CIII. L’IMPERATORE DELLA
CINA
da
Zeitgedichte di H. Heine
Mio padre era un balordo astemio Cesare,
Un sornïone in trono:
Io bevo la mia zozza, ed un magnanimo
Imperatore io sono.
Oh magica bevanda, indovinata 5
Dal mio paterno core!
Io bevo la mia zozza, e si dilata
La Cina tutta in fiore.
Il mio regno del centro apre e si spampana
Come un bocciuol di rosa. 10
Io quasi quasi un uom divento, e gravida
Si trova la mia sposa.
È una cuccagna! I moribondi in festa
Dànno calci a le bare:
Del mio Confucio imperïal la testa 15
Annaspa idee piú chiare.
A’ miei prodi soldati il pan di segala
Diventa mandorlato,
E gli straccioni de l’impero marciano
Tutti in seta e in broccato. 20
Quegli invalidi frolli, quelle ignude
Zucche de’ mandarini,
Ripigliano il vigor di gioventude
E scuotono i codini.
Compiuta è al fin la gran pagoda, mistico 25
Asil di fede e imago:
Già gli ultimi giudei vi si battezzano
E han l’ordine del drago.
Posa ogni senso di ribellione,
E gridano i Mansciú: 30
– Noi non vogliam la costituzïone,
Noi vogliamo il kansciú,
Vogliam la verga! – Il medico di corte
Fa gli occhi spaventati.
Esculapio, io vo’ ber fino a la morte 35
Per il ben de’ miei stati.
E zozza ancora! e zozza ancora! un gocciolo
Ancor di questa manna!
Il mio popol, vedete, è in visibilio,
E canta – Osanna osanna! 40
Agosto 1872.