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Giosuè Carducci
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  • LIBRO V.
    • LXVI.                   RIMEMBRANZE DI SCUOLA
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LIBRO V.

 

LXVI.                   RIMEMBRANZE DI SCUOLA

Era il giugno maturo, era un bel giorno

Del vital messidoro, e tutta nozze

Ne gli amori del sole ardea la terra.

Igneo torrente dilagava il sole

Pedeserti del cielo incandescenti,                               5

E al suo divino riso il mar ridea.

Non rideva io fanciullo: il nero prete

Con voce chioccia bestemmiava Io amo,

Ed un fastidio era il suo viso: intanto

A la finestra de la scuola ardito                                    10

S’affacciava un ciliegio, e co’ i vermigli

Frutti allegro ammiccava e arcane storie

Bisbigliava con l’aura. Onde, oblïato

Il prete e de le coniugazïoni

In su la gialla pagina le file                                            15

Quai di formiche ne la creta grigia,

Io tutto desïoso liberava

Gli occhi e i pensier per la finestra, quindi

I monti e il cielo e quinci la lontana

Curva del mare a contemplar. Gli uccelli                      20

Si mescean ne la luce armonizzando

Con mille cori: a i pigolanti nidi

Parlar, custodi pii, gli alberi antichi

Pareano e gli arbuscelli a le ronzanti

Api ed i fiori sospirare al bacio                                    25

De le farfalle; e steli ed erbe e arene

Formicolavan d’indistinti amori

E di vite anelanti a mille a mille

Per ogni istante. E li accigliati monti

Ed i colli sereni e le ondeggianti                                   30

Mèssi tra i boschi ed i vigneti bionde,

E fin l’orrida macchia ed il roveto

E la palude livida, pareano

Godere eterna gioventú nel sole.

Quando, come non so, quasi dal fonte             35

D’essa la vita rampollommi in cuore

Il pensier de la morte, e con la morte

L’informe niente; e d’un sol tratto, quello

Infinito sentir di tutto al nulla

Sentire io comparando, e me veggendo                       40

Corporalmente ne la negra terra

Freddo, immobile, muto, e fuor gli augelli

Cantare allegri e gli alberi stormire

E trascorrere i fiumi ed i viventi

Ricrearsi nel sol caldo irrigati                           45

De la divina luce, io tutto e pieno

L’intendimento de la morte accolsi;

E sbigottii veracemente. Anch’oggi

Quel fanciullesco imaginar risale

Ne la memoria mia; quindi, come                             50

Gitto di gelidacqua, al cor mi piomba.

 

Bologna, Novembre 1871.

 




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