprie celle.~ Dormiva il Monastero, e lene lene~ 889 6, 70| schiava~ Sentiami l'alma; dormivate, e intanto~ Il mio fallo 890 2, 1 | Tu sola, Eugenia, non dormivi ancora.~ ~ 891 4, 51| e dall'Eliso,~ Dove io dormivo, mi trovai di fuori,~ Chè 892 2, 28| il suo decor natio?~ Ti dorrai tu col fior? Ti dirà quello:~ 893 1, 31| famigliuola,~ Che alza l'arcato dorso e le risponde,~ Come se 894 5, 2 | Giudice, e insieme medico, e dottore~ Quegli, poiché la grata 895 4, 54| cotesto amore;~ E non sai tu dover esser di quella,~ Che a 896 4, 33| a lui la testa~ Posar dovetti in sen, come é l'usanza,~ 897 5, 1 | umilemente~ Tutti svelar doveva i falli sui~ E render mondo 898 6, 74| Com'or felicità non avrò drento,~ S'odiar potrò dal luogo 899 4, 75| notturna in lui cascata,~ Si drizza al nuovo sole, e lento estolle~ 900 6, 70| aggrava~ Un subito terror; dubbio, m'arresto...~ Oh inferno! 901 2, 38| la stanza di un chiaror dubbioso,~ Onde le braccia componendo 902 6, 6 | ha crocefissi,~ Agno, che duce all'agne è addiventato,~ 903 2, 17| rosignolo,~ Forse per me? Ti duoli ora al mio duolo?~ ~ 904 6, 18| parti implumi invola,~ Come duolsi Teresa, e stassi sopra~ 905 6, 48| di preghiera,~ O d'inedia durata lungamente,~ Valse a far 906 2, 35| Dure veglie! ma veglie dilettose~ 907 4, 50| stelle~ Il nostro amore durerá quanto elle! »~ ~ 908 6, 36| immote;~ Piglian del ferro la durezza bruna:~ E di tai rupi, ahimè, 909 3, 35| lungo nel suo miser stato~ Durò, ancora Dio gli ha perdonato?~ ~ 910 4, 65| ascolta,~ Io avea una chioma d'ebano lucente,~ che al ginocchio 911 | ebben 912 | Ebbene 913 2, 23| stessa ognuna evita~ E quando ebber deposto il loro schietto~ 914 3, 39| furor ribello~ Del dissipato Ebreo, ver lei si china,~ E mentre 915 1, 2 | rovi, e sull'ortica,~ Sull'edera tortuosa, onde ammantate~ 916 1, 38| L'edra, che a questo mazzolino 917 1, 37| cuori!~ Ei li crea, ei gli educa, egli li cole,~ Di sua grazia 918 3, 23| stanno più giuso, e questi effonde~ Dai turiboli d'oro olenti 919 6, 26| così pensose e meste~ Dell'egra il letto cingono le suore,~ 920 2, 39| passo, e del canto al suono eguale~ Parean colombe, che agitasser 921 | Eh 922 3, 25| madre: — Pria che Dio ci elegga~ Ad indossar di monacella 923 6, 86| Or sogna elevarsi — con placidi giri~ Pel 924 4, 50| nostro amore durerá quanto elle! »~ ~ 925 5, 36| dirmi ove vanno, e chi son elli?~ ~ 926 6, 32| compagnia quassuso~ Un giorno l'empio padre la traea,~ Recando 927 4, 64| tetto crosciando~ Tutta m'empiva di malinconia.~ I miei belli 928 2, 23| schietto~ Pudico vestimento, entrâr nel letto.~ ~ 929 4, 67| fatto giorno,~ Che da me entrava la mia madre io sento.~ 930 5, 25| cella pensierosamente.~ Vi entró, ma la fanciulla non rinvenne,~ 931 | Eppure 932 3, 32| D'ingannar le bilance equilibrate,~ Ma cauto, chè del ferro 933 6, 36| tai rupi, ahimè, Gabriella er'una.~ ~ 934 5, 35| Per la stanza notturna eragli addetta.~ ~ 935 4, 39| Lui, che datomi il bacio, erane uscito~ Mi stavan solo le 936 1, 29| sopra l'aura corre~ E l'erbette calcate ergon la testa~ 937 3, 45| di dolore,~ E gli occhi ergendo al ciel, gridò: Signore,~ ~ 938 1, 29| corre~ E l'erbette calcate ergon la testa~ Desiose di baciarne 939 6, 13| questa sua~ Amante antica: eroica , valore,~ Generoso sentire, 940 4, 68| viso;~ Ma d'un istante: l'erompente sdegno~ Ella mal frena col 941 1, 51| augelli;~ L'arida foglia errante di aura al fiato~ Ha pur 942 6, 62| innanzi ognor mel pone,~ Erse il viso, mostrando al viso 943 4, 15| Esciva da collegio e bello il fea~ 944 2, 12| le ponea sopra la bocca,~ Esclamando:— Deh! taci, o mia Teresa;~ 945 4, 50| promesse,~ E mille giuri ad esclamar l'udia:~ «Deh! vedi quella 946 1, 36| commosso petto~ La badessa esclamava, ah! tu pur sei~ Che della 947 2, 37| O crudele! esclamó poi la dolente~ Abbi di 948 3, 35| fronde —~ — Madre, Eugenia esclamò, se non m'inganni,~ Se questo 949 4, 24| restarmi a chiesa impaziente~ N'esco giurando di non più mirarlo.