LXII. PRIMAVERE ELLENICHE
(I.
Eolia)
Lina, brumaio torbido inclina,
Ne l’aër gelido monta la sera:
E a me ne l’anima fiorisce, o Lina,
La primavera.
In lume roseo, vedi, il nivale 5
Fedriade vertice sorge e sfavilla,
E di Castalia l’onda vocale
Mormora e brilla.
Delfo a’ suoi tripodi chiaro sonanti
Rivoca Apolline co’ nuovi soli, 10
Con i virginei peana e i canti
De’ rusignoli.
Da gl’iperborei lidi al pio suolo
Ei riede, a’ lauri dal pigro gelo:
Due cigni il traggono candidi a volo: 15
Sorride il cielo.
Al capo ha l’aurea benda di Giove,
Ma nel crin florido l’aura sospira
E con un tremito d’amor gli move
In man la lira. 20
D’intorno girano come in leggera
Danza le Cicladi patria del nume,
Da lungi plaudono Cipro e Citera
Con bianche spume.
E un lieve il séguita pe ’l grande Egeo 25
Legno, a purpuree vele, canoro:
Armato règgelo per l’onde Alceo
Dal plettro d’oro.
Saffo dal candido petto anelante
A l’aura ambrosia che dal dio vola, 30
Dal riso morbido, da l’ondeggiante
Crin di viola,
In mezzo assidesi. Lina, quïeti
I remi pendono: sali il naviglio.
Io, de gli eolii sacri poeti 35
Ultimo figlio,
Io meco traggoti per l’aure achive:
Odi le cetere tinnir: montiamo:
Fuggiam le occidue macchiate rive,
Dimentichiamo. 40
1872.