LXIV. PRIMAVERE
ELLENICHE
(III.
Alessandrina)
Gelido il vento pe’ lunghi e candidi
Intercolonnii fería, su tumuli
Di garzonetti e spose
Rabbrividian le rose
Sotto la pioggia, che, lenta, assidua, 5
Sottil, da un grigio cielo di maggio
Battea con faticoso
Metro il piano fangoso;
Quando, percossa d’un lieve tremito,
Ella il bel velo d’intorno a gli omeri 10
Raccolto al seno avvinse
E tutta a me si strinse:
Voluttuosa ne l’atto languido
Tra i gotici archi, quale tra’ larici
Gentil palma volgente 15
Al nativo orïente.
Guardò serena per entro i lugubri
Luoghi di morte; levò la tenue
Fronte, pallida e bella,
Tra le floride anella 20
Che a l’agil collo scendendo incaute
Tutta di molle fulgor la irradiano:
E piovvemi nel cuore
Sguardi e accenti d’amore
Lunghi, soavi, profondi: eolia 25
Cetra non rese piú dolci gemiti
Mai né sí molli spirti
Di Lesbo un dí tra i mirti.
Su i muti intanto marmi la serica
Vesta strisciava con legger sibilo, 30
Spargeanmi al viso i venti
Le sue chiome fluenti.
Non mai le tombe sí belle apparvero
A me ne i primi sogni di gloria.
Oh amor, solenne e forte 35
Come il suggel di morte!
Oh delibato fra i sospir trepidi
Su i cari labri fiore de l’anima
E intraviste ne’ baci
Interminate paci! 40
Oh favolosi prati d’Elisio,
Pieni di cetre, ai ludi eroici
E del purpureo raggio
Di non fallace maggio,
Ove in disparte bisbigliando errano 45
(Né patto umano né destin ferreo
L’un da l’altra divelle)
I poeti e le belle!
26 Maggio 1872.