~ 950 2, 45| Nell'esilio si sospiri~ Il terreno dei 951 4, 42| Mi sentiva ricolma l'esistenza,~ Il core in petto mi sentia 952 4, 4 | E le mani pigliandole esordio~ A dir con voce di pietà 953 3, 44| quella di marmo, e in marmo espresso~ Cerbio ne uscia, che un' 954 | essendo 955 5, 10| ma una sola fiata,~ Di essermi compiaciuta ed ammirata.~ ~ 956 6, 76| del mattin rosato,~ E s'estinguea, guizzando, a poco a poco~ 957 4, 60| E riaccendere in me l'estinte faci,~ Rammentando di lui 958 2, 16| sul ferro del balcon gli estivi~ Ardor temprava del posato 959 4, 75| drizza al nuovo sole, e lento estolle~ La chioma ricomposta ed 960 1, 1 | della Sila cosentina,~ Che l'estrema reliquia possedete~ Del 961 6, 81| poi desiando l'osservanze estreme~ Rendere a chi fu lor delizia 962 6, 55| piombata~ Tutta del duol l'eternitá sentio.~ Ruggì qual rugge 963 3, 2 | stargli a faccia a faccia~ L'Eternitade con aperte braccia,~ ~ 964 5, 1 | degna di pigliar da lui~ L'eucaristico pane al vegnente;~ Ond' 965 6, 3 | Onde su tale evento inaspettato~ Or chi queste 966 2, 23| mostrarsi a se stessa ognuna evita~ E quando ebber deposto 967 2, 21| chiave, in cui da dotto fabro~ Fu un serpentello intorno 968 3, 31| Uomini e donne son con facce meste,~ Dipinte attorno 969 1, 15| petto,~ Che teco io canti, e facciami, siccome~ Meglio ti piace, 970 | Facea 971 6, 57| armi ancora, e manifesta~ Facean l'ira ch'entrambi avea sospinto:~ 972 | facesse 973 | facesti 974 4, 60| riaccendere in me l'estinte faci,~ Rammentando di lui gli 975 1, 52| entrò la morte,~ Dalla cui falce l'uom fu vinto e domo...~ — 976 3, 46| a te, fa tu mie veci,~ O falla cosí tenera morire;~ Pria 977 4, 51| Giuri fallaci! Quattro volte il viso~ 978 6, 63| benché scolorato,~ Benchè per fame e duol tutto sparuto,~ Riconobbi 979 6, 5 | parea nube sospesa,~ Un famelico lupo, che col tristo~ Occhio 980 4, 57| altre stanze la confusa~ Famigliar gioia, come se il mio stato~ 981 1, 31| onde~ Ne richiama la muta famigliuola,~ Che alza l'arcato dorso 982 2, 26| Sclama in suo cor Teresa, o Fanciullezza!~ Che rechi, e in te racchiudi 983 2, 20| mente~ Dicendole:— Recasti fanciullina~ Quì, nell'etade mia, verun 984 4, 20| piano piano a dire:~ «Oh! fanciullo un sol giorno e poi morire! »~ ~ 985 4, 74| qual rondine volasti~ Sul fango, macchiasti il tuo candore,~ 986 6, 36| hanno,~ Che percosse da Dio fansi devote:~ Ma altre, quanto 987 4, 54| Si sfronderá tua stolta fantasia,~ E della rosa avrai solo 988 1, 43| una sorpresa~ Certo doman farammi aprendo gli occhi;~ Ma viene 989 4, 10| stilla~ Di tua pietade mi faran tranquilla?~ ~ 990 3, 28| Ma questo io non farei, madre, ned io,~ Ripiglia 991 | fargli 992 | farne 993 6, 60| pel pieno~ Disco lunar, faro d'un mondo eterno,~ Si curvava 994 4, 43| riversa immantinente~ Un lungo fascio di sua luce pura.~ In mezzo 995 3, 41| sicura~ Di rai tremanti un fasciolin gli fura.~ ~ 996 3, 46| costei già feci,~ Che piú fassi ogni giorno arduo adempire,~ 997 1, 10| ghermìa,~ Che figlia d'una fata esser parea,~ La quale sotto 998 4, 37| Venne, o Madre, su lui la fatal sorte,~ Che immantinente 999 4, 59| nubi, togliean gli occhi a fatica.~ ~ 1000 5, 11| sedere~ Tratto lo scanno, e fattala cadere. —~ ~ 1001 | fatte 1002 6, 39| miei tenuto gli occhi~ E fattomi di scherno un lieve riso,~


2-chiam | chiar-fatto | favel-leone | leoni-piovv | piuma-seder | sedev-uscir | uscit-zelo

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