LXXVIII. SU I CAMPI DI MARENGO
la
notte del sabato santo 1175
Su i campi di Marengo batte la luna; fosco
Tra la Bormida e il Tanaro s’agita e mugge un bosco,
Un bosco d’alabarde, d’uomini e di cavalli,
Che fuggon d’Alessandria da i mal tentati valli.
D’alti fuochi Alessandria giú giú da l’Apennino 5
Illumina la fuga del Cesar ghibellino:
I fuochi de la lega rispondon da Tortona,
E un canto di vittoria ne la pia notte suona:
– Stretto è il leon di Svevia entro i latini acciari:
Ditelo, o fuochi, a i monti, a i colli, a i piani, a i mari.
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Diman Cristo risorge: de la romana prole
Quanta novella gloria vedrai dimani, o sole! –
Ode, e, poggiato il capo su l’alta spada, il sire
Canuto d’Hohenzollern pensa tra sé – Morire
Per man di mercatanti che cinsero pur ieri 15
A i lor mal pingui ventri l’acciar de’ cavalieri! –
E il vescovo di Spira, a cui cento convalli
Empion le botti e cento canonici gli stalli,
Mugola – O belle torri de la mia cattedrale,
Chi vi canterà messa la notte di natale? – 20
E il conte palatino Ditpoldo, a cui la bionda
Chioma per l’agil collo rose e ligustri inonda,
Pensa – Dal Reno il canto de gli elfi per la bruna
Notte va: Tecla sogna al lume de la luna. –
E dice il magontino arcivescovo – A canto 25
De la mazza ferrata io porto l’olio santo:
Ce n’è per tutti. Oh almeno foste de l’alpe a’ varchi,
Miei poveri muletti d’italo argento carchi! –
E il conte del Tirolo – Figliuol mio, te domane
Saluterà de l’Alpi il sole ed il mio cane: 30
Tuoi l’uno e l’altro: io, cervo sorpreso da i villani,
Cadrò sgozzato in questi grigi lombardi piani. –
Solo, a piedi, nel mezzo del campo, al corridore
Suo presso, riguardava nel ciel l’imperatore:
Passavano le stelle su ’l grigio capo; nera 35
Dietro garria co ’l vento l’imperïal bandiera.
A’ fianchi, di Boemia e di Polonia i regi
Scettro e spada reggevano, del santo impero i fregi,
Quando stanche languirono le stelle, e rosseggianti
Ne l’alba parean l’Alpi, Cesare disse – Avanti! 40
A cavallo, o fedeli! Tu, Wittelsbach, dispiega
Il sacro segno in faccia de la lombarda lega.
Tu intima, o araldo: Passa l’imperator romano,
Del divo Giulio erede, successor di Traiano. –
Deh come allegri e rapidi si sparsero gli squilli 45
De le trombe teutoniche fra il Tanaro ed il Po,
Quando in cospetto a l’aquila gli animi ed i vessilli
D’Italia s’inchinarono e Cesare passò!
6 Aprile 1872.