LIX. IN CARNIA
Su le cime de la Tenca
Per le fate è un bel danzar.
Un tappeto di smeraldo
Sotto al cielo il monte par.
Nel mattin perlato e freddo 5
De le stelle al muto albor
Snelle vengono le fate
Su moventi nubi d’òr.
Elle vengon con l’aurora
Di Germania ivi a danzar. 10
Treman l’ombre de gli abeti
Nere e verdi al trapassar.
De la But che irrompe e scroscia
Elle ridono al fragor,
E in quel vortice d’argento 15
Striscian via le chiome d’òr.
Freddo e nitido è il lavacro,
Ed il sole anche non par.
Su la vetta de la Tenca
Incominciano a danzar. 20
Bianche in vesta, rossi i veli,
I capelli nembi d’òr,
Che abbandonano ridenti
De gli zefiri a l’amor.
Poi con voce arguta e molle, 25
Sí che d’arpe un suono par,
Le
sorelle de la Carnia
Incominciano a chiamar.
Tra il profumo de gli abeti
Ed il balsamo de i fior 30
Da le valli ascende il coro
Del mistero e de l’amor.
Su la rupe del Moscardo
È uno spirito a penar:
Sta con una clava immane 35
La montagna a sfracellar.
Quando vengono le fate,
Egli oblia l’aspro lavor;
E sospeso il mazzapicchio
Guarda e palpita d’amor. 40
Che le fate al travaglioso
Mai sorridano, non par:
Il selvaggio su la rupe
Si contenta di guardar,
E tal volta un cappel verde 45
Ei si mette per amor,
E d’un bel mantello rosso
Ei riveste il suo dolor.
Ahi, da tempo in su la Tenca
Niuna fata non appar: 50
Sol la But tra i verdi orrori
S’ode argentëa scrosciar,
E il dannato su ’l Moscardo
Senza piú tregua d’amor
Notte e dí co ’l mazzapicchio 55
Rompe il monte e il suo furor.
Ahi, le vaghe fantasie
Dal mio spirito esulâr,
E il torrente di memoria
Odo funebre mugghiar: 60
Niun fantasima di luce
Cala omai nel chiuso cuor,
E lo rompe a falda a falda
Il corruccio ed il dolor.
Piano d’Arta, 1 Agosto 1885.