Ricorre quest'anno anche il 40 anniversario della
promulgazione della Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Ecumenico
Vaticano II, che ha aperto nuove prospettive nei rapporti ebreo-cristiani
all'insegna del dialogo e della solidarietà. Questa Dichiarazione, nel quarto
capitolo, ricorda le nostre radici comuni e il ricchissimo patrimonio
spirituale che gli ebrei e i cristiani condividono. Sia gli ebrei che i cristiani
riconoscono in Abramo il loro padre nella fede (cfr Gal 3, 7; Rm 4,
11s), e fanno riferimento agli insegnamenti di Mosè e dei profeti. La
spiritualità degli ebrei come quella dei cristiani si nutre dei Salmi. Con
l'apostolo Paolo, i cristiani sono convinti che "i doni e la chiamata di
Dio sono irrevocabili" (Rm 11, 29; cfr 9, 6.11; 11, 1s). In
considerazione della radice ebraica del cristianesimo (cfr Rm 11,
16-24), il mio venerato Predecessore, confermando un giudizio dei Vescovi
tedeschi, affermò: "Chi incontra Gesù Cristo incontra l'ebraismo" (Insegnamenti,
vol. III/2, 1980, p. 1272).
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