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Giosuè Carducci
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  • LIBRO III.
    • LIX.            IN CARNIA
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LIX.            IN CARNIA

Su le cime de la Tenca

Per le fate è un bel danzar.

Un tappeto di smeraldo

Sotto al cielo il monte par.

 

Nel mattin perlato e freddo                                          5

De le stelle al muto albor

Snelle vengono le fate

Su moventi nubi d’òr.

 

Elle vengon con l’aurora

Di Germania ivi a danzar.                                            10

Treman l’ombre de gli abeti

Nere e verdi al trapassar.

 

De la But che irrompe e scroscia

Elle ridono al fragor,

E in quel vortice d’argento                                           15

Striscian via le chiome d’òr.

 

Freddo e nitido è il lavacro,

Ed il sole anche non par.

Su la vetta de la Tenca

Incominciano a danzar.                                                20

 

Bianche in vesta, rossi i veli,

I capelli nembi d’òr,

Che abbandonano ridenti

De gli zefiri a l’amor.

 

Poi con voce arguta e molle,                                        25

Sí che d’arpe un suono par,

 Le sorelle de la Carnia

Incominciano a chiamar.

 

Tra il profumo de gli abeti

Ed il balsamo de i fior                                      30

Da le valli ascende il coro

Del mistero e de l’amor.

 

Su la rupe del Moscardo

È uno spirito a penar:

Sta con una clava immane                                           35

La montagna a sfracellar.

 

Quando vengono le fate,

Egli oblia l’aspro lavor;

E sospeso il mazzapicchio

Guarda e palpita d’amor.                                            40

 

Che le fate al travaglioso

Mai sorridano, non par:

Il selvaggio su la rupe

Si contenta di guardar,

 

E tal volta un cappel verde                                          45

Ei si mette per amor,

E d’un bel mantello rosso

Ei riveste il suo dolor.

 

Ahi, da tempo in su la Tenca

Niuna fata non appar:                                      50

Sol la But tra i verdi orrori

S’ode argentëa scrosciar,

 

E il dannato su ’l Moscardo

Senza piú tregua d’amor

Notte e dí co ’l mazzapicchio                           55

Rompe il monte e il suo furor.

 

Ahi, le vaghe fantasie

Dal mio spirito esulâr,

E il torrente di memoria

Odo funebre mugghiar:                                                60

 

Niun fantasima di luce

Cala omai nel chiuso cuor,

E lo rompe a falda a falda

Il corruccio ed il dolor.

 

Piano d’Arta, 1 Agosto 1885.

 




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