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Giosuè Carducci
Rime nuove

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  • LIBRO IV.
    • LXI.            AD ALESSANDRO D’ANCONA
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LIBRO IV.

 

LXI.            AD ALESSANDRO D’ANCONA

O de’ cognati e de i dispersi miti

Per la selva d’Europa indagatore,

Mentre tu nozze appresti e i dolci riti

Affretti in cuore,

 

Io, dove ride al sol da l’infinito                                     5

Rincrespamento del ceruleo seno

E al ciel con echi mille e al breve lito

Plaude il Tirreno,

 

E digradando giú dal colle aprico

Per biancheggiante di palagi traccia                              10

La verde antica terra al glauco amico

Porge le braccia,

 

In queste di salute aure frementi

Terse le nebbie de lo spirto impure,

Dato il cuore a gli amici e date a i venti                        15

Freschi le cure,

 

Anche una volta io qui libo a le dee

Che de la mente mia seggono in cima,

E t’accompagno le camene argee

Con la mia rima.                                                          20

 

Non io tinger vorrei di dotta polve

A la sposa il vel bianco ed i pensieri

schiuder quei che un’età grossa involve

Grossi misteri.

 

Dannosa etade! Solitario mostro                                  25

La morte allor su ’l cieco mondo incombe

Con mille aspetti, e l’uomo esce dal chiostro

Sol per le tombe.

 

Ne i boschi infuria e via per valli e gioghi

Una danza di forme atre e maligne                               30

Ch’odiano il sole: l’orrida de’ roghi

Vampa le tigne.

 

Da l’aspre torri e dal cenobio muto,

Dal folto dòmo d’irti steli inserto,

Par che la vita l’ultimo saluto                            35

Mandi al deserto.

 

Quindi l’accidia rea ch’anco inimica

La natura e lo spirto, ed impossente

L’uomo, che un sogno torbido affatica,

Aspira al niente.                                                          40

 

L’ombra di morte e su da la marina

Di Teti il pianto fuor de le ftie ville

Seguia tra i carri e l’armi la divina

Forza d’Achille.

 

Ma ei pugnava i giorni, e, a la romita                45

Notte citareggiando in su l’egea

Riva, a Dite a le Muse ed a la vita

Breve indulgea.

 

Pigri terror de l’evo medio, prole

Negra de la barbarie e del mistero,                              50

Torme pallide, via! Si leva il sole,

E canta Omero.

 

Livorno, 16-17 Agosto 1871.

 




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