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Giosuè Carducci
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  • LIBRO IX.
    • CV.             CONGEDO
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LIBRO IX.

 

CV.             CONGEDO

Il poeta, o vulgo sciocco,

Un pitocco

Non è già, che a l’altrui mensa

Via con lazzi turpi e matti

Porta i piatti                                                                5

Ed il pan ruba in dispensa.

 

E né meno è un perdigiorno

Che va intorno

Dando il capo ne’ cantoni,

E col naso sempre a l’aria                                         10

Gli occhi svaria

Dietro gli angeli e i rondoni.

 

E né meno è un giardiniero

Che il sentiero

De la vita col letame                                      15

Utilizza, e cavolfiori

Pesignori

E viole ha per le dame.

 

Il poeta è un grande artiere,

Che al mestiere                                                           20

Fece i muscoli d’acciaio:

Capo ha fier, collo robusto,

Nudo il busto,

Duro il braccio, e l’occhio gaio.

 

Non a pena l’augel pia                                                25

E giulía

Ride l’alba a la collina,

Ei col mantice ridesta

Fiamma e festa

E lavor ne la fucina;                                                     30

 

E la fiamma guizza e brilla

E sfavilla

E rosseggia balda audace,

E poi sibila e poi rugge

E poi fugge                                                                 35

Scoppiettando da la brace.

 

Che sia ciò, non lo so io;

Lo sa Dio

Che sorride al grande artiero.

Ne le fiamme cosí ardenti                                            40

Gli elementi

De l’amore e del pensiero

 

Egli gitta, e le memorie

E le glorie

De’ suoi padri e di sua gente.                           45

Il passato e l’avvenire

A fluire

Va nel masso incandescente.

 

Ei l’afferra, e poi del maglio

Col travaglio                                                 50

Ei lo doma su l’incude.

Picchia e canta. Il sole ascende,

E risplende

Su la fronte e l’opra rude.

 

Picchia. E per la libertade                                            55

Ecco spade,

Ecco scudi di fortezza:

Ecco serti di vittoria

Per la gloria,

E diademi a la bellezza.                                               60

 

Picchia. Ed ecco istorïati

A i penati

Tabernacoli ed al rito:

Ecco tripodi ed altari,

Ecco rari                                                                     65

Fregi e vasi pel convito.

 

Per sé il pover manuale

Fa uno strale

D’oro, e il lancia contro ’l sole:

Guarda come in alto ascenda                           70

E risplenda,

Guarda e gode, e piú non vuole.

 

Agosto 1873

 




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