Dallo
spagnolo e dal portoghese
– Fermi, fermi, cavalieri,
Ché il re mandavi a contar. –
E contarono e contarono,
Uno sol venne a mancar:
Era questi don Beltrano 5
Sí gagliardo a battagliar.
Là ne’ campi d’Alventosa
Tutti a dosso a lui serrâr:
Sol de’ monti al tristo passo
Lo poterono ammazzar. 10
Tiran sette volte a sorte
Chi dovesse irlo a cercar.
Su ’l buon vecchio di suo padre
Tutt’e sette ricascâr:
Le tre fu la rea fortuna, 15
Quattro fu malvagità.
Volge la briglia al cavallo,
A l’amara cerca va:
Va la notte per la strada,
Per la selva il giorno va. 20
Vanne il vecchio e seco piange,
Cheto piange ne l’andar,
A i pastori dimandando
Se han veduto indi passar
Cavaliere d’armi bianche 25
Sur un sauro a cavalcar.
– Cavaliere d’armi bianche
Sur un sauro a cavalcar
Non vedemmo in queste parti,
Non vedemmo alcun passar. – 30
E cavalca via e cavalca
Fin che giunge a Roncisval.
Fra la strage va il vegliardo,
Fra la strage lento va:
Tanto volta e volta i morti 35
Che le braccia stracche n’ha:
Non ritrova quel che cerca,
E né meno il suo segnal:
I francesi vide tutti,
Ma non vide don Beltran. 40
Malediva, andando, il vino;
Malediva, andando, il pan,
Quel che mangia il saracino
E non quello del cristian.
Malediva arbor che nasce 45
Solo a i campi senza ugual,
Ché del ciel tutti gli uccelli
Vi si vengono a posar,
Né di rami né di foglie
Non lo lascian rallegrar. 50
Maledia cavalier ch’usi
Senza paggio cavalcar:
Se gli cade in via la lancia,
Non ha uno a raccattar;
Se gli cade in via lo sprone, 55
Non ha uno a ricalzar.
Malediva anche la donna
Che un sol figlio seppe far:
Se l’uccidono i nemici,
Non ha uno a vendicar. 60
A
l’uscir del pian sabbioso,
D’una gola in su l’entrar,
Vide un moro a una bertesca
Solo e ritto a vigilar.
Gli parlò l’araba lingua, 65
Come quei che ben la sa:
– Moro, prègoti per Dio:
Moro, dimmi in verità:
Cavaliere d’armi bianche
Vedestú passar di qua? 70
Lo vedesti a notte bruna
O del gallo su ’l cantar?
Ché se tu lo tieni preso,
Peso d’oro te ‘n vo’ dar:
Ché se tu lo tieni morto, 75
Rendimel per sotterrar;
Poi che corpo senza l’alma
Un denaro piú non val. –
– Dimmi, amico, il cavaliere
Dimmi tu, che segni ha? 80
– Le sue armi sono bianche,
Ed è sauro il suo caval.
Ne la guancia destra ha un segno
Che un sparvier lasciato gli ha:
Lo beccò ch’era bambino, 85
E ne porta anche il segnal.
Su la punta de la lancia
Leva un candido zendal:
Ricamòglielo la dama
Tutto di punto real. 90
– Questo cavaliere, amico,
In quel prato morto sta:
Ha le gambe dentro l’acqua,
Ne la rena il corpo egli ha.
Sette punte egli ha nel petto, 95
Non si sa qual piú mortal;
Ché per l’una gli entra il sole,
La luna per l’altra va,
Ne la piú piccola stavvi
L’avvoltoio a divorar. 100
– Non do colpa al mio figliuolo,
Né vo’ a’ Mori colpa dar;
Do la colpa al suo cavallo,
Che no ’l seppe ritornar. –
O miracol! chi ’l direbbe, 105
Chi ’l potrebbe raccontar?
Il cavallo mezzo morto
Cosí prese a favellar:
– Non mi dare a me la colpa,
Che no ’l seppi ritornar. 110
Ben tre volte trassi a dietro
Per poterlo in salvo trar:
Tre mi diè di sprone e briglia
Pe ’l desio di battagliar,
E tre apersemi le cigne, 115
Allargommi il pettoral:
A la terza caddi a terra
Con questa piaga mortal.
10 Aprile 1881.